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giovedì 13 giugno 2013

C’è molto più da distruggere che da costruire



"L’ingiustizia non è anonima,
ha nome e indirizzo."
Bertold Brecht

La teoria situazionista, come critica integrale della totalità delle condizioni di sopravvivenza e del capitalismo mercantil-spettacolare che le necessita, è stata confermata nei fatti dalla falsificazione.
Non si può combattere l’alienazione, mediante forme alienate. Il sabotaggio di questo mondo, inizia dalla rottura con i ruoli che ci impone il sistema, dal sabotaggio della nostra morte nella vita e dalla negazione del ruolo che ci hanno assegnato e disegnato. In questi momenti parlare di rivoluzione è "tenere un cadavere in bocca", abbiamo bisogno soltanto di guardarci intorno per vedere uno scenario che ci ricorda costantemente la sconfitta. Il sabotaggio è quindi un’azione che serve da propellente contro l’irrealtà che ci opprime. Una pratica che non è sfuggita al recupero ideologico che l’ha trasformata in "terrorismo" (la professionalizzazione del sabotaggio che non ha fatto altro che rafforzare il sistema, dovuto al suo carattere centralista, gerarchizzato e militarista). Oggi, non si propone la creazione di un’organizzazione armata di questo tipo, ma l’attacco diffuso di piccoli gruppi d’affinità, incontrollabili da parte di una struttura superiore, che si uniscono e si sciolgono come le maree lunari. Delle maree che nascono dalla presa di coscienza dello stato delle cose e del peggio che ci aspetta a causa degli accadimenti.
Nel XIX secolo esisteva una pratica simile che mise in scacco il capitalismo incipiente. Al di là degli attacchi luddisti le "ronde proletarie" che per la loro mancanza di struttura rigida e la loro massima flessibilità negli attacchi, resero quasi impossibile la loro repressione e il recupero, nelle quali giocano un ruolo principale anche i nascituri sindacati. Un gruppo di gente si univa, colpiva e si perdeva nella massa, mentre un nuovo gruppo si formava nel suo interno. Questo sabotaggio diffuso rese difficile per il nemico di organizzare la repressione, ciò trasforma questo attacco in un universo di piacere di teppisti illuminati, le cui sensazioni sono impossibili da descrivere o comunicare con il povero e banale linguaggio delle parole.
Il gioco della sovversione, le cui regole vengono scritte da coloro che vi partecipano, diviene un’arma efficace contro il capitalismo in tutte le sue forme.

Istituto Asturiano di Vandalismo Comparato   

(Tratto dal giornale asturiano "LLAR" - numero 33, settembre 1999)

1 commento:

  1. Eh non poteva che essere uno scritto del 99 questo... X fortuna che oggi (attraversato - e ancora attraversando ) questi difficili anni che sono stati, il dibattito interno è un bel po' più avanti. Anche perchè nonostante tutto siamo tutti molto meno emarginati. (notare che parlo della produzione teorica, le pratiche stanno alle inclinazioni di ciascuno)
    ... A me piacciono molto i tiqquniani, ma anche in italy ci sono ottimi scritti che girano qua e la

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