È possibile che tale crollo sia provocato da modificazioni ambientali e sociali così gravi da minacciarne la continuazione della vita, per lo meno quella umana, sulla superficie del pianeta: la questione sarà allora se un numero sufficiente di persone sopravviverà e se il pianeta sarà abbastanza ospitale per le comunità umane, che sorgeranno dalle ceneri. È anche possibile, però, che sia causato dalla decadenza, dalla disgregazione e dalla graduale erosione degli ordinamenti dello stato-nazione, resi obsoleti e inattuabili, per il disfacimento dei giganti multinazionali incapaci di comprendere e rispondere, e sia seguito quindi da una lenta risurrezione e dalla riformazione di piccole bioregioni e comunità in grado di mantenere il controllo sul proprio destino politico ed economico.
In entrambi i casi sarà necessario, per i sopravvissuti, avere una visione del mondo che li ispiri a vivere in armonia con l’ambiente e a forgiare le tecnologie entro i limiti e gli obblighi imposti dalla natura, cercando non di conquistare, dominare e controllare la specie e i sistemi del mondo attuale – perché il fallimento dell’industrialismo avrà ormai dimostrato la sua follia – ma di comprendere, ascoltare e amare la natura e di incorporarla nel proprio animo e nei propri strumenti.
È compito di tutto il movimento radicale neo-luddista, forte dell’esperienza passata, preparare e preservare quel complesso di conoscenze che vanno dall’autogestione generalizzata alla gratuità per la nascita di società alternative.
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