Nel corso del suo viaggio la protagonista si associa ad altri “marginali”, espulsi o marginalizzati da una società che appare classista e psicotica. I compagni di viaggio di Bertha sono dei simboli del lungo apartheid americano. Un nero, che suona continuamente l’armonica, un ebreo newyorkese, baro dalle pessime carte e dalle fortune ancora peggiori, isolato sia perché ebreo sia perché newyorkese nel profondo Sud, e un sindacalista socialista, Big Billy Shelley che sperimenta il furore ideologico di un’America ricca e abituata a un atteggiamento psicotico verso le rivendicazioni meno accondiscendenti delle classi lavoratrici.
Da una parte, con Bertha e i suoi compagni, l’America che Scorsese prende ad esempio, caricando indubbiamente di valore positivo una figura classicamente negativa come quella degli “assaltatori” di treni, è quella libertaria e radicalmente antiborghese degli hobos, personaggi a metà tra gli homeless e i moderni hippies. Nomadi, sessualmente liberi, ostili al lavoro coatto ma non per questo disimpegnati, questi hobos rappresentano la nemesi del conformismo borghese con cui vengono, quasi per necessità, a scontrarsi. Dall’altra parte si pone l’America del potere centralizzato e oligarchico, l’America delle corporations in fase di avanzamento e dei padroni, che è inorridita da questa manifestazione di libertà e “disfattismo” al punto da perseguitarla come un impero farebbe con i discepoli di una religione nemica.
Liberamente tratto dall’autobiografia di Boxcar Bertha Thompson, America 1929 (sterminateli senza pietà) è il secondo film di Martin Scorsese la storia narrata è quella, di Bertha Thompson, che, dopo aver perso il padre a causa di un incidente sul lavoro, intraprende un viaggio lungo le strade, ferrate e non, degli Stati Uniti utilizzando quei Boxcar delle ferrovie – i vagoni merci aperti – da cui prenderà il suo soprannome.
L’opera richiama sullo sfondo quella crisi che sconvolse gli equilibri di allora: l’America, infatti, si popolò di vagabondi che cercavano un lavoro occasionale per sfamare loro stessi e la propria famiglia, ma si popolò pure di disperati pronti a tutto, di sindacalisti arrabbiati, di avventurieri per cui ogni espediente era buono per sopravvivere. Aumentò di conseguenza la criminalità e anche la violenza. Si accentua ovviamente e a volte si radicalizza lo scontro sociale facendo emergere non tanto un odio classista ma un odio razzista. Non a caso i protagonisti sono: una donna, cioè una puttana, un ebreo, uno “sporco negro” e un comunista.
Una violenza individualista, che vuole con forza e rabbia sganciarsi dalle istituzioni, dall’autorità politica, da un mondo culturale e sociale ritenuto ormai corrotto, ipocrita e superato.
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