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giovedì 28 gennaio 2021

Alle origini dell’anarchia – Parte ventiseiesima e ultima

Aprile. Nella logica di un anarchismo culturalista e «ragionevole» che disgusta gli anarchici più giovani e combattivi, ammiratori di Albert "Libertad", il tipografo ed  ex calzolaio Jean Grave ha l'idea di organizzare conferenze a pagamento con tombola per sostenere il giornale "Les Temps nouveaux". In gioventù Grave era stato per l'azione violenta e al congresso anarchico di  Lione del 1880 aveva sostenuto l'espropriazione di tutti i mezzi  di produzione, «del suolo e del sottosuolo e di tutto ciò che costituisce la proprietà individuale e che deve essere messo a profitto della società con la forza, cioè a colpi di fucile». Si era poi  espresso contro l'espropriazione individuale e dopo il «ravacholismo» si era dedicato alla stampa che eseguiva a mano in un minuscolo sottoscala di rue Mouffetard a Parigi. La prima tombola rende, dedotte le spese, 950 franchi, e Grave entusiasta la ripete con regolarità. I premi sono forniti da simpatizzanti: si può vincere un acquerello di Signac, un disegno di Van Dongen, tavole di Francis Jourdan; contribuisce alle sottoscrizioni anche Léon Daudet, che tra  poco si sposterà verso il federalismo monarchico. Un dottore offre un «accouchement gratuit dans le périmètre de Paris» (un parto gratuito in Parigi). E il  momento in cui l'anarchia gode delle simpatie generali tra gli intellettuali e gli artisti anche borghesi. Sia prima sia dopo le persecuzioni del 1893-94, la propaganda con gli scritti e con la parola svolge una considerevole funzione educativa. Nel corso del 1895 sono ricomparse le pubblicazioni anarchiche: tra le più note, "Les Temps nouveaux" (fondato dal «pontefice» Jean Grave a Parigi il 4 maggio 1895 per continuare l'opera di "Le Révolte e "La Révolte"), che uscirà fino al 1° agosto 1914;  "Le  Libertaire" (fondato da Sébastien Faure il 16 novembre 1895) e "La Sociale" (diretto da Emile Pouget, sindacalista rivoluzionario, dal maggio 1895 all'ottobre 1896). Dal 1905 gli individualisti avranno un loro organo particolare, "L'Anarchie",  fondato da Libertad il 13 aprile; cesserà le pubblicazioni il 16 luglio 1914.

1900 

29 luglio. L'operaio tessitore Gaetano Bresci, di Prato, giunto in Italia da Paterson, New Jersey, dove lavorava come stampatore serico alla Hamil and Both, colpisce con tre colpi di pistola Umberto I in visita a Monza. La morte è immediata. Bresci è condannato all'ergastolo: morirà nel penitenziario di Santo Stefano, in circostanze non ancora chiarite (ma probabilmente «suicidato» dalla polizia)  il 22 maggio 1901. Non è estraneo al «suicidio di Stato» l'ispettore Alessandro Doria, che se l'era cavata brillantemente al processo dei «complici» di Acciarito scaricando su un collega la  responsabilità dei mezzi adottati per far parlare l'anarchico. Un mese dopo la morte di Bresci, Doria è promosso alla Direzione generale delle carceri del regno, e il suo stipendio passa di colpo da 4500 lire a 9500 lire annue. —  Con i fratelli Jestis e Enrique, Ricardo Flores Magòn, uno dei padri della Rivoluzione messicana, fonda il giornale anarco-sindacalista "Regeneración" che avrà un peso notevole negli avvenimenti del paese sollevando la classe operaia urbana contro  la dittatura di Diaz. I fratelli Flores Magòn passano lunghi anni in esilio, e per la loro attività libertaria sono ripetutamente  imprigionati negli Stati Uniti, ove Ricardo morirà nel 1922.



NELLA PALUDE – Georg Trakl


Qualcuno va sotto il vento nero; leggere e secche frusciano le canne

nella calma della palude. Nel cielo grigio

un volo di uccelli selvatici trapassa;

Di traverso sulle acque di tenebra.


Improvviso. Nella capanna cadente

scuote le ali nere la putredine;

storte betulle tremano al vento.


La sera nell'osteria abbandonata. Sulla via di casa la quieta

angoscia di greggi che pascolano tardi,


Una visione nella notte: i rospi emergono dalle acque argentee.


Georg Trakl, nato a Salisburgo nel 1887 (morto nel 1914 a Cracovia).Si legò alla sorella minore, Margarete (Grete), in un rapporto poi diventato incestuoso e che segnerà pesantemente la vita di entrambi, tanto che la sorella si ucciderà poco dopo la sua morte. Nel 1905 lasciò gli studi per andare a lavorare in una farmacia come apprendista. Cominciò così ad avere dimestichezza con le droghe, di cui farà uso per tutta la vita. Era nel frattempo entrato in un circolo di poesia e scriveva recensioni su giornali locali. Si diplomò in farmacia. Per qualche anno prova e abbandona dopo poche ore di lavoro, più posti di lavoro, trascinato dall'inquietudine che non gli impedisce di scrivere. Richiamato in guerra, è ufficiale addetto alla sanità nella battaglia di Grodek: assiste da solo un centinaio di feriti gravissimi, è sconvolto dall’impiccagione di 13 ruteni sugli alberi di fronte alla sua tenda. Nell'angoscia tenta, pochi giorni dopo, il suicidio ma viene salvato e ricoverato nell'ospedale psichiatrico di Cracovia dove, una settimana dopo, si uccide con un'overdose di cocaina. 

(Georg Trakl sente di rappresentare la sua epoca, di incarnarla e assumerla su di sé in tutte le sue lacerazioni, proprio in quanto si sente sradicato da ogni contesto sociale, straniero alla propria casa, così come alla civiltà e al mondo. L'universalità della sua poesia è nell'estrema esperienza di un destino che sembra aver privato l'individuo di ogni rapporto con la totalità degli altri uomini. Per Trakl il mondo è costituito da frammenti che vanno alla deriva, da particolari spezzati e disgregati, che nella loro miseria possono esprimere solo la nostalgia di un'unità perduta.)


Pazienza, etica e tolleranza nel pensiero di Eliseo Reclus

Tra il difensore della giustizia e il complice del crimine non ci son vie di mezzo! In questo campo, come in tutte le altre questioni sociali, si pone il grande problema che si discute tra Tolstoi e gli altri anarchici, quello della non-resistenza o della resistenza al male. Da parte nostra, pensiamo che l'offeso che non resiste consegna in anticipo gli umili ed i miseri agli oppressori ed ai ricchi. Resistiamo senza odio, senza rancore né spirito di vendetta, con tutta la dolcezza serena del filosofo e la sua volontà intima in ciascuno dei suoi atti, ma resistiamo!" (...) "Dal punto di vista rivoluzionario, mi asterrò dal preconizzare la violenza e sono desolato quando degli amici trasportati dalla passione si lasciano andare all'idea della vendetta, tanto poco scientifica, sterile. Ma la difesa armata di un diritto non significa violenza" (...) "Quotidianamente si compiono tante ingiustizie, tante crudeltà individuali e collettive che non ci si stupirebbe di vedere nascere continuamente tutta una messe di odii... e l'odio è sempre cieco" (...) "Naturalmente, ammiro la nobile personalità di Ravachol, come si è andata rivelando persino durante gli interrogatori di polizia. È pure superfluo aggiungere che considero ogni rivolta contro l'oppressione come un atto buono e giusto. "Contro l'iniquità la rivendicazione è eterna". Ma dire che "i mezzi violenti sono gli unici davvero efficaci", oh no, sarebbe come dire che la collera è il più efficace dei ragionamenti! Essa ha la sua ragion d'essere, ha il suo giorno e la sua ora, ma la lenta penetrazione della parola e dell'affetto nel pensiero ha tutt'altra potenza. Già per definizione, la violenza impulsiva non vede che lo scopo; sollecita la giustizia con l'ingiustizia; vede "rosso", ossia l'occhio ha perduto la sua chiarezza. Ciò non impedisce affatto che il personaggio di Ravachol, così come lo vedo io e come lo tramanderà la leggenda, non sia una figura grandissima.


giovedì 21 gennaio 2021

Alle origini dell’anarchia – Parte venticinquesima

1897 

In opposizione alle tendenze fortemente centralizzatrici della socialdemocrazia tedesca, i Localisti formano la Freie Vereinigung Deutscher Gewerkschaften (Libera Lega dei Sindacati Operai Tedeschi). I suoi membri costituiscono l'ala sinistra del partito socialdemocratico, ma negli anni precedenti la prima guerra mondiale sotto l'influenza dell'anarco-sindacalismo francese romperanno decisamente con il parlamentarismo; nel 1908 Landauer fonderà la  Sozialistische Bund evolvendo verso il comunismo consiliare. 22 aprile. Il giovane Pietro Acciarito cerca di pugnalare re Umberto che evita il colpo. L'anarchico viene arrestato e condannato all'ergastolo dopo un processo-farsa durato un giorno e mezzo. Acciarito dichiara di non avere complici. L'anarchico italiano Michele Angiolillo parte da Londra deciso a vendicare le centinaia di lavoratori torturati nella prigione di Montjuich (Barcellona) e i cinque di essi fatti garrottare, pur se palesemente innocenti, dal reazionario presidente del Consiglio spagnolo Antonio Canovas del Castillo. Dopo i massacri, gli scampati vengono deportati nella micidiale colonia africana del Rio d'Oro, e Canovas va a riposarsi nella cittadina termale dei Pirenei, Santa Aguada. Qui lo raggiunge e lo  abbatte a rivoltellate l'anarchico italiano, che verrà a sua volta ucciso con il garrote. Cresce nel mondo la protesta contro la repressione spagnola. 

1898 

Maggio. Il generale Bava Beccaris, col pieno appoggio di re Umberto I, risponde con i cannoni ai milanesi che chiedono pane e lavoro. Cadono centinaia di popolani. A Milano  vengono alzate le barricate, ma l'esercito ha la meglio con 2 sole perdite. Umberto decora Bava con la croce di Grand'Ufficiale dell'Ordine militare di Savoia. 10 settembre. A  Ginevra, sul viale che porta all'imbarcadero, di fronte all'Hotel Beau Rivage, l'anziana imperatrice Elisabetta d'Austria viene colpita a morte dall'anarchico italiano Luigi Luccheni, nato a Parigi nel 1873, che si serve di una lima triangolare, finissima. L'attentatore, condannato all'ergastolo, dichiara al processo di avere voluto «colpire in Elisabetta i persecutori degli operai». 

1899 

5 gennaio. Si apre a Teramo il processo contro i «complici» di Acciarito. Regista della macchinazione poliziesca è l'ispettore Doria, che per convincere Acciarito a chiedere  la  grazia per sé e i «complici» gli aveva fatto credere di essere padre di un bambino bisognoso di cure. Acciarito cade nel tranello, ma al processo scopre di non essere padre e furente racconta ai giudici l'incredibile vicenda. 



 

Il cinema, uno stile rivoluzionario – Robert Kramer


Una delle cose che rendono Robert Kramer un artista così importante è il fatto che la sua opera sia ideologicamente impegnata senza essere limitata dalla superficialità dei modelli ideologici. È politica, ma non si arrende alla tendenziosità e all'analisi politica. È sociologicamente acuta, ma non soccombe alla tendenza alla spersonalizzazione propria del sapere sociologico.  

A tutti quei registi che accettano la regola, imposta dalla società, della chiarezza d'esposizione, che credono che il cinema debba usare il lessico universalmente accettato per essere «convincente», noi essenzialmente diciamo: «Al di là delle vostre ragioni, al di là dei vostri presunti "contenuti", non fate altro che sostenere e rafforzare questa società. Siete parte del meccanismo che mantiene la stabilità attraverso la reintegrazione. I vostri film contribuiscono a tenere insieme il tutto. E infine, al di là della versione che date, avete già scelto da che parte stare. Fateci caso: il vostro senso dell'ordine e della forma è già una scelta politica. Non parlatemi di "contenuto", ma se lo fate vi rispondo che non potete confinare i nostri "contenuti" in significati legittimi e approvati, perché se questo è il modo in cui trattate il "contenuto", vuol dire non ne avete capito il senso. Il contenuto rivoluzionario non esiste, come non esiste uno spirito rivoluzionario esposto all'ispezione e alla vendita sul bancone degli acquisti e degli affari». Vogliamo fare film che diano fastidio, che scuotano le convinzioni, che costituiscano una minaccia, che non si vendano tramite tecniche di persuasione indiretta, ma che ideale impossibile esplodano come delle granate in faccia alla gente o aprano le menti come un apriscatole di tutto rispetto.” 


La schiavitù nel ventunesimo secolo

Nel nome del progresso, lo sviluppo su scala mondiale e l'impero stanno schiavizzando l'umanità e distruggendo la natura, dappertutto. Il rullo compressore noto come globalizzazione ha assorbito quasi ogni opposizione, schiacciando la resistenza per mezzo di un sistema capitalistico e tecnologico implacabile e universalizzante. Un senso di fatalità prossimo al nichilismo viene accettato come risposta inevitabile alla modernità. Ma le ragioni che stanno dietro al cambiamento globale si palesano agli occhi di chi voglia esaminarne i presupposti fondamentali. Il degrado della vita, che avanza a pieno ritmo in ogni ambito, deriva dalle dinamiche della civilizzazione stessa. L'addomesticamento degli animali e delle piante, un processo vecchio di appena diecimila anni, ha pervaso ogni centimetro quadrato del pianeta. Il risultato è l'eliminazione dell'autonomia e della salute individuale e comunitaria, oltre alla distruzione dilagante e accelerata, del mondo naturale. La globalizzazione non è una novità. La divisione del lavoro, l'urbanizzazione, la conquista, l'esproprio e le diaspore sono state parte integrante e fardello della condizione umana sin dall'inizio della civilizzazione. Ma la globalizzazione spinge il processo di addomesticamento a nuovi livelli. Adesso il capitale mondiale vuole sfruttare tutta la vita a disposizione; questo è uno dei tratti caratteristici e originali della globalizzazione. Agli albori del Ventesimo secolo, alcuni osservatori constatarono l'instabilità e la frammentazione che necessariamente accompagnavano la modernizzazione. Queste diventano ancora più evidenti nella fase attuale, molto probabilmente quella terminale. Il progetto di integrazione attraverso il controllo planetario provoca ovunque disintegrazione: maggior sradicamento, ripiegamento, inutilità... e nulla di tutto questo è comparso nel volgere di una notte.  


giovedì 14 gennaio 2021

Alle origini dell’anarchia – Parte ventiquattresima

1893 

Maggio. L'anarchico individualista siciliano Paolo Schicchi è condannato a Viterbo a 12  anni per un attentato solo dimostrativo al consolato spagnolo a  Genova (ha tolto la dinamite per non fare vittime innocenti). Schicchi aveva pubblicato a Barcellona due numeri di "El Porvenir anarquista"; arrestato, era stato ferocemente torturato dalla polizia, e rilasciato voleva vendicarsi. Schicchi morirà  a Palermo nel 1950, dopo una lunga esistenza di attività individualista in Svizzera, Spagna e Italia, ove contrasta i «ragionanti» Malatesta, Merlino e Gori. 9 dicembre. L'anarchico Auguste Vaillant lancia una bomba dalla galleria della Camera dei deputati a Parigi per protestare contro la politica repressiva del governo di Casimir Perier. Nessuno muore, restano feriti alcuni deputati. Vaillant viene condannato a morte. La sua domanda di grazia viene respinta dal presidente Sadi Carnot. Vaillant viene ucciso l'anno successivo. 

1894 

5 febbraio. Auguste Vaillant viene ucciso all'alba. Affronta con coraggio la ghigliottina   gridando: «Viva l'Anarchia! La mia morte sarà vendicata». Una settimana dopo, il giovane figlio di un famoso comunardo, Emile Henry, lancia per rappresaglia una    bomba contro l'elegante Café Terminus (di fronte alla parigina Gare St.-Lazare), ferendo  venti persone di cui una mortalmente. Letterato di grande talento, Henry era stato spinto al terrorismo dall'esecuzione di Vaillant e  Ravachol. Viene ghigliottinato il 21 maggio. 24 giugno. Il giovane fornaio italiano Sante Caserio, che aveva  giurato di uccidere Sadi Carnot per vendicare la morte di Vaillant, pugnala al fegato il presidente in visita a Lione gridando: «Vive la Révolution! Vive l'Anarchie!». Sadi Carnot muore e l'isterismo anti-anarchico dilaga. In Francia gli italiani vengono  perseguitati dalla polizia nel quadro delle indagini anti-terroristiche e assaliti dalla folla che tenta di linciarli considerandoli tutti anarchici. Un processo di inaudita illegalità (il presidente della Corte all'inizio tiene un discorso ai giurati invitandoli a  condannare a morte l'anarchico italiano) in soli due giorni lo destina al patibolo. Caserio si rifiuta di firmare la domanda di  grazia e viene decapitato a Lione il  15 agosto. 

1895 

Gennaio. Con l'arrivo a Londra dell'ex rilegatore tedesco Rudolf Rocker (nato a Berlino nel 1873) comincia il periodo più vivace dell'anarchismo ebraico-inglese che nel 1885 ha dato vita a "Der Arbeter Fraint". Sorgono circoli libertari tra gli immigrati  a Soho e  Whitechapel (Londra). Primo passo verso l'unificazione sindacale che si realizzerà nel 1902: la Fédération Nationale des Syndicats si trasforma in Confédération  Générale du Travail, attirando (solo per qualche mese) le decentraliste Bourses du Travail guidate da Fernand Pelloutier. 20 ottobre. Fernand   Pelloutier inaugura la sua (breve) collaborazione alla rivista "Les Temps nouveaux" degli anarchici perbene Grave, Kropotkin e  Reclus, con l'articolo intitolato l'anarchismo e i sindacati operai che espone le idee fondamentali del sindacalismo   rivoluzionario. Se le bombe  degli anni 1892-1894 sono state la reazione disperata alla frustrazione provocata dai massacri della Comune, l'anarco-sindacalismo è la risposta di massa al vicolo cieco in cui il terrorismo ha cacciato il movimento. La sterilità dei sacrifici dei terroristi ha spinto all'azione collettiva, che con la fondazione della CGT avrà uno sbocco di massa nel decennio 1900-1910. Per limitare il pericolo della burocrazia Pelloutier propone la revocabilità permanente  dei funzionari. 



THE HACKER - Clock Dva

Un omicidio digitale

Programmato da terroristi matematici

Al di là dei confini morali

Hacking silenzioso

Una piaga binaria

fornire informazioni

Questo è il momento dell'hacker

Questo è il codice dell'hacker

Questo è l'hacker

Un'algebra della paura

nel linguaggio delle macchine

Immune alle mie emozioni umane

Dentro ai sistemi globali

Silenziosamente in silenzio

Un labirinto digitale

Tagliando informazioni

Questa è la via dell'hacker

Questo è l'estremismo dell'hacker

Questo è l'hacker

Proteggi adesso o sarai cancellato per sempre

Un virus binario

Scatenato da programmatori sovversivi

Dentro a sistemi aziendali

Mangiare in silenzio

L'onda endemica

Cancellando informazioni

Questo è il segno dell'hacker

Questo è il genio dell'hacker

Questo è l'hacker

Impara subito

O sarai tagliato fuori per sempre


L’UOMO NERO

Quello che sta nascosto di giorno, e odia la luce. Sta nell’ombra. L’uomo nero, invisibile, confuso nella notte, privo di figura, di contorni, di volto, di nome, di identità. Una grande massa oscura che viene designata nella sua paurosa alterità. L’uomo nero, eterna macchina da paura. Ed è questo il primo senso del servo: produrre paura. Di come la paura sia una formidabile risorsa politica hanno detto in tanti, e basti ricordare colui che ha pensato la sovranità politica moderna, Thomas Hobbes: l’uomo rinuncia volontariamente ai propri diritti nella misura in cui ha paura dell’altro uomo, fatto lupo. Più si crea l’immagine dell’altro in quanto mostro, tanto più l’individuo rinuncerà ai propri diritti – dunque a se stesso in quanto umano, propriamente – per avere salva la vita. Produrre paura è essenziale in tempi d’emergenza come questi, per il rapporto direttamente proporzionale tra paura e rinuncia dei diritti e rafforzamento del potere sovrano. Il sistema Spettacolare è lì anche per questo: produce fantasmi per natura, e quello dell’uomo nero è facile da produrre, è un effetto ottico di moltiplicazione. Basta parlare di immigrazione quando si parla di criminalità e il gioco è fatto, si crea un frame che resta inciso nelle reti neurali vita natural durante. Ma quanto più gli immigrati vengono concepiti/prodotti in quanto uomini neri, tanto più vengono animalizzati e respinti ai margini dell’umano. Vengono resi, sempre di più, cose. E, in particolare macchine produttive. Il tipo ideale del lavoratore, da sempre desiderato da un sistema fondato esclusivamente sul profitto: in quanto invisibili, essi non hanno nulla da reclamare, da rivendicare, e possono essere usati esattamente come macchine. Non sono umani, gli uomini neri, verdi e blu. Essi servono. Servono in molte guise. Servono, anzitutto in quanto uomini di colore. 


giovedì 7 gennaio 2021

Alle origini dell’anarchia – Parte Ventitreesima

1891 

Gli anarchici non sono invitati al congresso socialista di Bruxelles. L'avvocato Merlino riesce a entrare, ma il secondo giorno viene arrestato dalla polizia belga ed espulso dal paese. (Gli  anarchici accuseranno poi i marxisti di avere informato la polizia della   presenza dell'anarchico italiano). Sempre al secondo giorno il congresso espelle gli anarchici spagnoli. Agli anarchici belgi i socialisti vietano l'ingresso sin dall'inizio. Può restare in sala soltanto Nieuwenhuis, che tra le continue interruzioni dei marxisti cerca di mettere all'ordine del giorno gli scottanti problemi del parlamentarismo e del suffragio universale. Nieuwenhuis è il primo a porre con vigore anche il problema dell'atteggiamento da tenere in caso di guerra (comincia a delinearsi infatti il pericolo di un conflitto europeo). Egli propone uno sciopero generale da scatenare se gli Stati dichiarano guerra. La proposta viene respinta dalla maggioranza marxista, la quale si fa forte anche dell'appoggio del vecchio Engels, ormai irretito dalla socialdemocrazia tedesca. Questa sostiene che l'operaio tedesco è ormai un cittadino rappresentato al Reichstag (parlamento) e ha verso la Germania certi doveri che devono anteporsi a quelli verso la propria classe. Ed Engels, che ha allevato il capo dei «revisionisti» socialdemocratici tedeschi, l'ex operaio metallurgico Eduard Bernstein, non ha la fermezza di ribadire il fondamento del Manifesto comunista, secondo cui «il proletariato non ha patria»; dichiara anzi che i socialdemocratici tedeschi devono approvare lo stanziamento di crediti per la guerra in caso di attacco russo. Esce a Boston il romanzo The Anarchists: A Picture of Society at the Close of the Nineteenth Century di John Henry Mackay, ricco scozzese (era nato a Greenock) naturalizzato tedesco. L'anno precedente aveva incontrato a Londra Marie Dahnhardt,  la vedova di Johann Caspar Schmidt (Max Stirner), e aveva   scritto una biografia del teorico dell'individualismo deceduto nel 1856. Contemporaneamente alla riscoperta di Stirner, i «giovani» socialisti espulsi dal partito  socialdemocratico tedesco, formano, l'8 novembre 1891, un'organizzazione  indipendente (i Localisti) che Gustav Landauer porta rapidamente su posizioni anarchiche e di cui dal 1893 dirige il giornale "Der Sozialist". 

1892 

11 luglio. A Montbrison, condannato a morte per una serie di delitti di natura non sempre politica, il tintore trentatreenne Koenigstein detto Ravachol affronta con coraggio il supplizio cantando una vecchia canzone anticlericale. 23 luglio. In appoggio alla lotta degli operai di Homestead, il giovane anarchico di origine russa Aleksandr  Berkman spara, ferendolo, al magnate delle acciaierie Henry Clay Frick. Frick  aveva fatto uccidere diversi scioperanti dai «pistoleros» della Pinkerton. Berkman sarà condannato a 21 anni di carcere. 



LA CICATRICE INTERIEURE – Philippe Garrel

La Cicatrice Interieure, un'opera affascinante che già nel titolo riassume la tematica principale prediletta dal regista, ovvero la separazione / la frattura. Una coppia in crisi, un bambino (in questo film interpretato dal figlio di Nico), un'ambiente all'apparenza non identificabile con nessun luogo specifico, quasi onirico, surreale e un tempo indefinito. Nel film La Cicatrice Interieure lo spazio diventa il vero protagonista, svuotandosi della semplice funzione rappresentativa e assumendo caratteristiche dal forte valore simbolico legate all'origine della vita dell'uomo il cerchio di fuoco, la lava nelle mani di Pierre Clementi, la cascata, il mare. Esso assorbe i corpi, disorientati, assenti e vaganti all'interno di distese ghiacciate, spiagge desertiche, cascate e vulcani in eruzione; l'ambiente, con la sua sconfinata immensità, amplifica la solitudine e il vuoto esistenziale dei protagonisti. Garrel conferma il suo interesse a realizzare un tipo di cinema svincolato il più possibile dalle regole tradizionali della narrazione: dal montaggio alla sceneggiatura, fino alla recitazione degli attori, mettendo al contrario in risalto, tutti quegli elementi nuovi che rappresentano la modernità nel cinema: la riduzione o quasi totale assenza dialogica (le poche frasi che Nico pronuncia si disperdono nei lontani orizzonti dell'ambiente circostante), la fissità dell'immagine, la contemplazione degli spazi, il minimalismo.

«Ho  avuto un periodo per così dire avanguardista, che va fino a Le lit de la vierge, dove cercavo  di fare tutto, di rendere conto di un'esperienza.., era del "cinéma-témoin"; quando dico vanguardista è perché tentavo di fare un cinema infinitamente moderno; mentre  adesso mi sono lanciato da un anno e mezzo  su un film che è vera mente un film neoclassico, che voglio perfetto. Ho già fatto quattro paesi: USA, Italia, Egitto, Islanda, e terminerò nel Nepal. Questo perché sono arrivato a un livello di esigenza  con me stesso per cui mi permetto la rottura, cosa che non mi permettevo mai prima. Prima  avevo voglia di essere di punta, adesso voglio essere il più antico di tutti Voglio essere molto perfezionista. Prima era molto importante fare cose giuste, facevo un cinema da adolescente; ora ho voglia di fare un film completamente senza età, che avrebbe potuto essere fatto novant'anni fa, o fra novant'anni. Il film che sto per fare adesso è una tragedia musicale, esoterica, veramente esoterica, che attinge al tutto:
tutta la vecchia cultura senza mai fermarsi su alcun punto della vecchia cultura, ma la direzione è veramente la vecchia cultura. Ho realizzato La Cicatrice Interieure, il mio primo film a colori in esterni. Era piuttosto costoso. Sono stato costretto a fermarmi per motivi economici. Giravo un quarto d'ora, mi fermavo e montavo quel quarto d'ora. Trovavo i soldi man mano. E stato un  modo produttivo e pratico di girare un film a colori e in esterni. Arrivato a un terzo di La cicatrice, ero distrutto dalla fatica. Era normale. Avevo solo ventun anni. Dovevo maneggiare macchine da  presa americane  35mm di grandi dimensioni. Giravo con un budget che era cento volte quello che usavo per vivere
» (Philippe Garrel)



LA PROFESSIONE COME AUTORITÀ

Questa autorità professionale comprende tre ruoli: l'autorità sapienziale del consigliare, istruire e dirigere; l'autorità morale che rende non solo utile ma obbligatorio quanto prescritto; e l'autorità carismatica che permette al professionista di appellarsi a qualche interesse superiore del suo cliente.

I professionisti esperti vi dicono invece ciò di cui avete bisogno e rivendicano il potere di prescrivere. Non vi propongono solo ciò che è buono, ma vi ordinano di fatto ciò che è giusto. Non è il livello del reddito, la lunga formazione, i compiti delicati e nemmeno la posizione sociale che contraddistingue il professionista. E' piuttosto la sua autorità a definire una persona come cliente, a decidere di che cosa questa ha bisogno e nel fornirle una prescrizione. Per esempio, il medico generico è  divenuto il dottore quando ha lasciato il commercio delle medicine al farmacista è ha tenuto  per sé quello delle ricette. E' divenuto uno scienziato della salute quando la sua corporazione ha avocato a sé tutte queste autorità e ha cominciato a trattare con casi anziché con persone, ritrovandosi, quindi, a tutelare gli interessi della società invece che quelli dell'individuo. Gli specialisti sanitari ed economici hanno acquisito l'autorità di determinare quale assistenza sanitaria debba essere erogata nella società. La corporazione medica rivendica il potere di sottoporre a diagnosi l'intera popolazione al fine di identificare tutti coloro che potrebbero essere dei clienti potenziali, esse sanno in che modo devono essere allevati i bambini, quali studenti devono o meno proseguire negli studi e quali droghe si possono o meno ingerire.

L'acritica accettazione sociale delle esperte professioni dominanti è a tutti gli effetti un evento politico. Ogni nuova proclamazione di legittimazione professionale sta a significare che le competenze della sfera politica - legislative, esecutive  e giurisdizionali - perdono una parte dei propri caratteri e della propria indipendenza. La cosa pubblica passa dalle mani di rappresentanti eletti dal popolo a quelle di una élite autolegittimata.