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giovedì 10 dicembre 2020

Alle origini dell'anarchia - parte diciannovesima

1873 

Giugno. In Spagna re Amedeo di Savoia abdica e viene proclamata la repubblica. L'Internazionale, forte di 50 000 membri in prevalenza operai e contadini poveri del Sud, svolge un ruolo decisivo: Pi y Margall, impiegato di Madrid di origine catalana, traduttore delle principali opere di  Proudhon, già attivo nella rivoluzione spagnola del 1854, sostiene alle Cortes l'esigenza di una repubblica federale, di cui egli stesso diventa presidente. Durante la sua breve presidenza si avvia un  processo di decentralizzazione (movimento rivoluzionario cantonalista) in cui le regioni godono di una vasta autonomia amministrativa e in cui il potere della Chiesa viene drasticamente ridimensionato mentre le comunità contadine si accingono a prendere possesso dei latifondi incolti del Sud. L'insurrezione reazionaria dei carlisti al  Nord interrompe la trasformazione rivoluzionaria, mentre le grandi città dell'Andalusia e del Levante (Siviglia, Granada, Valencia, Cadice, Malaga e Cartagena) si dichiarano liberi cantoni. Sotto la guida di comitati di salute pubblica vengono chiuse le chiese e tassati i ricchi. Travolto dagli avvenimenti Pi y Margall si dimette e il governo provvisorio di Madrid invia truppe al sud a reprimere la rivolta; soltanto Cartagena resiste per quasi cinque mesi grazie alla solidarietà attiva dei federalisti dell'intera regione. Numerosi anarchici sostengono i federalisti a titolo personale, essendosi l'Internazionale pronunciata a  favore dell'astensione dall'intervento politico. Essi provocano rivolte in piccoli villaggi andalusi, espropriati a favore del popolo; si dichiara la giornata lavorativa di 8 ore. 

1874 

L'influenza degli avvenimenti spagnoli e l'aggravarsi delle condizioni di vita popolare in Italia spingono gli anarchici all'insurrezione: organizzati nel Comitato italiano per la rivoluzione sociale essi preparano un piano per la rivolta a Bologna, Firenze e in Puglia, che fallisce miseramente. 

1875 

Enrico Bignami fonda a Lodi il giornale socialista "La Plebe", subito interprete delle lotte operaie che vigoreggiano sull'onda della ripresa economica italiana causata dalla guerra franco-prussiana che ha paralizzato la produzione francese, fino a quel momento molto più importante di quella italiana e seconda solo  alla produzione inglese. 

1876 

26 giugno. Muore a Berna, mentre è diretto a Napoli, Mikhail Bakunin. Molto malato, dal 1874 si era ritirato a Lugano ove cercava di campare con l'orticoltura. 

1877 

Aprile. La «banda del Matese» (internazionalisti guidati da Cafiero, Malatesta e Pietro Cesare Ceccarelli) libera una serie di comuni agricoli e montani tra Benevento e Campobasso, proclama la repubblica sociale, abolisce la tassa sul macinato, la proprietà  privata e ogni ingerenza dello Stato. Catturati dall'esercito regio, gli internazionalisti vengono processati e assolti. Gli avvenimenti del beneventano danno al governo italiano il pretesto per sciogliere l'Internazionale, che si ricostituisce clandestinamente. L'isterismo anti-internazionalista vede agitatori dappertutto. Il 17 luglio la malavita di Firenze, armata di coltelli e bastoni, organizza la caccia agli internazionalisti. L'Internazionale risponde con  una  grande manifestazione di massa. Una colonna di cinquecento anarchici armati di bastoni ripulisce la città dai teppisti. La polizia arresta gli esponenti dell'anarchismo che vengono processati per cospirazione contro la sicurezza dello Stato. Le retate della polizia  e i continui processi sconvolgono l'organizzazione. 

Centri di propaganda e agitazione anarchica sono creati in Tunisia da Niccolò Converti, il quale fonda anche un giornale, "L'operaio, organo degli anarchici di Tunisi e della Sicilia", e in Egitto, a opera di italiani che danno vita nello stesso anno al foglio "Il lavoratore", e dove nel 1882 Malatesta, Ceccarelli e Marocco cercheranno di infondere contenuti sociali nell'ostilità anti-inglese. 



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