Si parla di un capitalismo che distrugge il mondo ed è in procinto di autodistruggersi. Queste grida di allarme non denotano una presa di coscienza di fronte ai disastri del capitalismo, tanto quando questo procede normalmente quanto nei suoi periodi di crisi? Tuttavia, nella maggior parte dei casi, questi attacchi sono diretti solo contro la recente fase sregolata e selvaggia del capitalismo, la fase neo liberale, è niente affatto contro il regime di accumulazione capitalista in quanto tale, contro la logica tautologica che richiede di trasformare un euro in due euro e che consuma il mondo concreto come semplice materiale per questo accrescimento della forma-valore. Secondo loro, un ritorno al capitalismo saggio perché regolato e sottomesso alla politica, dovrebbe logicamente risolvere il problema.
Il discorso anti-neoliberale nega dunque che vi sia una crisi attuale? No, ma non vuole altro che la guarigione dai sintomi della malattia.
Da decenni l'atmosfera è votata al pessimismo. I giovani sanno, e accettano con rassegnazione, che vivranno peggio dei loro genitori e che le necessita di base - lavoro, casa - saranno vieppiù difficili da ottenere e da conservare. L'impressione generale è quella di scivolare lungo un pendio. La sola speranza è di non farlo troppo velocemente, ma non di potere davvero risalire. C'è la sensazione diffusa che la festa sia finita e che stiano per cominciare gli anni delle vacche magre.
Non assistiamo alla svalutazione di qualche mestiere a vantaggio di altri, come quando i maniscalchi sono stati rimpiazzati da meccanici come la mania delle riqualificazioni ci vorrebbe ancora far credere. Ora si tratta di una svalutazione generale di pressoché di tutte le attività umane, come mostra visibilmente l'impoverimento rapido e inatteso delle classi medie. Se a ciò si aggiunge la coscienza, ormai ben ancorata in ogni testa, dei disastri ambientali presenti e futuri e dell'esaurimento delle risorse, si può dire che oggi la gran maggioranza delle persone guarda al futuro con paura.
Quindi possiamo dedurre che durante questa crisi si è avuta più che mai l'impressione che le classi dominanti non dominassero granché, che queste fossero invece esse stesse dominate dal soggetto automatico del capitale.
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