1937
5 maggio - Vengono massacrati a Barcellona, da agenti stalinisti, gli anarchici italiani Camillo Berneri e Francesco Barbieri. Berneri, nato a Lodi nel 1897, si era rifiutato come insegnante di giurare fedeltà al duce; esule in Francia, era stato tra i primi ad accorrere in soccorso della repubblica spagnola attaccata da Franco. Promotore della prima colonna di volontari italiani, ha combattuto al Monte Pelato. Redigeva a Barcellona il giornale in lingua italiana "Guerra di classe". Stava scrivendo un opuscolo su Mussolini alle Baleari, sulla scorta di documenti trovati al consolato italiano di Barcellona che provano l'invio di aiuti sovietici (grano) all'Italia fascista che stava aggredendo l'Etiopia. L'ostilità degli stalinisti nei confronti di Berneri era aumentata dopo che l'anarchico italiano aveva scritto una lettera aperta a Federica Montseny, ministro della sanità nel governo centrale, in cui esprimeva il dissenso della base alle scelte della CNT.
Giugno - Vengono arrestati i capi del POUM in Spagna. La persecuzione contro i militanti del POUM (definiti trotzkisti anche se Trotzki non è sulle loro posizioni) culmina nell'uccisione di Andrés Nin compiuto da agenti della NKVD, la polizia segreta sovietica. Nin, che era stato uno dei segretari di Trotzki, si era allontanato dal vecchio capo bolscevico, e aveva fondato il POUM, partito minoritario di rivoluzionari intransigenti nella difesa della democrazia operaia, che conta oltre 40 000 aderenti e ha al fronte una divisione di volontari antifranchisti. Scrive lo storico inglese Hugh Thomas nella sua Storia della guerra civile spagnola (Torino 1963): «Nin era prigioniero di Orlov, capo della NKVD, a Alcalà. Si rifiutò di firmare qualsiasi documento che riconoscesse la colpevolezza sua e dei suoi amici. Orlov non sapeva più che fare... Alla fine Vittorio Vidali (Carlos Contreras) suggerì di fingere un attacco "nazista" per liberare Nin. Così, in una notte oscura, dieci tedeschi delle Brigate internazionali assaltarono l'edificio in cui Nin era rinchiuso, parlando con ostentazione in tedesco durante il finto attacco. Nin fu portato via in un furgone e assassinato».
Agosto - Una circolare del governo repubblicano vieta qualsiasi critica da sinistra all'Unione Sovietica e al suo capo. Il 10 agosto viene sciolto il Consiglio di difesa d'Aragona, ultimo organo di potere rivoluzionario rimasto in Spagna. Il suo presidente Joaquin Ascaso (fratello di Francisco) viene arrestato. Il ministro stalinista Uribe manda l'undicesima divisione contro i comitati di villaggio aragonesi e scioglie i collettivi agricoli. - Il SIM (Servizio de Investigación Militar), controllato dai comunisti, costituisce nella Spagna repubblicana proprie prigioni e campi di concentramento che si riempiono di anarchici e «deviazionisti di sinistra». Il generale Lister in applicazione della legge Uribe va con le Brigate Internazionali a sciogliere le comuni agricole gestite dai contadini poveri. L'anno successivo rientreranno i grandi proprietari terrieri e il governo abrogherà definitivamente la collettivizzazione delle terre che verranno restituite ai padroni.
Nel contempo viene eliminato il controllo operaio nelle fabbriche della Catalogna. Si riprende a pagare i dividendi agli azionisti stranieri; la paga del soldato semplice è ribassata da 10 a 7 pesetas e lo stipendio degli ufficiali aumentato fino a 100 pesetas; l'oltraggio al superiore è di nuovo punito con la pena di morte. Vengono ripristinati gradi, saluto militare, divise e tutte le vecchie gerarchie, nella fabbrica, nell'esercito e nella società della Spagna repubblicana. La vera guerra civile termina cosi, quasi due anni prima della fine ufficiale delle operazioni militari tra Franco e Negrin. - Ricostruendo la storia a posteriori, la rassegna della stampa "Inprecor" edita a Mosca scrive che "La Batalla" (organo del POUM) aveva ordinato alle sue truppe di lasciare il fronte facendo cosi il gioco di Franco. Si tratta di una ennesima menzogna che ha lo scopo di calunniare le forze della sinistra spagnola: in realtà sia il POUM sia i trotzkisti (bolscevico-leninisti) avevano appoggiato gli operai di Barcellona ma li avevano invitati a non sospendere lo sforzo bellico diretto contro il franchismo. "La Batalla" del 6 maggio ha pubblicato infatti l'ordine che nessun contingente di truppe doveva abbandonare il fronte, assieme all’adesione dei dirigenti del POUM al proclama degli «Amici di Durruti» che chiedeva la formazione di un consiglio rivoluzionario, la fucilazione dei responsabili dell'attacco alla centrale telefonica, il disarmo della Guardia civil. Durante i combattimenti un volantino diffuso dai trotzkisti il 4 maggio diceva: «Tutti alle barricate! Sciopero generale di tutte le industrie, meno quelle della produzione bellica». Era esattamente quello che il proletariato di Barcellona stava facendo. La stampa stalinista inventa un complotto «anarco-trotzkista» per spiegare le barricate erette dagli operaidi Barcellona in maggio a difesa delle loro posizioni attaccate dal tentativo premeditato di infrangere il potere della CNT in una sola volta. Che si tratti di questo lo prova il fatto che due giorni dopo l'assalto alla Telefònica di Barcellona è avvenuta l'occupazione del palazzo dei telefoni a Tarragona da parte delle forze di polizia su ordine della Generalidad, e come a Barcellona in varie parti della città squadre di Guardie civil e 115 militanti del PSUC occuparono, non appena scoppiati gli scontri, gli edifici situati in posizioni strategiche. Mentre la stampa stalinista si scatena a rappresentare i fatti di Barcellona come un'insurrezione di «anarchici e trotzkisti traditori che pugnalavano il governo spagnolo alla schiena», il giornale dei vertici CNT "Solidaridad Obrera" continua a condannare le barricate. Ma i dirigenti della CNT non traggono alcun profitto dalla loro condotta rinunciataria: lodati per la loro fedeltà, vengono tuttavia estromessi dal governo e dalla Generalidad alla prima occasione.