aspetto che la poesia
entri dalla porta principale
come una Dea Bianca
che incauti si fissa apertamente
e che raramente ricambia.
Ma a sorpresa si avvicina
sfiorandomi la spalla
per il tempo di un bicchiere,
prima d’andare dritti al sodo
facendomi tornare uomo da fantasma
e riempiendo questa carta
di visioni per poi uscire
furtiva, dal retro
lasciando entrambe le porte
aperte e il conto da pagare,
voltandosi un ultimo istante
nel profilo che già sfuma, saluta.
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