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giovedì 6 giugno 2013

Le pratiche sarcofagiche


"A forza di lavare, insaponare, forbire, spazzolare, pettinare, spugnare, pomiciare, pulire e ripulire, succede che tutto il sudiciume delle cose lavate passa alle cose viventi." (Victor Hugo)

Così per la morte: a forza di essere lavata e spugnata, pulita e ripulita, negata e scongiurata, succede che essa passa in tutte le cose della vita. Tutta la nostra cultura è igienica: essa mira a epurare la vita dalla morte. E' la morte che prendono di mira i detersivi nel più piccolo bucato. Sterilizzare la morte ad ogni costo, vetrificarla, criogenizzarla, climatizzarla,  truccarla, design-arla, braccarla con lo stesso accanimento della sporcizia, del sesso, dei residui batteriologici o radioattivi, Make-up della morte: la formula di Hugo fa pensare a quei funerales homes americani dove la morte è immediatamente sottratta al lutto e alla promiscuità dei vivi per essere design-ata secondo le più pure regole dello standing dello smilig e del marketing internazionale 
La cosa più inquietante non è che si rifaccia al morto una bellezza e che gli si dia un'aria di rappresentanza. Tutto le società lo hanno sempre fatto. Hanno sempre evitato l'abiezione della morte naturale. l'abiezione sociale della decomposizione, che priva il corpo dei suoi segni, della sua forza sociale di significare, per non essere più che una sostanza - e immediatamente precipita il gruppo nel terrore della propria decomposizione simbolica. Bisogna adornare la morte, coprirla di artificialità, per evitare quel momento insopportabile della carne che è restituita soltanto a se stessa, e che ha cessato di essere segno. Già le ossa spolpate e lo scheletro suggellano la possibile riconciliazione del gruppo, perché ritrovano la forza della maschera e del segno. Ma, tra i due momenti, c'è  questo passaggio abbietto attraverso la natura e il biologico, che bisogna scongiurare ad ogni costo mediante pratiche sarcofagiche (divoratrici di carne) che sono in realtà pratiche semiurgiche. Tutta la tanatoprassia, anche nelle nostre società, si riassume quindi come volontà di scongiurare questa improvvisa perdita di segni che si è abbattuta sul morto, di impedire che rimanga, nella carne asociale del morto, qualcosa che non significa nulla.

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