THE CIRCLE di James Ponsoldt
"Conoscere è un bene, ma sapere tutto è meglio" è il mantra che recita Eamon Bailey, uno dei fondatori della grande rete multimediale "The Circle", un ibrido di tutte le maggiori società tecnologiche che conosciamo oggi. Il suo obiettivo è di chiudere il cerchio, creando una community trasparente, dove tutte le esperienze vengano condivise. La digitalizzazione delle attività quotidiane di coloro che aderiscono alla TruYou è sintetizzata in una singola applicazione per la registrazione di tutte le applicazioni degli utenti, riducendo la necessità di aprire e di registrarsi ogni volta, usando un solo account, una sola identità, una sola password, un solo sistema di pagamento. E voilà, siamo in rete, nel cerchio, con tutte le nostre informazioni personali. Mae Holland è una neo laureata che viene assunta per lavorare a "The Circle" ed è molto fiera e altrettanto convinta che lavorare per la prima azienda di tecnologia e social media del mondo sia la più grande opportunità della sua vita. James Ponsoldt, regista e co-sceneggiatore di "The Circle" insieme a Dave Eggers, trae l'idea dal romanzo di Dave Eggers, scrittore genialoide che nella sua opera "Il cerchio" si annuncia preveggente nell'analisi di una società spinta su una piattaforma multimediale, imbrigliata nell'assoluta perdita della propria privacy. La giovane Mae è affascinata dalle parole di Bailey e si dedica al suo nuovo lavoro come un valoroso soldato ubbidiente. Ma Mercer, amico d'infanzia di Mae e lo stesso Ty primo fondatore di "The Circle", tentano di metterla in guardia dalla machiavellica macchina multimediale in cui tutto viene registrato, visto, trasmesso e dove tutti possono
usare informazioni a loro piacimento. "The Circle" osa alto, nel racconto di una società che potremmo definire futura, ma a noi molto vicina, in cui la privacy è al bando, complice un'umanità conquistata da un'idea edificante di trasparenza, ma che nel risvolto della medaglia si rivela un voyeurismo abbrutente e disumanizzante. Non c'è nulla di superlativo, di nobile e soprattutto garante di una società sana, in un cerchio multimediale, immenso contenitore d'identità burattine gestite da burattinai furbacchioni che usano la trasparenza per potere e per propri tornaconti.
Il titolo – The Circle – evoca la circolarità della struttura panoptica immaginata da Foucault in un regime di sorveglianza perfetta, fondato cioè sul perenne controllo reciproco, assicurato oggi da quel desiderio di visibilità alla base dell’uso dei social network, che tende ad abbattere i confini tra pubblico e privato. Il gigante informatico che è al centro di questa distopia, somiglia ad un’ideale fusione tra Google, Paypal, Pinterest, Twitter, Facebook e altri. “The Circle” rappresenterebbe una sorta di Grande Fratello aggiornato al tempo dei social network: una società non desiderabile fondata sul nostro esibizionismo, che nella storia è quello della protagonista, perché il male del futuro potrebbe apparire sempre più somigliante alla banale Mae, che all’occhio sospeso nell’oscurità del Grande Fratello.
E se fossimo noi stessi i complici della nostra oppressione,
mai come in questo momento esplicitata dall'abuso dei social media e dall'incessante richiesta di un'assoluta trasparenza che abbatta definitivamente il concetto stesso di privacy? Nell'Italia dei Movimenti politici che millantano dirette web quando fa comodo loro, dell'utopistica democrazia diretta con voto on-line e stipendi sbandierati in rete, Il Cerchio risulta essere meno apocalittico e futuristico di quanto uno possa pensare.
È terrorizzante non solo il fatto di non poter celare qualcosa per sé, ma soprattutto l’idea che le generazioni future vivranno in una società in cui non c’è più la possibilità di scegliere se farlo o meno. La cosa più ironica, soprattutto dopo le rivelazioni dell’ex tecnico della CIA Edward Snowden, è che nonostante tutti sappiamo come le nostre informazioni vengano monitorate e catalogate, non ce ne preoccupiamo, e contribuiamo per primi a rivelare tutto di noi stessi. Nel mondo capitalistico la privacy è diventata una merce come le altre.
Diversi studi hanno dimostrato che nel momento in cui qualcuno interagisce con noi su Facebook o Twitter, riceviamo una piccola scarica di adrenalina che, alla lunga, può creare dipendenza. The Circle ha il merito di metterci di fronte a questa nostra eventuale dipendenza, problematizzandola.
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