Le indagini scagionarono Giovanni Governato (sì, proprio il pittore futurista co-fondatore della rivista Vertice) e solo dopo pochi giorni si ebbe un nome per quel cadavere fornito di documenti falsi e sforacchiato dai proiettili dello Stato: Abele Ricieri Ferrari, militante anarchico individualista, già titolare di un corposo fascicolo presso le autorità, resosi irreperibile e ricercato dal giugno precedente. Novatore era morto, il suo cadavere identificato e sepolto i tutta fretta in una fossa del cimitero di Rivarolo. Chiarito il dubbio svaniva anche l'attenzione per Novatore da parte di giornalisti e sbirri, mentre su alcuni fogli libertari, tra cui L'Avvenire Anarchico e Il proletario , diversi anarchici e libertari resero commossi ed appassionati saluti ed elogi ad Abele Ferrari, a tutti noto come Renzo Novatore: polemista, scrittore, rivoluzionario, ribelle e bandito. Novatore era morto sul pavimento di un'osteria anonima, lontano dai clamori della battaglia, lontano dagli amici di lotta, lontano dalla donna in un qualche modo amata e dai figli. Perché al di là del bene e del male, Novatore, insieme a tutto quello che hanno rappresentato le sue parole e le sue azioni, rimane ancora davanti a noi con le armi in pugno e il sorriso sulla bocca, pronto a dirci come si può essere spietati ribelli senza mai perdere la poesia della vita. Abele Ferrari, innanzi tutto, proclamava e sperimentava
ogni giorno nella pratica della vita quotidiana il rifiuto di ogni autorità. È noto come negli anni il concetto di anarchia sia stato interpretato in decine di modi diversi, spesso associandolo ad altre dottrine (capitalismo, comunismo, sindacalismo ecc) col risultato di rendere sempre più oscuro il primo e più genuino significato di questa parola così evocativa e radicale. Diremo quindi che l'anarchia deve essere considerata una scelta intima e personale dell'individuo o, volendo usare le parole di Novatore, "un modo speciale di sentire la vita". L'anarchico, prima di essere militante di un qualsivoglia movimento o il teorico di un fantomatico divenire sociale, è una persona che ha posto la propria libertà fisica e spirituale oltre ogni Stato, ogni sistema di governo, ogni convenzione, ogni religione e insomma qualsiasi imposizione percepita come proveniente dall'alto di una gerarchia, di un re, di un presidente, di una camera di deputati, di un generale, di un papa o di un prete. Parliamo di un'inequivocabile negazione dell'autorità costituita da uomini per interferire nella vita di altri uomini, spesso senza nemmeno chiedere loro il permesso. Queste affermazioni sono così naturali e basilari per l'anarchico puro che egli non si preoccupa nemmeno di farvi seguire astruse considerazioni e trattati socio-economici, a lui basta sapere soltanto che l'anarchia realizzata non sarà assenza di ordine ma solo assenza di capi.
Affermava Novatore: "Noi dobbiamo tendere il nostro sforzo a tramutare la rivoluzione che si avanza in "delitto anarchico", per spingere l'umanità al di là dello Stato, al di là del socialismo. Verso l'Anarchia".
Purtroppo queste idee, che puntualmente suscitano sconcerto nella maggioranza della gente e compassione nei militanti delle sinistre istituzionali, fanno sì che l'anarchico rimanga l'incarnazione lampante del più perfetto Don Chisciotte, del perenne contestatore e combattente incazzato col mondo, incapace di godere della vittoria elettorale di qualsiasi fazione o partito politico.
Sappiamo bene quanto Novatore se la sia presa non solo con borghesi e fascisti della prima ora, ma anche con i socialisti più o meno rivoluzionari che negli anni '10 del secolo scorso monopolizzavano ampie fasce del movimento operaio e contadino in lotta. Ciò che maggiormente impediva a Novatore di sposare la causa socialista era che lo scopo di quest'ultima era sì combattere lo Stato monarchico-parlamentare, ma solo per rimpiazzarlo, e i fatti dell'ottobre 1917 in Russia lo confermarono, con un altro sistema che per quanto meno autoritario ed ingiusto avrebbe sempre conservato una sua matrice burocratica, poliziesca, accentratrice e collettivista. Soprattutto quest'ultimo termine turbava Novatore, perchè celava la terribile colpa di voler soffocare in nome di un bene comune le preziose individualità degli spiriti più vivaci, artistici e spregiudicati.
Quindi, pur senza rifiutare ai socialisti la sua cooperazione attiva durante le agitazioni politiche e sindacali, il "nostro" ribelle affermò che anche un'ipotetica venuta della dittatura del proletariato in Italia lo avrebbe trovato sempre ai margini della società, pronto a negare i nuovi dogmi dei vincenti, se ritenuti ingiusti e lesivi delle sue sacre libertà personali. Niente e nessuno lo avrebbe mai convinto ad abbandonare il suo personale stile di vita che, come sappiamo, prevedeva anche l'esproprio, l'uso della forza ed il rifiuto del lavoro salariato.
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