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giovedì 17 dicembre 2020

Alle origini dell’anarchia - Parte Ventesima

1878 

11 maggio. Un lattoniere ventunenne di Lipsia spara a Berlino all'imperatore di Germania Guglielmo I, mancandolo. Emil Heinrich Maximilian Hiidel, di vaghe idee socialiste e anarchiche, intende protestare contro la misera condizione operaia e la disoccupazione dilagante. Condannato a morte per decapitazione, il giovane affronta coraggiosamente il supplizio e viene ucciso il 16 luglio. 2 giugno. Il filosofo Karl Eduard Nobiling ferisce Guglielmo I con due colpi di un fucile da caccia. Il cancelliere Bismarck approfitta del clima creato dagli attentati per far approvare un suo progetto di legge che colpisce i socialisti e tutta  l'opposizione. 25 ottobre. Il giovane operaio di Tarragona Juan Oliva Moncasi cerca di sparare al re Alfonso XII a Madrid ma viene disarmato dalla folla. Condannato a morte, Moncasi  rifiuta di chiedere la grazia al re, e viene strangolato dal garrote il 4 dicembre. 

17 novembre. Giunto a Napoli in visita, il re d'Italia Umberto I viene ferito leggermente durante un giro in carrozza dal pugnale di Giovanni Passanante, cuoco, nato in Basilicata (1847). Con dannato a morte e graziato da Umberto, Passanante morirà nel reclusorio di Montelupo nel 1910. 

1880 

L'agente provocatore si fa chiamare Serreaux, ma in realtà è Egide Spilleux, nazionalità belga. Predica con violenza il ricorso all'azione violenta. Offre 3000 franchi per la fondazione di un giornale anarchico (la somma richiesta per legge), e un finanziamento di 1500 franchi al mese per sei mesi. Chi ci dà il denaro, domandano gli anarchici parigini. Una vecchia lady di Londra, una simpatizzante, risponde vago Serreaux, l'agente inviato nell'ambiente anarchico da Louis Andrieux, prefetto di polizia di Parigi. E lui che fornisce i fondi. L'anarchismo francese cerca in questi anni di sollevarsi dal «genocidio dei rivoluzionari» praticato dopo la sconfitta della Comune. Il terrorismo non è molto diffuso, né come prassi né come teorizzazione rivoluzionaria, anche se i gruppi anarchici hanno nomi terribili come «Les Vengeurs», «Ligue des Antipatriotes», «Les Indomptables», «L'Insurgé», «L'Interdit»; c'è anche il gruppo degli «Introvabili»... Il 27 dicembre 1880 il Parti Ouvrier Socialiste approva il Manifesto del comitato centrale elettorale, pubblicato l'indomani da "Le Prolétaire", «giornale repubblicano degli operai democratici socialisti». Il manifesto rivendica un programma di «partito operaio» di nuova costituzione, espressione dei congressi operai. Alle «candidature politiche» vengono opposte «candidature di classe». L'appello rivolto «ai lavoratori dei venti arrondissements di Parigi» termina con il motto della Prima Internazionale: «L'emancipazione dei lavoratori è possibile solo per opera dei lavoratori stessi», e l'incitamento: «Cosí, voi avrete dato il vostro contributo alla fondazione della vera Repubblica, la Repubblica sociale!». Il  linguaggio è indubbiamente «rivoluzionario», e parallelamente a quanto accade in Italia, destinato a far breccia nell'animo dei lavoratori. Bisogna quindi correre ai ripari, illuminare le masse sull'illusione delle riforme mediante il voto. E nel pieno della campagna elettorale, il 12 settembre 1880, che gli anarchici riescono a pubblicare il loro settimanale, che fin dalla testata cerca di strappare ai socialisti riformisti l'insegna della Repubblica sociale. Il giornale si chiama infatti "La Révolution sociale". È il primo foglio anarchico pubblicato in Francia dopo la Comune. Serreaux ha lavorato bene. Non è riuscito a convincere tutti gli anarchici con la storiella della lady simpatizzante, ma la sua astuzia ha avuto ragione di parecchie diffidenze. Gli esponenti dell'anarchismo francese, Elisée Reclus e Jean Grave, come pure Kropotkin e Malatesta, non abboccano, ma la spia ha convinto un noto libertario, Emile Gautier, ad andare a Londra a toccare con mano la consistenza della misteriosa benefattrice. Una complice, istruita da Serreaux recita a meraviglia la  parte della benefica ereditiera. Scriverà Andrieux nelle sue memorie: «Dare agli anarchici un giornale era come stabilire una linea telefonica diretta tra il centro cospirativo e l'ufficio del Prefetto di Polizia» (Louis Andrieux, Souvenirs d'un préfet de police, Parigi, 1906-1910). 



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