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giovedì 6 giugno 2013

QUALCOSA NELL'ARIA (Après mai) di Olivier Assayas

Siamo nella provincia francese, all’inizio degli anni settanta: nell’aria c’è ancora la rivolta del sessantotto parigino, che permea vite, rapporti, sensibilità. Assistiamo alle vicissitudini di un gruppo di amici, che praticano una vita assolutamente libertaria, piena di caos creativo, ed in conflitto con tutti i dogmi, anche quelli della sinistra istituzionale francese. Vediamo i duri scontri con la polizia, le rapide azioni dimostrative notturne e le conseguenti fughe, gli incidenti, le  derive violente, gli errori, l’anelito alla realizzazione del sé nella creazione artistica, la disperata ricerca di una umanità nuova e di rapporti sociali più equi. Attraverso la narrazione di Gilles, figlio di un autore di fiction televisive, da cui mutuerà la passione per il cinema, ma che contesta in quanto creatore di opere “borghesi”, appassionato di tutte le arti figurative e della musica, vera interprete dello spirito del tempo, il ragazzo passa serate intere ad ascoltare intensamente la colonna sonora della sua generazione. Insieme ai suoi amici egli organizza proteste e prepara volantini. Persa la sua ragazza, Laure, che, partendo per Londra, gli dona un libro del poeta “beat” Gregory Corso, si reca, quindi, in gruppo in Italia, fermandosi a Firenze, ove incontra la dolce Christine, militante inflessibile, che però l’abbandona, per recarsi a Reggio Calabria a filmare le lotte operaie, mentre lui ritorna in Francia. Ognuno del gruppo alla fine seguirà la sua strada, chi intraprende la carriera artistica e, sulle orme di Alighiero Boetti, decide di partire per l’Afghanistan passando per l’Italia e Firenze; c’è chi invece parte da Parigi per la Calabria per andare a documentare, macchina da presa in spalla, il lavoro operaio nelle fabbriche; chi continua con la militanza perdendosi nei vari collettivi post rivoluzionari, chi si perde invece nell’esperienza lisergica e chi come Gilles, decide di andare a Londra a fare cinema, per nulla militante.
Assayas si cala splendidamente nello spirito dell’epoca, quando ogni incontro con un altro essere umano sembra portatore di speranza, ogni libro letto rappresenta un’avventura dello spirito, ove l’ascolto della musica espande la mente, ed il caos anarchico generato dal Maggio crea nuove identità, mentre la “Summer of Love” californiana è portatrice di nuove suggestioni artistiche ed esistenziali. Descrive con pagine toccanti l’incontro tra i ragazzi francesi e quelli italiani, lo scambio delle loro esperienze di lotta, la loro fratellanza.
Al di là di ogni valutazione politica, le proteste studentesche del maggio ’68 a Parigi sono state un momento di grande esplosione creativa in cui slogan diventati ormai storici invitano a vedere il mondo con gli occhi della fantasia al potere, a sollevare l’acciottolato della città per trovare la spiaggia. Olivier Assayas racconta il suo alter ego Gilles, giovane liceale nella Parigi degli anni settanta che, con alcuni compagni, si divide tra l’impegno politico, gli amori e la pittura. Vivere anarchici nell’arte, oltre che nella vita quotidiana. Il regista sembra dirci che la propria personale rivoluzione e l’autodeterminazione sono condizione essenziale per trasformare la società (non a caso uno dei primi graffiti dei giovani ribelli è dedicato al leader ucraino Nestor Machno). Assayas evoca potentemente il post sessantotto attraverso una ricostruzione d’epoca credibile ed efficace, che non cede all’agiografia e alla mera mitizzazione celebrativa. Trascina lo sguardo dello spettatore in un passato di cui non viene censurato né ripulito niente: dalla brutalità subita ai sassi lanciati, dall’abuso di droghe all’ottusità dei compagni secondo i quali Robert Crumb è banale oscenità o la macchina da presa è buona solo per l’agit-prop.
 Qualcosa nell’aria, riesce dove pochi sono riusciti, a fare cioè un film sul Sessantotto e sugli anni subito successivi che pur essendo totalmente militante e impegnato non è né retorico né, soprattutto, nostalgico. L’educazione politica e sentimentale del giovane Gilles diventa lo specchio delle conseguenze politiche e sociali di un’epoca tutta. Gilles e i suoi amici rappresentano la deriva di contraddizioni generatesi all’interno del maggio parigino, e le scelte portate avanti dai personaggi rappresentano i vari sbocchi in cui si diramò il movimento negli anni immediatamente successivi al suo decollo.



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