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giovedì 4 dicembre 2025

Alexander Atabekian - Un anarchico sulle strade della libertà (V)

Mosca 1917 e la morte di Pyotr Kropotkin

Dopo aver lavorato come medico in Iran per molti anni, Atabekian si recò a Mosca nel 1917. Si sa poco ai suoi anni in Iran. Pare che lì incontrò il comunista Iraniano-Armeno Ardeshir Avanessian, il quale lavorava per lungo tempo nella farmacia di Atabekian (Iran Socialist and Communist Parties, Organization and Groups 1917-1991).

Atabekian partecipò al dibattito sulla Rivoluzione d'Ottobre sulle pagine del giornale "Anarxia" (l'organo della Federazione Anarchica). Vi scrisse 30 articoli in cui esprimeva le sue speranze di trasformare la Rivoluzione d'Ottobre in una rivoluzione anarchica e le sue critiche alla presa del governo da parte dei bolscevichi. Nel Novembre 1917, quando i Bolscevichi presero il controllo del governo, Kropotkin disse per la prima volta al suo caro amico Atabekian: "E' la fine della rivoluzione".

Atabekian e G. Sandomirsku misero su nel 1918 una tipografia che era organizzata su basi cooperative. Pubblicarono "Pocin", il primo periodico anarco-cooperativo di Mosca. Tutto il lavoro di composizione ed impaginazione di Pocin era sulle spalle di Atabekian. Il periodico pubblicava le memorie e le lettere di Kropotkin che era molto amico di Atabek e da questo davvero stimato. Ne uscirono 11 numeri e su 5 di essi comparvero articoli di Atabekian riguardo l'Iran ed il Medio Oriente.

Nel gennaio 1921, insieme a Kropotkin morente nella sua casa di Dimitrov, c'erano Atabekian ed il suo dottore. Atabekian non lo lasciò solo un attimo fino all'ultimo respiro.

Kropotkin morì il 13 Aprile 1921. La cerimonia di stato preparata dai bolscevichi venne declinata dalla famiglia. Il suo funerale venne organizzato da un comitato anarchico di cui faceva parte Atabekian. Il funerale di Kropotkin fu l'ultima e più grande manifestazione anarchica in Russia.

Un mese dopo la morte di Kropotkin, la dittatura Bolscevica represse crudelmente la rivolta di Kronstadt. Furono avviate una serie di operazioni contro gli anarchici in tutta la Russia. Nelle prigioni segrete della Ceka (la polizia segreta russa) decine di anarchici venivano fucilati ed uccisi. centinaia di anarchici venivano imprigionati o costretti all'esilio in Cecenia e Kyrgyzstan. Anche Alexander Atabekian non sfuggì alla tirannia bolscevica. Venne arrestato dalla Ceka nel 1920 con l'accusa di aver violato la Legge sulla Stampa. Venne condannato a 6 mesi di campo di concentramento. Nel 1921, quando venne di nuovo arrestato, venne condannato all'esilio nel Caucaso. Grazie all'intervento della famiglia di Kropotkin, la sentenza venne sospesa. (Repression de I’anarchie en Russie sovietiste, Editions de la "Librairie Sociale" Paris).

Cosa ne fu di Atabekian in seguito? Un completo enigma. Le fonti in Amsterdam ci dicono che egli morì in un lager sovietico nel 1940, mentre A.Burkov (di Yerevan) sostiene che egli morì a Mosca. Secondo le fonti francesi venne mandato in esilio. Un'altra fonte, l'autore di "Anarchici nella Rivoluzione Russa", Paul Avrich asserisce che Atabekian, come altri anarchici russi, risulti disperso.

E' poco nota l'ampia letteratura costituita da Greci, Ebrei ed Armeni, come Atabekian "in questa geografia". Oltre al fatto che molte di queste pubblicazioni si trovano in diversi paesi, quei rari e pochi reperti rimasti in Turchia non sono stati ancora né raccolti né classificati. Il discorso di "questa geografia" o di "queste terre" che sembra essere "perfetto" dovrebbe essere liberato dalle pregiudiziali politiche d'ora in avanti.




STRANGE DAYS – Kathryn Bigelow

Los Angeles, 30 dicembre 1999. La vigilia del millennio, il ventunesimo compleanno della civiltà. La tensione sale in tutto il mondo nelle ultime ore del secolo e l'umanità è col fiato sospeso, in attesa del conto alla rovescia che la porterà nell'anno 2000. E la fine del mondo o l'inizio di uno nuovo? La tecnologia digitale di contrabbando ha sviluppato quello che è considerato il massimo del divertimento illecito: l'esperienza umana nella sua forma più pura e integra, direttamente dalla corteccia cerebrale. Lenny Nero, traffichino, ex-poliziotto, è l'accattone di questi sogni rubati. È il Babbo Natale del subconscio dove l'esperienza reale e disperata di qualcuno diventa il Technicolor di qualcun altro.

La forza di Strange Days sta proprio nella sua genesi a metà degli anni Novanta con cui gettare un occhio critico alla fine della decade di riferimento. Un near-future quindi, che non guarda a dieci/vent’anni in avanti, piuttosto a poco meno di quattro anni dopo. In un domani mascherato da presente o di giorni di un futuro (ormai) passato da cui la Bigelow delinea una distopia feroce, amara, cupissima che cova al suo interno una riflessione critica della sua epoca.

Strange Days dopo 30 anni rimane uno dei momenti cinematografici più importanti degli anni ‘90. Kathryn Bigelow in quel giro di boa del decennio, ci regalò un sontuoso affresco distopico, un’istantanea perfetta di ciò che sarebbe stato il nostro mondo da quel momento in poi. Apparenza, egoismo, solitudine, il trionfo di un capitalismo selvaggio che ha nel voyeurismo la propria espressione più dominante, da quel 1995 sono diventati tristemente familiari.

Strange Days affronta il tema della solitudine, della differenza tra immagine e realtà artificiale, dell'imminente tecnocrazia che ci dominerà. Al centro, Lenny Nero, ex poliziotto che spaccia chiavette di memoria dentro cui ci sono le esperienze di altre persone, da rivivere sotto forma di realtà virtuale. Questo grazie allo SQUID, uno specifico lettore che nel mercato nero è richiestissimo e che Nero usa per rivivere i momenti più belli vissuti con la sua ex Faith, che l'ha lasciato per il losco producer discografico Philo Gant e con cui sogna ancora di ritornare. Lo SQUID ha creato anche un piccolo mercato di snuff movies. Uno di questi mostrerà a Lenny lo stupro e l'omicidio di Iris, una prostituta di sua conoscenza.

"Non è come la TV, solo meglio" spiega Lenny Nero e in quello SQUID in quella penetrazione dello sguardo altrui, c'è la grande rivoluzione, la grande profezia di Strange Days, c'è ciò che siamo diventati oggi, con i social media, con tutto ciò che internet ha tolto di personale all'esperienza, ora sottomessa ad una invasione della privacy, alla mercificazione per gli altri, poco importa che sia volontaria o meno. La memoria non vi inganni, era cominciato tutto proprio in quel periodo, anzi quell'anno, con il sex tape di Pamela Anderson e Tommy Lee. La prima volta che uno SQUID per così dire ci arrivò dritto in faccia, la prima volta che la vita, la semplice vita degli altri, bella o brutta che fosse, ci venisse offerta in pasto senza il consenso altrui. Da lì a pochi anni cominceranno i reality show, poi verrà il tempo dei social media che fanno ciò che Strange Days ci mostra qui: rendono spettacolo tutto. La società dello spettacolo, ecco cosa Strange Days ci ha offerto, ci ha predetto, ci ha mostrato aprendo uno squarcio sul XXI secolo.



Modernità costellata di individui servi-potenti

Il potere ha ormai preso le sembianze di una scena integrale alla quale nessuno può assistere senza partecipare. Lo spettatore è anzi il figurante di uno show per cui non si staccano biglietti né si prenota la poltrona, essendo spettacolo la forma attuale del mondo. Sia che prevalga in noi il rifiuto della politica oppure la lotta e l’indignazione civile, gravitiamo intorno allo stesso nodo:  l’esibizione sfrenata del potere come messa-in-scena. Ma se ciò è avvenuto, forse qualcosa era già attivo in noi all’alba della spettacolarizzazione della politica; forse v’è un fatto antecedente che riguarda la natura medesima degli spettatori. Il problema attuale della classe politica consiste nel fatto che non si tratta più di governare, ma di mantenere l’allucinazione del potere e ciò esige dei talenti del tutto particolari. Produrre il potere come illusione è come manovrare capitali circolanti, come danzare davanti a uno specchio. E se accade che non c’è più il potere, la ragione è nel fatto che tutta la società è passata alla servitù volontaria. Ma ciò è avvenuto in una strana maniera: non più come volontà di essere servi, bensì come ciascuno divenuto servo della propria volontà. In una somma di volere, di potere, di sapere, d’agire, di riuscire, ognuno si è piegato a tutto questo, e il colpo sul potere è perfettamente riuscito: ognuno di noi è divenuto un sistema asservito, auto-asservito, poiché ha investito tutta la sua libertà nella volontà folle di trarre il massimo dallo sfruttamento di se stesso.

Modernità costellata di individui servi-potenti l’assassinio ininterrotto del potere insiste sul sorpasso della sua dimensione verticale e ascetica; è questo uno degli effetti collaterali della fine delle gerarchie politiche e della trascendenza teologica. Lo spettacolarizzazione della politica ne è il frutto maturo, necessario per convocare la rappresentazione iterata del potere nel vuoto della propria manifestazione. Se di questo si tratta, allora il potere è ormai una funzione rappresentativa “vuota”, una casella che solo il servo volontario più ambizioso può coprire e modellare a suo piacimento.

A partire dal momento in cui il potere non è più l’ipostasi, la trasfigurazione della servitù, e che questa è integralmente diffusa nella società, allora non gli resta che crepare come una funzione inutile l’uomo politico più brillante, il supremo maestro della servitù volontaria, ci supera per auto-agonismo; questi ci porta con sé nello schianto eclatante del potere i cui bagliori sono oggi il nostro unico “spettacolo”