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giovedì 28 luglio 2022

PROFESSIONE: REPORTER – Michelangelo Antonioni

Il reporter David Locke trova morto, in un albergo africano, il trafficante d'armi Robertson che lavora per il Fronte unitario rivoluzionario di liberazione. Deluso della sua esperienza matrimoniale e della sua professione, il reporter assume l'identità di Robertson e ne percorre l'itinerario per l'Europa assistito da una giovane hippy, fino a che viene ucciso da alcuni killer che lo scambiano per Robertson stesso. Antonioni mostra e dimostra la manipolazione operata dai mass-media: dalla TV e dalla cosiddetta stampa di informazione, da tante «grandi firme» che a esse collaborano. Reporter fa riflettere su coloro i quali credono nel mestiere che fanno - e spesso fingono di credervi - all'interno di un sistema per cui lavorano, e parlano continuamente di obiettività, libertà, democrazia, indipendenza, distacco nel vedere le cose e delle cose danno la «realtà prima», superficiale, o meglio una falsa e interessata  interpretazione. Anche qui una realtà prima. Ma diverso l'«oltre», la «realtà seconda» profonda - vera - di David. A differenza di quelle grandi   firme cui si alludeva sopra, David ha ormai sfiducia nella sua professione, nel modo con cui viene esercitata e la si esercita. Precisa è l'osservazione  di  Robertson, schierato dalla parte opposta, quella del Fronte unitario rivoluzionario di liberazione: «La  verità è questa, signor Locke. Lei lavora con le parole... le immagini.., cose vaghe». Ben diversa  è la prassi: il film offre inserti  altamente drammatici e significanti di quanto il movimento clandestino sta facendo in Africa e altrove. Rompendo con il sistema David vuol vedere, comincia a vedere e non ce la fa a continuare a vedere; le circostanze glielo impediscono; i due rivoluzionari clandestini con i quali deve mantenere i contatti, vengono uccisi e agli appuntamenti non incontra nessuno, giungendo così a uno scoraggiamento che lo induce al suicidio-omicidio materialmente messo in atto dai killer. 

Oggi il compito di un autore di cinema è di confrontarsi con i problemi, di toccare tutti i punti dolenti, di cercare proprio gli aspetti più controversi  e fertili della realtà. Anch'io ho desiderato spesso di non essere quello che sono, di mutare d'identità per trovare un nuovo  rapporto con gli altri. Ritengo Professione: reporter il mio film stilisticamente  più maturo e lo considero anche un film politico in quanto la sua tematica è attuale e calzante con i drammatici rapporti dell'individuo nella società di oggi. (Michelangelo Antonioni)


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