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giovedì 26 ottobre 2017

Le origini storiche del pensiero anarchico

Per ritrovare il primo scritto organico in cui viene definita una bozza del pensiero anarchico bisogna giungere al "Political Justice" di William Godwin, pubblicato nel 1793.
Godwin fu illuminista e conobbe bene l'insieme di idee che accompagnarono la Rivoluzione Francese, tra le quali quelle contenute nella "Dichiarazione dei diritti dell'uomo e del cittadino" (1789), quelle ormai storiche di Libertà, Uguaglianza e Fratellanza.
La Rivoluzione Francese è sì una rivoluzione sostanzialmente borghese, realizzata a discapito del vecchio mondo clericale ed aristocratico, ma è anche la frattura storica che introduce concetti di base che verranno poi ripresi e rielaborati nella storia del pensiero umano, socialista e poi anarchico.
Godwin, superando concettualmente la medesima rivoluzione dell'89, teorizza per primo l'avvento di libere comunità indipendenti, l'abolizione del governo centrale, l'autogoverno dei singoli. Ritiene che la Ragione possa condurre ad una vera Giustizia sociale; tale giustizia potrà realizzare la felicità del genere umano.
Successivamente i caratteri originari del pensiero anarchico vengono maggiormente definiti ed integrati con i contributi di Proudhon, Stirner, Kropotkin, Bakunin, Malatesta.
Proudhon nel 1840 pubblica "Cosa è la proprietà" (...un furto, conclude provocatoriamente l'autore), dando per la prima volta nella storia al termine "anarchia" un significato positivo.
Stirner nel 1844 pubblica "L'Unico e la sua proprietà", dando al pensiero anarchico il contributo fondamentale relativo alla valorizzazione dell'Individuo, in contrapposizione all'omologazione sociale data da Stato, Religione, Classe, Partito e Istituzioni varie.
Kropotkin introduce poi i concetti di "comunismo anarchico" e di determinismo scientifico. Crede nella Ragione, nel progresso e nella scienza: tutti elementi che a parer suo determineranno la maturazione del genere umano, conducendo lo stesso verso l'anarchia.
Bakunin rappresenta poi la perfetta sintesi tra teorico e militante dell'anarchismo; più di altri il rivoluzionario russo esalta il concetto di Libertà, che non trova limite in quella altrui, ma che è invece esaltata proprio da quest'ultima.
È il fulcro della definitiva divisione tra anarchici e marxisti, tra antiautoritari e comunisti autoritari.
Malatesta completa questo quadro portando a maturazione l'elaborazione teorica precedentemente accennata: redige il Programma anarchico, definisce il "comunismo anarchico", introduce il concetto di "volontà" (in antitesi al determinismo kropotkiniano), appronta i concetti base di organizzazione anarchica, concretizza il metodo antiautoritario sviluppando il concetto di coerenza tra mezzi e fini.
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