2 giugno: a Torino, arrestate cinque persone più una fermata per gli attentati nella notte in parte riusciti contro i mezzi pubblici dell’ATM, sono anche accusate di appartenere alla organizzazione armata Prima Linea. Un altro attentato rivendicato dalle Unità Comuniste Combattenti distrugge l’Ufficio di riscossione dell’Istituto case popolari. A Milano, nella mattina, le Brigate Rosse colonna Walter Alasia feriscono alle gambe Indro Montanelli, direttore del Giornale Nuovo, colpendolo con tre pallottole, in via Manina. A Roma, nella notte viene compiuto un attentato contro la sede del PCI in via Catanzaro, nel quartiere Nomentano. A Napoli, un giovane di vent’anni, simpatizzante della sinistra extraparlamentare, viene ferito a coltellate da estremisti di destra in via del Vomero. A Forlì, nove detenuti celebrano la festa della repubblica evadendo dal carcere, dopo avere imbavagliato e chiuso in uno stanzino gli agenti di guardia. A Lecce, un soldato in servizio di leva presso la scuola militare per truppe motorizzate, Antonio Tarrino, viene schiacciato da un carro armato durante una manovra di parcheggio. A Firenze, incendiate le auto di due giornalisti de La Nazione, i due attentati vengono rivendicati dalle Brigate Rosse.
3 giugno: a Torino, scoperta in via Giulia di Barolo 25 una base di Prima Linea. A Genova, manifestazione dove gli slogan scanditi dagli autonomi genovesi sono: «Giornalista, sbirro maledetto, te lo scriviamo noi l’articolo perfetto», «Bruno qui, Montanelli lì, la controinformazione si fa così». A Roma, davanti alla sede della RAI, in via Teulada, viene ferito dalle Brigate Rosse il direttore del TG1, Emilio Rossi, con 12 colpi di pistola alle gambe. Il nappista Ignazio Cabitza, un giovane cagliaritano di 26 anni, è arrestato dopo un conflitto a fuoco con la polizia. A Massa Carrara, falliscono due attentati alle auto di un corrispondente della Nazione di Firenze e di uno del Telegrafo di Livorno; un furgone del Corriere della Sera viene dato alle fiamme.
4 giugno: a Pianosa, cinque detenuti evadono dal carcere e fuggono su un gommone. A Roma, l’automobile di una professoressa dell’Istituto Tecnico XVI, di via Teano a Centocelle, viene distrutta dal fuoco. A Milano, viene incendiata la sezione del PCI di via Archimede, la polizia insegue tre giovani di destra in motorino, sparando in aria e alle gomme, ferendo un giovane a una gamba. A Lecce, scontri e spari al comizio del missino Rauti, almeno 10 agenti di polizia feriti, 5 persone ferite leggermente, 10 auto distrutte, una trentina di bombe molotov lanciate in due diverse zone della città.
5 giugno: a Milano, un gruppo di dimostranti abitanti nella zona di Certosa bloccano un treno sulla Milano-Roma bloccando la circolazione per un ora e mezza, motivo il raddoppio del binario col conseguente forte disturbo per la popolazione abitante nella zona.
6 giugno: a Roma, il nucleo anarchico Salsedo, con una telefonata alla redazione del Giorno avvisa della presenza di un volantino in una cabina telefonica della stazione metropolitana. Il volantino “minaccia ritorsioni” se non si levano le mani da Sacco e Vanzetti che “un manipolo di gente della cultura e della politica” vi hanno messo le mani sopra. A Roma, distrutti e dati alle fiamme registri e incartamenti nel liceo Duca d’Aosta e nell’annessa scuola media.
7 giugno: a Bologna, 23 docenti costituiscono un collegio a disposizione della difesa di Diego Benecchi, uno dei leader del Movimento arrestato il 7 maggio per istigazione a delinquere e apologia di reato. A Roma, viene bocciata al Senato la legge sull’aborto. Sette franchi tiratori laici regalano la vittoria alla DC. Le femministe scendono subito in piazza a protestare. Venti avvisi di reato per le violenze squadristiche dei fascisti. Viene aperta un’inchiesta sui picchiatori della sezione missina di via Medaglie d’oro. Numerose perquisizioni vengono eseguite nella zona di Monte Mario. In piazza Giovenale la polizia arresta tre studenti, tra cui un militante del MSI, dopo una rissa tra giovani di opposte vedute. A Massa Carrara, in pieno centro, un furgone abbandonato, imbottito di esplosivi e benzina, diffonde messaggi da un autoparlante. Da un registratore esce una voce, amplificata da un megafono che ricorda il secondo anniversario della morte di Mara Cagol.
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