Sono sicuramente un mostruoso prodotto del capitalismo, del parlamentarismo, della centralizzazione e del funzionarismo. Volendo, in altri termini sono proprio queste le situazioni primitive attraverso le quali mi sono costruito. La separazione dalla classe del lavoratori senza per altro la partecipazione alla direzione della politica e dell'economia, la devo al capitalismo. Al parlamentarismo devo l'idea delle libertà civiche, che è all'origine della mia maniacale passione per la libertà. Alla centralizzazione devo l'assoluta ignoranza del lavoro agricolo, l'odio per la provincia, la mancanza di attaccamento regionale, la sensibilità al mito di Paris grandville come dice Caillois. Al funzionarismo devo la totale incompetenza in materia di denaro, certamente ultima incarnazione dell'“integrità" e del “disinteresse" di una famiglia di funzionari, gli devo anche l'idea dell'universalità della Ragione, dato che la vestale del razionalismo in Francia è il funzionario. A tutte queste astrazioni insieme devo il mio essere astratto e sradicato. Mi sarei forse potuto salvare se la natura mi avesse dotato di sensualità, ma, in questo, sono un freddo. Eccomi allora "per aria" senza alcun aggancio, non avendo conosciuto né l'unione con la tetra attraverso il lavoro dei campi, né l'unione con una classe per comunanza di interessi, né l'unione dei corpi per il piacere. La morte di mio padre, il nuovo matrimonio di mia madre e i dissapori col padrigno mi hanno sottratto molto presto all'influenza familiare, l'ostilità dei compagni di scuola mi ha insegnato a ripiegarmi su me stesso. Il mio corpo sano, vigoroso, docile e discreto non fa mai parlare di sé, salvo qualche volta rivoltarsi bruscamente in una crisi di coliche renali. Non sono solidale in niente, nemmeno con me stesso, non ho bisogno di nessuno ne di alcunché. Così è il personaggio che mi sono costruito nel corso di trentaquattro anni di vita.
“La libertà, come la ragione, non esiste e non si manifesta che attraverso la derisione incessante del proprio operato, perisce non appena viene idolatrata" (Proudhon, Confessioni di un rivoluzionario). (Tratto da Quaderni Intimi)
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