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giovedì 28 settembre 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XXV)

21 giugno: a Roma, nella mattina due donne sparano ferendo il preside della facoltà di Economia, il professore Cacciafesta, 66 anni, candidato per la DC alle ultime elezioni politiche. L’attentato viene rivendicato dalle BR. A Legnano, due autobus vengono distrutti dalle fiamme, mandando in frantumi le vetrate delle officine circostanti, con danni sopra i 100 milioni.
22 giugno: a Pistoia un impiegato della Breda e vicesegretario della DC pistoiese, Gianarlo Niccolai, viene ferito alle gambe da Prima Linea con quattro colpi di pistola. A Roma, per la seconda volta nel giro di una settimana viene incendiata l’automobile del professore Mattu, direttore della casa dello studente. 
23 giugno; a Padova, gli autonomi vengono condannati per dieci anni complessivi, il PM parla di “adesione psichica” gli scontri da parte di “tutti i circa ottanta partecipanti, perché le trecento molotov usate significano quasi quattro bottiglie a testa”. Dopo la sentenza, mentre una parte del pubblico sosta davanti al tribunale e un’altra parte si avvia verso il centro, partono le prime cariche della polizia contro gruppi di giovani. A un certo punto una guardia notturna della Civis spara in aria verso i giovani che scappano. In seguito un gruppo di agenti in borghese piomba davanti al bar Liviano, frequentato da universitari, sparando altri colpi di pistola. A Milano, la corte condanna Curcio a 7 anni di carcere.
24 giugno: A Roma, si conclude, con due assoluzioni e una condanna, il processo per direttissima contro tre aderenti al collettivo di via dei Volsci, accusati di fabbricazione, porto e detenzione illegale di materiale esplosivo. I giudici condannano Raul Tavani e assolvono Ludovico Basile e Patrizia Carrozza. Nel pomeriggio, a largo Boccea, un comizio di trenta missini si trasforma in corteo. Immediata la reazione degli abitanti di Primavalle e Torrevecchia, che attaccano i neofascisti: un centinaio di giovani di sinistra fa improvvisamente irruzione nella piazza scandendo slogan antifascisti e iniziano gli scontri, durante i quali vengono lanciati sassi e biglie d’acciaio. Vanno in frantumi le vetrine di alcuni negozi. La polizia interviene e lancia numerosi lacrimogeni per disperdere i contendenti. Durante la fuga di un gruppo di giovani di destra vengono esplosi colpi di pistola. Un giovane di destra, Umberto Lanzi, 18 anni, viene colpito ad una gamba da un proiettile. A Milano, in serata, poco dopo le 19, sette colpi di pistola vengono sparati alle gambe del dottor Roberto Anzalone, 49 anni, presidente dell’associazione medici mutualisti. Prima Linea rivendica la responsabilità del ferimento del medico, “persecutore dell’assenteismo in fabbrica”. Viene emesso un altro mandato di cattura per i sette operai autonomi già arrestati alla fine di aprile nei boschi di Verbania, dopo un’esercitazione con armi da fuoco. L’accusa è appartenenza alle BR. Sempre a Milano, viene fermata un’operaia della Magneti Marelli, Tiziana Opizi, teneva in casa un volantino delle BR.
25 giugno: A Torino, un gruppo di Comontisti mentre cercava di entrare al Palazzetto dello Sport hanno aggredito un commissario e tre agenti dell’ufficio politico per liberare un loro compagno fermato perché in possesso di due pistole. A Roma, le Ronde Proletarie rivendicano l’incendio della porta d’ingresso dello studio medico del dottor Elio de Sensi a Montesacro. Il medico aderiva al Fronte dell’Uomo Qualunque e il suo studio era ritenuto dagli attentatori un ritrovo di neofascisti.
27 giugno: a Roma sono emersi questi obiettivi dal convegno del movimento degli studenti promosso da Lotta Continua: iscrizione in massa alle liste di collocamento, formazione di cooperative di lavoro per giovani, creazione di centri sociali nei quartieri, convocazione per settembre di una conferenza internazionale contro la repressione. A Napoli, un dirigente dell’Alfasud di Pomigliano d’Arco, Vittorio Flick, viene ferito a colpi d’arma da fuoco alle gambe. L’attentato viene rivendicato da un commando di Operai Combattenti per il Comunismo.
28 giugno: A Roma,riapre l’ateneo. Continua la mobilitazione contro le centrali nucleari, e in serata, nella ex Pretura di via del Governo Vecchio, occupata da mesi dalle femministe del MLD, si tiene una manifestazione spettacolo organizzata dal Comitato romano antinucleare. A Genova, poco dopo le sette del mattino un commando delle BR spara nove colpi alle gambe di un capo officina del reparto caldareria dell’Ansaldo di Sampierdarena, Sergio Prandi, di 39 anni.
29 giugno: a Torino vengono incendiate tre auto, appartenenti ad un medico e a due capisquadra della FIAT. A Cassino, viene incendiato un deposito della FIAT. Dei volantini anonimi definiscono l’attentato: “una forma di lotta contro l’abolizione della festività di San Pietro e Paolo”. A Napoli, baraccati e missini assaltano l’aula comunale. A Firenze: nella notte un potente ordigno scoppia nella chiesa del Sacro Cuore, in via Capodimonte. In un volantino lasciato in una cabina telefonica accusa la chiesa di essere un centro di propaganda antiabortista.
30 giugno: a Torino, verso le 14,30, le BR feriscono Franco Visca, 38 anni, responsabile del servizio assistenza e manutenzione delle presse della FIAT di Mirafiori. A Roma, Giovani Proletari rivendicano 4 attentati contro macchine e abitazioni di neofascisti. La segreteria del liceo Malpighi viene devastata da ignoti. A Firenze, tre fascisti assassinano un agente, Remo Pieroni, dopo essere stati sorpresi mentre preparano un attentato che intendevano firmare con il nome di Prima Linea. I fascisti sono i fratelli Gaetano e Umberto Sinatti, di 21 e 20 anni, e Luca Poggiali di 20 anni. A Milano, le BR sparano alle gambe a Luciano Maccani, 49 anni, dirigente della FIAT-OM. A Pordenone, nella notte tre vagoni ferroviari della Zanussi, carichi di lavatrici, frigoriferi e lavastoviglie vengono fatti saltare in aria con cariche di tritolo collegate a congegni di orologeria. L’azione viene rivendicata dall’organizzazione Fronte Combattente. Ad Augusta, vengono scoperti quattro chili di gelignite, collegati a detonatori, destinati alla Liquichimica. A Bologna, all’esterno dell’ufficio dei vigili urbani nel quartiere Barca viene fatto esplodere un ordigno di tritolo e all’Associazione Industriali un rudimentale ordigno non esplode e viene trovato da una guardia notturna. Le due azioni sono rivendicate dai Nuclei Proletari Rivoluzionari. A Spoleto, le BR fanno esplodere una bomba contro il muro di cinta del carcere, causando gravi danni. A Catania, una sparatoria contro una caserma dei carabinieri viene rivendicata dai NAP. A Bari, un ordigno al tritolo viene lanciato contro l’abitazione del segretario della sezione comunista di San Michele di Bari. L’esplosione provoca il crollo parziale dell’ingresso e infrange i vetri di vari edifici circostanti.  

LA TEORIA DELL’ORDINE SPONTANEO

“I gruppi di volontari, organizzatisi in ogni caseggiato, in ogni strada, in ogni quartiere, non avranno difficoltà a mantenersi in contatto e ad agire all’unisono... se i sedicenti teorici «scientifici» si asterranno dal ficcare il naso... Anzi, spieghino pure le loro teorie confusionarie, purché non venga loro concessa alcuna autorità, alcun potere! E le meravigliose capacità/organizzative di cui dispone la gente - che così raramente gli viene concesso di mettere in pratica - consentiranno di dar vita, anche in una città grande come Parigi, e nel bel mezzo di una rivoluzione, a una gigantesca associazione di liberi lavoratori, pronti a fornire a se stessi e alla popolazione i generi di prima necessità.
Date mano libera alla gente, e in dieci giorni il rifornimento alimentare funzionerà con la precisione di un orologio. Solo coloro che non hanno mai visto la gente lavorar sodo, solo quelli che hanno passato la vita tra montagne di documenti, possono dubitarne. Parlate del genio organizzativo del «grande incompreso», il popolo, a chi ha assistito, a Parigi, ai giorni delle barricate o a chi ha avuto modo di vederlo in azione durante il grande sciopero dei portuali londinesi, quando si trattò di dar da mangiare a mezzo milione di gente affamata: essi vi dimostreranno quanto sia più efficace dell’ufficiale inettitudine di Bumbledom.”
(tratto da Pètr Kropotkin, La conquista del pane)

Una componente importante nell’impostazione anarchica dei problemi organizzativi è costituita da quella che potremmo definire la teoria dell’ordine spontaneo. Essa sostiene che, dato un comune bisogno, le persone sono in grado, tentando e sbagliando, con l’improvvisazione e l’esperienza, di sviluppare le condizioni per il suo ordinato soddisfacimento; e che l’ordine cui si approda per questa via è di gran lunga più duraturo, e funzionale a quel bisogno, di qualsiasi altro imposto da un’autorità esterna. 
Kropotkin derivò la sua versione di questa teoria dai suoi studi sulla storia della società umana e dalla riflessione sui fenomeni che caratterizzarono i primi passi della Rivoluzione francese e della Comune parigina del 1871. Essa è stata confermata in quasi tutte le situazioni rivoluzionarie, nelle forme organizzative con cui la gente reagisce alle catastrofi naturali, e in ogni attività che si svolga in assenza di modelli precostituiti di organizzazione o strutture gerarchiche dell’autorità. Il principio di autorità permea a tal punto ogni aspetto della nostra società che solo nelle rivoluzioni, in situazioni di emergenza o nell’ambito di «happening» il principio dell’ordine spontaneo riesce a emergere. E abbastanza, comunque, perché ci si possa fare un’idea del comportamento umano che gli anarchici considerano «normale» e gli autoritari semplicemente una
stranezza.

Una nuova coscienza.

La ricchezza e, più che la ricchezza, la prospettiva di crescita senza fine, si è rivelata una tecnica molto efficace di controllo sociale. La logica è più o meno questa: l'ideologia dominante afferma che ciascun individuo è semplicemente un consumatore, una persona che vuole fortissimamente consumare e che in questo atto dà un senso alla vita... la vita si consuma totalmente o cose del genere. Ora se si accetta questa ideologia si è anche convinti che la produzione materiale sia destinata ad aumentare senza fine, può arrivare alla conclusione che è del tutto inutile combattere una società diseguale, anche quando si soffre a causa sua, anche quando la società è contro. Se si è un uomo  economico egli si convincerà che è meglio accettare una società di questo tipo, sperando unicamente  che in futuro possa godere del consumismo più di quando non ne goda oggi. Ci sono molte cose equivoche in questa ideologia... La sua fattibilità poggia, da una parte, sull'abilità nel convincere le persone che sono solo frammenti di produzione ed elementi di aumento del consumo. Dall'altra parte c'è il credere in una prospettiva di crescita illimitata di una intero sistema ideologico  che porta ad essere subordinato e passivo. Per questo possiamo pensare che ci sia un grano di verità nell'idea che il deficit materiale, o la crisi energetica, o quel che sia, possa contribuire a formare una nuova coscienza.

giovedì 21 settembre 2017

Quarant'anni fa ... il '77 (capitolo XXIV)

12 giugno: a Roma, un attentato, contro il lavoro nero, colpisce un istituto di bellezza; un altro la sezione della DC di Pietralata.
13 giugno: a Milano, un commando di 4 giovani a volto scoperto ha fatto un’incursione contemporaneamente al circolo Puecher e alla Federazione quadri aziendali di via Pantano 17 impossessandosi di indirizzari e documenti. “Chiudere i covi dei padroni" Organizzazione Prima Linea hanno scritto sulle pareti prima di ritirarsi.
14 giugno: a Roma, decine di giovani assaltano il bar Ciampini di piazza Pio XI, ritrovo abituale del neofascismo romano.
15 giugno: a Genova, venti compagni sono stati denunciati per insulti a magistrati. Il 1 giugno è stato processato Roberto Garigliano accusato di aver fatto esplodere due bottiglie incendiarie contro gli uffici della Lufthansa. La condanna di 2 anni e 4 mesi è stata accolta dai compagni in aula con grida come: “pagherete caro, pagherete tutto” “servi dei padroni” “bastardi assassini” da qui le denunce. A Roma, la polizia fa irruzione nei covi fascisti, vengono trovate numerose pistole, due estremisti finiscono in prigione e vengono emessi una ventina di avvisi di reato per violazione della legge Scelba. A Milano, burrascoso inizio del processo ai brigatisti rossi Renato Curcio, Nadia Mantovani, Vincenzo Guagliardo e Giuliano Isa. Vengono mobilitati mille poliziotti e il tribunale di Milano è sotto assedio per il processo.
16 giugno: A Roma, viene distrutta la macchina di un dirigente dell’ATAC, accusato di essere un aguzzino sul posto di lavoro. A Milano, nel secondo anniversario della morte di Margherita Cagol, poco dopo le dieci della mattina una vecchia Fiat 500 viene abbandonata dalle BR in piazza Zavettari, davanti al portone della Sit-Siemens. Dall’auto viene diffuso un comunicato. Il brigatista rosso Giorgio Semeria viene condannato a 5 anni per detenzione e porto d’armi, carte d’identità, patenti e altri documenti.
17 giugno: A Modena, Valerio Minnella, uno degli arrestati di Radio Alice, viene picchiato da sei guardie di custodia che lo avrebbero scambiato per uno dei quattro detenuti ripresi domenica mentre tentavano di evadere dal carcere di Bologna. A Genova, viene incendiato un autotreno della ditta IMPA di Mignanego che ha messo in cassa integrazione metà dei dipendenti. L’incendio è stato rivendicato dall’Organizzazione Il Potere Operaio e la Lotta Armata per il Comunismo.
18 giugno: a Planol, presso Malles Venosta (Bolzano), una cinquantina di abitanti del paese hanno impedito bloccando con 15 trattori agricoli le vie di accesso alla zona lo svolgimento di una esercitazione a fuoco da parte del battaglione Morbegno di Vitipeno. A Roma, nella notte viene compiuto un attentato contro l’avvocato Edoardo Pontecorvo, segretario dell’Ordine degli avvocati di Roma, da ignoti che incendiano l’auto della moglie. Dopo 37 giorni viene scarcerato Giovanni Cappelli, l’avvocato milanese di Soccorso Rosso. A Bologna, il giudice Catalanotti ordina l’arresto di Franco Ferlini, accusato da un vigile urbano del PCI di essere stato alla testa del corteo dell’11 marzo.
20 giugno: a Torino, fatti trovare 10 candelotti di dinamite all’interno dello stabilimento Fiat Spa Centro in via Braccini.  A Roma, nonostante il blocco degli esami voluto da parte del personale non docente che da più di un mese è in agitazione per rivendicazioni economiche, il Senato accademico si esprime per il ripristino immediato degli esami universitari. Mentre si svolge il corteo dei lavoratori e degli studenti solidali con queste lotte, il prof. Rodotà viene costretto ad abbandonare l’aula degli esami da un gruppo di autonomi. Scontri tra aderenti dell’MSI di via Assarotti e giovani del Circolo Antimperialista e Antifascista di via Marchesini. Un messaggio firmato dalle Squadre della morte caduti carabinieri viene recapitato alla sede centrale dell’ANSA; il dattiloscritto annuncia la formazione di squadre della morte simili a quelle brasiliane. A Milano, le Squadre Operaie Combattenti sparano contro un capo operaio della Sit-Siemens, Giuseppe D’Ambrosio, ferendolo alle gambe. Danni per 50 miliardi alla Sit e alla Marelli, dove due depositi vengono dati alle fiamme da falsi carabinieri, gli incendi vengono rivendicati da Prima Linea. A Venezia, polizia e carabinieri continuano le indagini per identificare il militante di Autonomia Operaia fuggito da un appartamento del centro storico subito dopo l’esplosione di alcune molotov che lui stesso, in compagnia di altri due giovani già arrestati stava confezionando. A Prato, un commando di Prima Linea colloca numerosi ordigni incendiari all’interno di un grande parcheggio FIAT ingenti i danni. A Bologna, vengono arrestati due autonomi, Franco Ferlini 39 anni e Paolo Brunetti 32 anni, entrambi aderenti all’area dell’autonomia, perché accusati del “sequestro” di Francesco Spisso 22 anni, collaboratore di Radio Alice.

ISN’T IT QUIET AND COLD? The Gentle Giant

Non è tranquillo e freddo il camminare tutto solo, solo?
E' successo che ho perso l'autobus
Ed ho visto che dovevo camminare, da solo

Cosa è stato?
Solo io
Sento l'eco dei miei piedi
Passi
Sono i miei?
Sento l'eco della strada

Avrei voluto vivere qui vicino e invece vivo da solo, solo
Almeno troverò compagnia, quindi perché lamentarmi, da solo

Movimento
Dei miei piedi
Fogli di carta volano attraverso la strada

Tende chiuse
Teste insonnolite
Avvolte insieme nei loro letti

Una volta camminavo con qualcun'altro
Non sembravo accorgermi delle immagini e dei suoni di quella strada desolata
Una volta parlavo con qualcun'altro
Ora le uniche risposte sono le voci della notte

Guarda quel gatto randagio, se ne va a casa a riposare, da solo
Sono le quattro e mezza e la luce del giorno si mostra un'altra volta
Cammino da solo
Cammino da solo

L’arte come negazione


Nel 1916 Zurigo, al centro di un paese non direttamente coinvolto da una guerra nel pieno del suo orrore, era divenuta punto di confluenza di eterogenei personaggi: dagli emigrati e rifugiati politici, agli affaristi di pochi scrupoli, dai disertori agli agenti segreti.
Fu Hugo Ball in quell'anno a fondare il Cabaret Voltaire e ad attrarre, con la sua personalità ed il suo idealismo, un gruppo di artisti e letterati, tra cui Tristan Tzara, Hans Arp, Marcel Janco e Hans Richter, che all'Osteria Meierei, tra una birra e un würtschen, declamavano versi e canzoni intercalate da urla e singhiozzi, accompagnandosi con campanacci, tamburi e scudisci: “…guardate i fiumi di paraffina / che sgorgano dai corni della luna / guardate l'orizzonte marino / che legge il giornale e si mangia la bistecca / vedete la carie sokobauno / vedete la placenta come grida nelle reti
di farfalle…” Il gruppo era unito dalla volontà di guardare il mondo con occhi nuovi: stanco dalle barbarie del conflitto, ma soprattutto colpito dalla perdita dei valori più profondi dell'umanità, diede voce ad un sentimento di rivolta che usò la trasgressione e lo scandalo come strumenti privilegiati di espressione; nauseato dalla facile propaganda si scagliò contro tutti i valori negativi incarnati dalla classe militare e da quella borghese. Ma la provocazione Dada non fu mai gratuita o fine a se stessa, rispose bensì ad una profonda esigenza di libertà: per impedire lo sviluppo di nuovi errori ed orrori bisognava fare tabula rasa del passato, della storia, di miti e di eroi; la “vecchia” arte che, come le ideologie, poteva venir manovrata e mistificata, era considerata anch'essa portatrice dei germi da cui si sarebbero sviluppati nuovi conflitti, nuova corruzione, altra decadenza.
Incerta è la paternità del nome Dada: derivato dal sillabare di un bambino assorto nel gioco, casualmente preso sfogliando un vocabolario o, se dobbiamo dar retta alla “testimonianza” di Arp, scelto da Tzara: “Intendo così dichiarare che Tzara inventò la parola Dada il 6 febbraio 1916 alle sei del pomeriggio. Io ero là con i miei dodici figli, allorchè Tzara pronunciò per la prima volta questa parola… questo accadeva nel Café de la Terasse a Zurigo, e io mi stavo infilando una brioche nella narice sinistra”.
Il Dadaismo, assorbendo e rielaborando le esperienze delle precedenti avanguardie, è riuscito a porre in atto quella rivoluzione che ha condotto l'arte al punto di non ritorno: ha smantellato la gerarchia compartimentale rifiutando le obsolete classificazioni estetiche e ha messo in crisi il sistema con le sue azioni di disturbo; ha privilegiato il caso e la spontaneità espressiva, traendo ispirazione dal quotidiano e dall'oggetto comune; ha superato la visione individualistico - romantica della figura d'artista e spezzato la spirale di opera/merce/ricchezza/potere. Dada ha assottigliato la frattura tra l'arte e la vita.

giovedì 14 settembre 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XXIII)

8 giugno: a Torino, i lavoratori della Singer, Venchi-Unica e Generalmoda, bloccano la stazione di Porta Nuova per 5 ore dalle 11 alle 16. Un altoparlante BR alla Mirafiori rivendica gli attentati ai giornalisti “Non avvicinatevi a queste auto che possono esplodere”. Nel comunicato le BR escludono un loro legame con “quelli della P38”, definiti provocatori al servizio dello Stato. A Bologna, il tribunale è in stato d’assedio, mentre si processano i giorni deIla rivolta. Comincia il processo per il saccheggio del Cantunzein. Il ristorante, al centro deIla zona universitaria, devastato l’11 marzo, era frequentato, oltre che daIla buona borghesia, dai dirigenti del PCI e da amministratori locali. Già sottoposto ad esproprio 5 giorni prima, il 12 marzo il Cantunzein fu incendiato, con danni per 300 milioni. Sparirono 15.000 bottiglie di vini d’annata, liquori, due quintali di caffè, decine di prosciutti, salami, mortadeIle, posate d’argento, piatti e bicchieri, tovaglie, tovaglioli, arredi e ogni altro ben di dio. Gli autori materiali deIla devastazione sono sconosciuti: l’unica accusata del saccheggio vero e proprio è una donna di 66 anni, Piera Toletti, in carcere da un paio di mesi ed ora processata insieme a 37 giovani imputati di ricettazione. Polizia e carabinieri li bloccarono qualche ora dopo l’assalto al ristorante, mentre se ne andavano con bottiglie di vino. Qualcuno, poi, è stato incastrato da padeIle, posate o altri oggetti del ristorante che aveva in casa. «Li abbiamo trovati per strada» dicono i giovani. Stessa cosa ripete la Tonelli per le tovaglie e i tovaglioli che erano nell’appartamentino dove abitava insieme ad uno stuolo di gatti (rischia dagli 8 ai 15 anni). Anche gli altri imputati (tre dei quali detenuti) sembrano personaggi che hanno poco a che fare con la rivolta. In seguito, la sentenza, emessa il 10 sarà di 30 lievi condanne, 8 assoluzioni e scarcerazione generale dopo tre mesi di galera. La condanna più pesante verrà inflitta alla Tonelli, con un anno e 100 mila lire di multa. A Roma, il Commando Comunista Ulrike Meinhof rivendica un attentato incendiario compiuto contro il Centro BMW sulla Salaria. A Trento, le Brigate Combattenti per il Comunismo minacciano due avvocati. A Napoli, oltre ai 21 anni di galera che gli sono già stati inflitti il compagno Nicola Pellecchia ha avuto in dono altri 4 mesi per oltraggio a pubblico ufficiale.
9 giugno: a Torino, una quindicina di giovani, verso sera, sono entrati alla mensa universitaria di via Principe Amedeo portando via cibo e bevande, la stessa azione viene ripetuta il giorno successivo, gli espropri vengono rivendicati con un volantino a firma: Studenti, Proletari, Precari e Disoccupati. A Roma, due giovani e una donna armati devastano una agenzia della Fabbri Editori, in via Topino, ai Parioli. Un impiegato e un cliente vengono legati e imbavagliati, macchine da scrivere e altre suppellettili vengono danneggiate, vengono lasciate scritte sulle pareti: “Abbasso il lavoro nero”. A Milano viene ferito dalle BR un caporeparto della Breda siderurgica, Fausto Sillini, simpatizzante della DC. L’attentatore aspetta che scenda dall’autobus e gli spara sei colpi all’altezza delle gambe, di cui due vanno a segno. L’attentato viene rivendicato dal Nucleo Walter Alasia – Brigate Rosse. L’attentato fa crescere la tensione in città, dove un altro dei giurati popolari scelti per giudicare Curcio si ritira esibendo un certificato medico. A Spoleto, scoppia una rivolta nel carcere: alcuni compagni delle BR e dei NAP, insieme ad altri detenuti comuni, durante l’ora d’aria, prendono in ostaggio 12 guardie. Sono armati di forchette e cucchiai opportunamente trasformati in armi.
10 giugno: a Torino, scioperi e danneggiamenti e cortei alla palazzina degli uffici della Fiat Mirafiori da parte degli operai incazzati per il rinnovo del contratto. A Roma, quindici giovani irrompono nella sede del MSI di via Quinto Pedio, al quartiere Tuscolano, distruggendola. Nel pomeriggio un commando composto da tre donne e un uomo mascherate/i fa irruzione nel centro interfacoltà dell’Università, che elabora il materiale della ricerca scientifica, colpiscono il cuore del centro elettronico, incendiando un calcolatore del valore di almeno un miliardo. Le Unità Comuniste Combattenti per il Comunismo hanno rivendicato l’incendio all’ateneo con un volantino fatto trovare in una cabina telefonica precisando che hanno voluto “distruggere materialmente gli strumenti che il sistema capitalista si dà per centralizzare,  programmare e pianificare il suo controllo sui processi economici legati alla produzione delle merci, della cultura, del pensiero e dell’intelletto”. A Bologna, nuovo attentato contro un giornalista: una bomba incendiaria scoppia nel pomeriggio davanti alla porta dell’abitazione di Alberto Pasolini Zanelli, del Giornale Nuovo. 
11 giugno: A Roma, 30.000 donne in piazza contro una proposta di legge democristiana che limita il diritto all’aborto. A Milano, viene arrestato un giovane dirigente autonomo durante le cinque perquisizioni fatte nei giorni scorsi nell’ambito delle indagini per l’attentato a Indro Montanelli. Maurizio Gibertini, 24 anni, ex militante del gruppo Gramsci, attualmente leader dell’Autonomia, abitante in una casa di via Gluck, in cui si sarebbero trovate sostanze anticrittogamiche che mischiate producono effetti esplodenti, polveri metalliche, che hanno gli stessi effetti, sveglie, batterie, saldatori elettrici e alcune taniche di benzina. A Bologna viene colpito da mandato di cattura Diego Benecchi, sempre per i fatti di marzo. Viene arrestato anche un vigile urbano, Alberto Armaroli, che avrebbe partecipato agli scontri sulle barricate dell’Università.

TANTO LA NOTTE, TANTO L'URLO DEL VENTO di Odisseas Elitis

Tanto la notte, tanto l’urlo nel vento
Tanto la goccia nel cielo, tanto il silenzio
Tutt’intorno il mare despota
L’arcata del cielo con le stelle
Tanto il tuo più piccolo respiro
Tra le quattro pareti, il soffitto, il pavimento
Io non ho altro se non
L’urlo che è tuo e mi colpisce la mia voce
L’odore che è il tuo e s’infuriano gli uomini
Perché non sopportano quel che non hanno
Provato ed è loro straniero, è presto, mi senti
È presto ancora in questo mondo amore mio

Per parlare di te e di me.

(Tratto da Monogramma)

Liberi di imparare

Nella maggior parte delle scuole tradizionali si tende a prendere in considerazione soltanto ciò che è misurabile, le capacità e le competenze mentre raramente ci si sofferma a capire se un alunno sta bene con se stesso. Ad esempio, tanti ragazzi tendono ad avere fiducia in sé quando i voti che ricevono sono positivi e a perderla quando sono insufficienti.
Sottovalutare l'importanza che l'autostima ha nello sviluppo di un buon adulto porta, a lungo andare, alla convinzione che uno studente non sia in grado di scegliere ciò che vorrebbe imparare, approfondire o anche semplicemente tralasciare.
Un adulto dotato di una solida autostima è in grado di vivere serenamente anche senza le nozioni e le conoscenze che si dovrebbero imparare a scuola, mentre il ragionamento contrario non funziona. Le scuole democratiche, quindi, propongono e sostengono l'importanza della libertà di scelta nell'apprendimento perché è un passaggio fondamentale per la costruzione dell'autostima.
Oggi si può affermare, sulla base dell'esperienza quasi centenaria maturata dalle scuole libertarie, che l'assenza di imposizioni porta a scoprire una motivazione intrinseca nei ragazzi, talmente forte da spingere ad imparare con gioia e a non scordare più ciò che si è appreso, consentendo di collegare teoria e pratica anche ne quotidiano.
 In una scuola democratica gioco libero, lettura libera e conversazioni libere costituiscono alternative alle lezioni e vanno considerate di pari valore educativo. Si ritiene infatti che esse stimolino i diversi aspetti dell'intelligenza o, meglio, le intelligenze multiple.
L'assenza di obblighi per quanto riguarda l'apprendimento e l'organizzazione del tempo trascorso a scuola non si significa mancanza di regole e di disciplina, tutt'altro.

giovedì 7 settembre 2017

Quarant'anni fa... il '77 (capitolo XXII)

1 giugno: a Genova, viene ferito dalle Brigate Rosse il vicedirettore del Secolo XIX, Vittorio Bruno, che viene colpito alle braccia e alle gambe. A Firenze, una Cellula Proletaria Combattente invade gli uffici di una ditta di elettrodomestici e li danneggia.
2 giugno: a Torino, arrestate cinque persone più una fermata per gli attentati nella notte in parte riusciti contro i mezzi pubblici dell’ATM, sono anche accusate di appartenere alla organizzazione armata Prima Linea. Un altro attentato rivendicato dalle Unità Comuniste Combattenti distrugge l’Ufficio di riscossione dell’Istituto case popolari. A Milano, nella mattina, le Brigate Rosse colonna Walter Alasia feriscono alle gambe Indro Montanelli, direttore del Giornale Nuovo, colpendolo con tre pallottole, in via Manina. A Roma, nella notte viene compiuto un attentato contro la sede del PCI in via Catanzaro, nel quartiere Nomentano. A Napoli, un giovane di vent’anni, simpatizzante della sinistra extraparlamentare, viene ferito a coltellate da estremisti di destra in via del Vomero. A Forlì, nove detenuti celebrano la festa della repubblica evadendo dal carcere, dopo avere imbavagliato e chiuso in uno stanzino gli agenti di guardia. A Lecce, un soldato in servizio di leva presso la scuola militare per truppe motorizzate, Antonio Tarrino, viene schiacciato da un carro armato durante una manovra di parcheggio. A Firenze, incendiate le auto di due giornalisti de La Nazione, i due attentati vengono rivendicati dalle Brigate Rosse.  
3 giugno: a Torino, scoperta in via Giulia di Barolo 25 una base di Prima Linea. A Genova, manifestazione dove gli slogan scanditi dagli autonomi genovesi sono: «Giornalista, sbirro maledetto, te lo scriviamo noi l’articolo perfetto», «Bruno qui, Montanelli lì, la controinformazione si fa così». A Roma, davanti alla sede della RAI, in via Teulada, viene ferito dalle Brigate Rosse il direttore del TG1, Emilio Rossi, con 12 colpi di pistola alle gambe. Il nappista Ignazio Cabitza, un giovane cagliaritano di 26 anni, è arrestato dopo un conflitto a fuoco con la polizia. A Massa Carrara, falliscono due attentati alle auto di un corrispondente della Nazione di Firenze e di uno del Telegrafo di Livorno; un furgone del Corriere della Sera viene dato alle fiamme.
4 giugno: a Pianosa, cinque detenuti evadono dal carcere e fuggono su un gommone. A Roma, l’automobile di una professoressa dell’Istituto Tecnico XVI, di via Teano a Centocelle, viene distrutta dal fuoco. A Milano, viene incendiata la sezione del PCI di via Archimede, la polizia insegue tre giovani di destra in motorino, sparando in aria e alle gomme, ferendo un giovane a una gamba. A Lecce, scontri e spari al comizio del missino Rauti, almeno 10 agenti di polizia feriti, 5 persone ferite leggermente, 10 auto distrutte, una trentina di bombe molotov lanciate in due diverse zone della città.
5 giugno: a Milano, un gruppo di dimostranti abitanti nella zona di Certosa bloccano un treno sulla Milano-Roma bloccando la circolazione per un ora e mezza, motivo il raddoppio del binario col conseguente forte disturbo per la popolazione abitante nella zona.
6 giugno: a Roma, il nucleo anarchico Salsedo, con una telefonata alla redazione del Giorno avvisa della presenza di un volantino in una cabina telefonica della stazione metropolitana. Il volantino “minaccia ritorsioni” se non si levano le mani da Sacco e Vanzetti che “un manipolo di gente della cultura e della politica” vi hanno messo le mani sopra. A Roma, distrutti e dati alle fiamme registri e incartamenti nel liceo Duca d’Aosta e nell’annessa scuola media.
7 giugno: a Bologna, 23 docenti costituiscono un collegio a disposizione della difesa di Diego Benecchi, uno dei leader del Movimento arrestato il 7 maggio per istigazione a delinquere e apologia di reato. A Roma, viene bocciata al Senato la legge sull’aborto. Sette franchi tiratori laici regalano la vittoria alla DC. Le femministe scendono subito in piazza a protestare. Venti avvisi di reato per le violenze squadristiche dei fascisti. Viene aperta un’inchiesta sui picchiatori della sezione missina di via Medaglie d’oro. Numerose perquisizioni vengono eseguite nella zona di Monte Mario. In piazza Giovenale la polizia arresta tre studenti, tra cui un militante del MSI, dopo una rissa tra giovani di opposte vedute. A Massa Carrara, in pieno centro, un furgone abbandonato, imbottito di esplosivi e benzina, diffonde messaggi da un autoparlante. Da un registratore esce una voce, amplificata da un megafono che ricorda il secondo anniversario della morte di Mara Cagol. 

LEON di Luc Besson

Léon è il killer perfetto, completamente immerso nel suo lavoro vive per uccidere e uccide per vivere, nulla turba il suo quotidiano, fatto di piccoli gesti che gli consentono di avere un legame con la realtà, nessun contatto esterno, nessuna confidenza, e soprattutto nessun legame emotivo. Léon lavora su commissione, suo unico contatto con i vari clienti il vecchio amico e mentore Tony, quest’ultimo è molto protettivo verso Leon che conosce da ragazzino e, a cui ha insegnato a fare le pulizie, termine con cui entrambi descrivono il mestiere di killer prezzolato. La vita comunque non lascia scampo quando decide che è il momento di cambiare, il momento di fare qualcosa che dia ad una vita fatta di cadaveri e omicidi su commissione un senso, e questo nuovo percorso avrà l’energia e il viso malinconico di Mathilda, una ragazzina scampata al massacro della sua famiglia avvenuto per mano di una banda di poliziotti corrotti, capeggiati dall’agente della DEA Stanfield, tossico, psicopatico, e decisamente senza scrupoli.
Mathilda verrà salvata da Léon, ne diventerà amica e pupilla.
Il rapporto fra Léon e Mathilda è l’incontro fra due destini simbiotici che pulsano in risonanza, che condividono complicità e convenzioni, senza la prigione di nessuna regola. Sono due entità energetiche, che si intrecciano in una
relazione fatta di Amore assoluto, in continuo scambio reciproco: dove c’è fragilità si materializzano forza e determinazione, dove c’è un assassino c’è anche l’uomo pronto a sacrificarsi per ciò che ha di più prezioso. Mathilda e Léon sono legati fra loro in profondità dal dolore accumulato, dall’indifferenza di un mondo che fin dall’infanzia li ha costretti ai margini.
Lo sfondo di questa favola metropolitana è rappresentata dalla realtà criminale delle strade, dalla corruzione delle istituzioni, dai quartieri malfamati di New York, tra palazzine che cadono in rovina e squallidi muri giallastri dove vita e morte si incrociano, si abbracciano e poi si lasciano, dove tutto è legale e niente è permesso.
L’opera di Besson è una vera e propria favola metropolitana dove amore, dolcezza e ingenuità entrano in collisione con la follia e la perversione di un mondo crudele e feroce. 

La preside di un istituto scolastico alla giovane Mathilda: "... devi smetterla di raccontarmi bugie, Mathilda. Voglio che tu provi ad avere fiducia in me. Ora, dimmi che cosa ti è successo". Mathilda alla preside: " ...Ok. La mia famiglia è stata sterminata dagli agenti dell'Anti-Droga, a causa di un problema di roba. Io sono venuta via con l'uomo più strepitoso che esista sulla terra; era un sicario. Ma è morto stamattina... e, se lei non mi aiuta, io sarò morta entro stasera".




Rifiutare il pane del profitto

La felicità è una totalità armonica verso la quale si tende o che si nega in un crescendo snaturato, come appunto si sta facendo. Siamo in un aut-aut della specie. Non solo le grandi ma persino le piccole cose della vita hanno ormai il sapore del lusso: i frutti biologici, il pane biologico.
Chi avrebbe mai immaginato ancora qualche decennio fa che potesse esistere un pane non biologico? il pane c'era o non c'era, ma era biologico per natura. Oggi è la natura che ci manca più del pane.
La moltiplicazione dei pesci al mercurio spingerà la nostra intelligenza sensibile verso il pane del vita? Nessuno Dio farà questo miracolo al nostro posto. Prima che sia troppo tardi dovremo rifiutare il pane del profitto, fatto di farine sintetiche che alterano il bios globale e quello umano in particolare. L'effimero odore di un pane industriale, il cui gusto svanisce un ora dopo la cottura, misura come un termometro quotidiano il tasso di alienazione di una civiltà malata.
Dobbiamo curarci se vogliamo guarire; ricominciare a godere e smettere di inseguire una felicità fittizia, misurabile soltanto con i parametri mal fondati di una ricchezza virtuale.
Come avevano profetizzato quegli indigeni d'America a cui abbiamo riservato in arte prima la sorte che si prospetta per tutti, ci stiamo accorgendo che non si può mangiare il denaro, respirarlo, farci l'amore, metterlo in musica. Si può solo continuare a prostituirsi,  ricevendo ogni mese un salario sempre più precario che è ormai diventato quello della paura. E che spendiamo per acquistare merci che evocano amore sensuale ridotto a sesso, arte culinaria ridotto a cibo per gatti, aria pura che si misura in tasso di smog e melodie che non hanno più niente di celestiale perché nascono solo per far vendere milioni di dischi.
L'umanità ha solo di risvegliarsi dall'incubo delle cose che la dominano per ritrovare la propria coscienza orgastica che è la sola coscienza concreta dell'emancipazione umana.