Chi farà maturi i tempi? E chi ne avvertirà del momento quando lo saranno? E che farete voi anche allora, perché non lo fate adesso? Voi direte allora: “I tempi non sono maturi”. Perché voi non volete il progresso, perché voi non volete la libertà, perché voi non volete la giustizia.
I tempi sono sempre maturi, per togliere l’ingiustizia, quando l’ingiustizia esiste. Attendete che l’uomo si sia rimesso in piedi per rialzarlo? Allora sarà venuto il momento di dargli aiuto? O quando giace? O quando l’aggressore gli sta sopra? O quando vi chiede soccorso?
I tempi sono maturi, quando domina l’ingiustizia, quando trionfa il male, quando la misura e colma, quando la voce dell’umanità oltraggiata si alza terribile, e fa agghiacciare il sangue dei traditori, dei parassiti.
I tempi sono maturi, perché si sente nell’aria un rombo che è come la voce di mille e mille grida di dolore e di rabbia, perché l’eco se ne ripercuote fragorosa dalle catene dei monti d’Irlanda a quelle della Sicilia; perché un grande pensiero avvicina gli operai di tutto il mondo; perché tutti gli schiavi si fanno della partita.
Sì, il polline è maturo e sta per cadere, perché l’ovario si distende trepidante, invocando il bacio fecondatore. Prepariamo il terreno che si vuol coltivare.
Bisogna ricuperare la massima parte dell’umanità, che langue senza pensiero, senza dignità, senza vita.
E non sono maturi i tempi per farlo?
I tempi sono maturi!
Proviamo a scuotere tutti insieme basti e catene!
Si udirebbe un gran fracasso!
Il fracasso divertirà … e si vedranno allibire quelli che ce lo vogliono tenere il basto, quelli che dicono i tempi non sono maturi.
(Da Carlo Cafiero, La Plebe, Milano, 26-27 novembre 1875)
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