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giovedì 11 giugno 2020

Franz Kafka e l’anarchia

Tre testimonianze di contemporanei cechi documentano la simpatia che lo scrittore praghese aveva per i socialisti libertari cechi e la sua partecipazione ad alcune delle loro attività. Agli inizi degli anni '30, nel corso delle sue ricerche in vista della redazione del romanzo Stefan Rott (1931), Max Brod raccolse delle informazioni da uno dei fondatori del movimento anarchico ceco, Michal Kacha. Esse concernono la presenza di Kafka alle riunioni del Klub Mladych (club dei Giovani), organizzazione libertaria, antimilitarista ed anticlericale, frequentata da molti scrittori cechi (S. Neumann, Mares, Hasek). Integrando queste informazioni- che gli furono "confermate da altre parti"- Brod scrive nel suo romanzo che Kafka "assisteva spesso, in silenzio, alle sedute del circolo". Kacha lo trovava simpatico e lo chiamava "Klidas" che  significa "il silenzioso" o più esattamente seguendo il gergo ceco "colosso di silenzio".
La seconda testimonianza è quella dello scrittore anarchico Michal Mares, che aveva fatto la conoscenza di Kafka in strada (erano vicini di casa). Secondo Mares - il cui documento fu pubblicato da Klaus Wagenbach nel 1958 -, Kafka era venuto, su suo invito, ad una manifestazione contro l'esecuzione di Francisco Ferrer, l'educatore libertario spagnolo, nell'ottobre 1909. Nel corso degli anni 1910-12, avrebbe assistito a delle conferenza anarchiche sull'amore libero, sulla Comune di Parigi, sulla pace, contro l'esecuzione del militante parigini Liabeuf, organizzate dal Club dei Giovani, dall'associazione "Vilem Körber" (anticlericale ed antimilitarista) e dal Movimento anarchico ceco. Avrebbe anche, in diverse occasioni, pagato cinque corone di cauzione per far liberare il suo amico dalla prigione. "A mia conoscenza, Kafka non apparteneva ad nessuna di queste organizzazioni anarchiche, ma aveva per esse le forti simpatie di un uomo sensibile ed aperto ai problemi sociali. Tuttavia, malgrado l'interesse che egli aveva per queste riunioni vista la sua assiduità, non interveniva mai nelle discussioni". Quest'interesse si sarebbe manifestato anche nelle sue letture - Le Parole di un ribelle di Kropotkin (regalo dello stesso Mares), così come degli scritti dei fratelli Reclus, di Bakunin e di Jean Grave - e nelle sue simpatie: "Il destino dell'anarchico Ravachol o la tragedia di Emma Goldmann che editò Mother Earth lo toccavano particolarmente". 
La terza testimonianza sono le Conversazioni con Kafka di Gustav Janouch, apparso in prima edizione nel 1951 ed in una seconda, considerevolmente ampliata, nel 1968. Questa testimonianza, che si riferisce a degli scambi con lo scrittore praghese nel corso degli ultimi anni della sua vita (a partire dal 1920), suggerisce che Kafka conservava la sua simpatia per i libertari. Non soltanto qualifica gli anarchici cechi come uomini "molto gentili ed allegri", così "gentili ed amichevoli che si  trova obbligato a  credere ad ognuna delle loro parole", ma le idee politiche e sociali che egli esprime nel corso di queste conversazioni rimangono fortemente segnate dalla corrente libertaria. Ad esempio, la sua definizione del capitalismo come "un sistema di rapporti di dipendenza" in cui "tutto è gerarchizzato, tutto è incatenato" è tipicamente anarchica, per la sua insistenza sul carattere autoritario di questo sistema- e non sullo sfruttamento economico come fa il marxismo. Anche il suo atteggiamento scettico verso il movimento operaio organizzato sembra ispirato dalla diffidenza libertaria verso i partiti e le istituzioni politiche: dietro gli operai che sfilano "avanzano già i segretari, i burocrati, i politici professionali, tutti i sultani moderni di cui essi preparano l'accesso al potere... La rivoluzione sfuma, rimane soltanto allora la melma di una nuova burocrazia. Le catene dell'umanità torturata sono in carta ministeriale".

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