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giovedì 15 agosto 2019

RENZO NOVATORE poeta e anarchico - parte sesta

Proprio in quei giorni le squadracce fasciste del Nord Italia si organizzavano e si collegavano tra loro: aumentavano gli episodi intimidatori, le bastonature e le visite notturne in casa altrui, durante le quali spesso ci scappava il morto.
Nella notte del 5 giugno del 1922 alcuni camion carichi di imbecilli arrancarono sino a Fresonara, la frazione di Arcola nella quale abitava Novatore. Certe cronache parlano di fascisti riunitisi all'ordine di qualche capoccia locale, altre invece ci riferiscono di regi poliziotti ben organizzati.
Il gruppo scese dagli automezzi con pessime intenzioni e cominciò a schiamazzare. Gli imbecilli impugnavano bastoni, spranghe, forse qualche fucile. Cominciarono a picchiare alla porta della casa di Abele Ricieri Ferrari. L'intenzione era quella di confiscare i pochi beni e le carte sovversive in possesso dell'anarchico ma soprattutto spaventarlo, spaventare la sua famiglia, fargli capire che nell'ordine futuro non ci sarebbe stato posto per quelli come lui.
Ad un tratto la risposta di Novatore: qualche colpo di rivoltella dall'alto. Gli aggressori si misero in allarme, ma alla fine almeno una bomba a mano modello S.I.P.E. volò giù dalla finestra, esplodendo e creando un ottimo diversivo per Novatore che scappò in fretta perdendosi nelle campagne circostanti.
Fu l'ultima volta che la famiglia lo vide.
Nel giugno di quell'anno Novatore, vagabondo tra Appennino e basso Piemonte, si aggregò con modalità ancora misteriose alla banda di Sante Pollastro, classe 1899, famoso rapinatore di Novi Ligure di ispirazione anarchica e già allora ricercato dalla polizia.
Da quel momento le notizie si fanno scarsissime. Nessuna segnalazione della polizia, nessun contatto con la famiglia, nessun articolo inviato a qualche rivista.
Il 14 luglio del 1922 cioè trentanove giorni dopo l'assalto poliziesco-fascista alla sua casa, Renzo Novatore, Sante Pollastro ed altri due componenti della banda tendono un agguato nei pressi di Tortona al ragionier Achille Casalegno, cassiere della locale Banca Agricola Italiana, che stava percorrendo la strada con una borsa piena di denaro. Durante la colluttazione che seguì al tentativo di rapina, Novatore sparò un colpo con la sua arma uccidendo il ragionier Casalegno. Gli assalitori riuscirono poi a dileguarsi col bottino.
Questa versione dei fatti va accettata col beneficio del dubbio perché resa dal Pollastro stesso nel 1931 in sede di processo e non è da escludere che il bandito piemontese, davanti ai giudici, avesse attribuito l'omicidio al già defunto Novatore soltanto per difendere un complice che invece si trovava ancora in vita.
Sempre nel 1922, Novatore compose una poesia intitolata “Ballata crepuscolare – preludio sinfonico di DINAMITE”. Si tratta di un componimento estremamente triste, dal sapore amaro e carico di oscuri presagi. L'instancabile istinto ribelle appare frustrato, non c'è più traccia di quel famoso sorriso beffardo da portare sempre sulle labbra. 
Il 29 novembre del 1922 tra mezzogiorno e l'una il maresciallo Lupano da tempo sulle tracce del bandito Pollastro, assieme ai carabinieri Corbella e Marchetti, entrarono in abiti civili nell'Osteria della Salute, piena di avventori. Ad un tavolo sedevano il pregiudicato ventitreenne Sante Pollastro, ricercato per rapina, ed un individuo sconosciuto. Mentre i carabinieri fingevano di prendere posto, preparandosi in realtà all'arresto, Pollastro si accorse dei loro gesti sospetti ed impugnò una pistola, come fece anche il suo compagno. Probabilmente quest'ultimo aprì improvvisamente il fuoco sul maresciallo che cadde a terra, colpito gravemente. Lupano sparò a sua volta e morì, mentre gli altri due carabinieri si buttavano sui banditi: nell'osteria risuonarono altri terribili colpi. Sul pavimento rimasero il cadavere dell'amico di Pollastro e il corpo ferito del milite Corbella. Nella confusione Sante Pollastro riuscì ad infrangere una vetrata a rivoltellate e buttarsi con estrema agilità in strada, e su questa si dileguò in pochi attimi.
Maresciallo Lupano: morto. Carabiniere Corbella: gravemente ferito. Carabiniere Marchetti: illeso.
Compagno ignoto di Pollastro: morto.
A parte il cordoglio ufficiale per i militari morti e l'imponente quanto inutile caccia all'uomo organizzata nei paraggi per stanare Pollastro, un'altra questione attirò l'attenzione degli inquirenti e dei cronisti di nera interessati al caso. L'identità del misterioso bandito ucciso. Nelle sue tasche erano state ritrovati, oltre a dei documenti intestati ad un certo Giovanni Governato, una pistola Browning, due caricatori di riserva, una bomba a mano ed un anello con spazio nascosto contenete una dose letale di cianuro.

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