1936
Il 4 novembre - quattro rappresentanti della CNT entrano in qualità di ministri nel nuovo ministero presieduto da Francisco Largo Caballero: Juan Garcia Oliver alla Giustizia, Juan Peirò all'Industria, Juan Lopez Sànchez al Commercio e Federica Montseny Mané alla Sanità. In realtà sono due i ministeri concessi alla CNT: Industria e Commercio sono la stessa cosa, e la Sanità è soltanto una direzione generale. L'importanza delle posizioni tenute da socialisti, comunisti e altre forze legate al Frente Popular è molto superiore a quella della Giustizia e dell'Industria e Commercio. La stampa cenetista esalta comunque l'evento, e "Solidaridad Obrera" di Barcellona parla dell'entrata della CNT nel governo centrale come di uno dei fatti «più trascendentali della storia politica spagnola» (4 novembre). Si tratta in verità di una vittoria della coalizione antifascista, a scapito della chiarezza della linea di classe. Ma tutto si svolge sotto l'assillo dell'offensiva franchista. Il 6 novembre il governo abbandona Madrid. La gente grida: «Viva Madrid senza governo» e il 13 applaude freneticamente l'affranta, stanchissima colonna Durruti che prende posizione davanti alle truppe marocchine di Franco alla plaza de la Moncloa e al Parque del Oeste. La repubblica, cioè il generale Miaja, non gli concede neppure una notte di riposo. Comincia cosi una lotta disperata che va dal 13 al 19 novembre, giorno della morte di Durruti. Quel pomeriggio si reca a ispezionare le linee del suo settore alla città universitaria, davanti a Madrid. Dopo aver parlato con un gruppo di miliziani, nel risalire in auto cade riverso sui sedili senza dire una parola, il petto trapassato da una pallottola. L'agonia dura fino alle 4 dell'indomani. L'emozione in tutta la Spagna è enorme. Vengono fatte diverse ipotesi per spiegare la morte di Durruti. Ai suoi funerali - che si svolgono imponenti a Barcellona il 23 novembre – uno striscione anarchico dice: «Chi ha ucciso Durruti?». Mezzo milione di persone accompagna la salma al cimitero di Montjuich. I comunisti
parlano di una pallottola di un cecchino fascista; i fascisti sostengono che hanno ucciso il loro comandante gli stessi anarchici, fanatici individualisti infastiditi dal ferreo rigore organizzativo di Durruti. Gli uomini della sua colonna, che lo adoravano, accusano i comunisti. Pare che la verità sia più semplice, e cioè che un colpo di fucile sia sfuggito incidentalmente dal fucile stesso di Durruti. Ma i libertari più intransigenti diffidano ormai di tutti - anche della CNT al governo. (Fonderanno il gruppo «Gli amici di Durruti» nell'intento di salvare la rivoluzione spagnola dai compromessi con la borghesia antifascista e con i comunisti succubi della politica ambigua di Stalin.) Ricardo Sanz prende il posto di Durruti a capo della colonna, che però viene smembrata; i comunisti hanno fretta di monopolizzare la condotta della guerra e non tollerano più intralci: esaltano Durruti a parole ma ne eliminano coi fatti ogni influenza postuma. La manovra giova oggettivamente ai giochi di Mosca. Nella Spagna antifascista le terre collettivizzate saranno restituite ai latifondisti, le fabbriche tolte agli operai e consegnate ai proprietari di ieri. Tutto ciò toglie entusiasmo alla lotta popolare contro l'esercito di Franco, che si avvia a una lenta, contrastata ma ormai sicura vittoria militare. Alla sconfitta sociale del proletariato provvederanno le forze congiunte della diplomazia sovietica, del fascismo internazionale, delle democrazie occidentali, della coalizione repubblicana di Madrid. Durruti non può più fermare l'avanzata della reazione. Ma dopo la sua morte migliaia di altri spagnoli con le sue idee e il suo coraggio cadono nella lotta sul duplice fronte. Perché Durruti, tipico castigliano nelle doti positive e nei difetti, nella bontà come nella violenza e nel coraggio necessari per imporre il rispetto delle proprie idee, non è un duce, un generale, ma un uomo come tanti, uno spagnolo-simbolo che assolve a una funzione, come il Che Guevara ai nostri giorni. È rimasto fino alla fine un operaio: alla sua morte, non trovano neppure un vestito per l'ultimo viaggio; l'uomo che ha avuto tra le mani tanti milioni, non ha mai tenuto un soldo per sé.1° dicembre - Violenti scontri tra anarchici e stalinisti. Con la scomparsa di Durruti il partito comunista sa di poter accelerare ilsuo controllo sul governo repubblicano. La CNT è ormai su posizioni difensive, e paga i compromessi del passato.
15 dicembre - Ricattato dalla offerta condizionata di aiuti dall'URSS, il governo aderisce a ogni richiesta comunista: il Consiglio supremo di sicurezza centralizza la polizia politica, che passa nelle mani di «specialisti» giunti da Mosca.
17 dicembre - A Mosca la "Pravda" annuncia in un articolo di fondo: « In Catalogna è già cominciata la pulizia dai trotzkisti e dagli anarco-sindacalisti. Essa verrà condotta con la stessa energia che nell'Unione Sovietica». È il preludio al massacro delle sinistre rivoluzionarie.
24 dicembre - Il governo repubblicano spagnolo decreta il divieto di portare armi: è in pratica la fine di ogni forma di autodifesa popolare.
27 dicembre - Il partito comunista scatena una violenta campagna di diffamazione ai danni del POUM (Partido Obrero de Unificaciòn Marxista), piccolo partito di sinistra non allineato alle direttive di Mosca. Il POUM viene accusato di essere agli ordini di Franco. L'enormità delle calunnie provoca smarrimento, confusione e divisione nelle file dei combattenti anti-franchisti: si diffonde anche nella Spagna repubblicana, nelle città come nelle trincee, l'avvilente clima di «sospetto» tipico della dittatura staliniana. Comincia, in forme ancora occulte, l'eliminazione alla spicciolata degli elementi dell'estrema sinistra.