La Cicatrice Interieure, un'opera affascinante che già nel titolo riassume la tematica principale prediletta dal regista, ovvero la separazione / la frattura. Una coppia in crisi, un bambino (in questo film interpretato dal figlio di Nico), un'ambiente all'apparenza non identificabile con nessun luogo specifico, quasi onirico, surreale e un tempo indefinito. Nel film La Cicatrice Interieure lo spazio diventa il vero protagonista, svuotandosi della semplice funzione rappresentativa e assumendo caratteristiche dal forte valore simbolico legate all'origine della vita dell'uomo il cerchio di fuoco, la lava nelle mani di Pierre Clementi, la cascata, il mare. Esso assorbe i corpi, disorientati, assenti e vaganti all'interno di distese ghiacciate, spiagge desertiche, cascate e vulcani in eruzione; l'ambiente, con la sua sconfinata immensità, amplifica la solitudine e il vuoto esistenziale dei protagonisti. Garrel conferma il suo interesse a realizzare un tipo di cinema svincolato il più possibile dalle regole tradizionali della narrazione: dal montaggio alla sceneggiatura, fino alla recitazione degli attori, mettendo al contrario in risalto, tutti quegli elementi nuovi che rappresentano la modernità nel cinema: la riduzione o quasi totale assenza dialogica (le poche frasi che Nico pronuncia si disperdono nei lontani orizzonti dell'ambiente circostante), la fissità dell'immagine, la contemplazione degli spazi, il minimalismo.
«Ho avuto un periodo per così dire avanguardista, che va fino a Le lit de la vierge, dove cercavo di fare tutto, di rendere conto di un'esperienza.., era del "cinéma-témoin"; quando dico vanguardista è perché tentavo di fare un cinema infinitamente moderno; mentre adesso mi sono lanciato da un anno e mezzo su un film che è vera mente un film neoclassico, che voglio perfetto. Ho già fatto quattro paesi: USA, Italia, Egitto, Islanda, e terminerò nel Nepal. Questo perché sono arrivato a un livello di esigenza con me stesso per cui mi permetto la rottura, cosa che non mi permettevo mai prima. Prima avevo voglia di essere di punta, adesso voglio essere il più antico di tutti Voglio essere molto perfezionista. Prima era molto importante fare cose giuste, facevo un cinema da adolescente; ora ho voglia di fare un film completamente senza età, che avrebbe potuto essere fatto novant'anni fa, o fra novant'anni. Il film che sto per fare adesso è una tragedia musicale, esoterica, veramente esoterica, che attinge al tutto:
tutta la vecchia cultura senza mai fermarsi su alcun punto della vecchia cultura, ma la direzione è veramente la vecchia cultura. Ho realizzato La Cicatrice Interieure, il mio primo film a colori in esterni. Era piuttosto costoso. Sono stato costretto a fermarmi per motivi economici. Giravo un quarto d'ora, mi fermavo e montavo quel quarto d'ora. Trovavo i soldi man mano. E stato un modo produttivo e pratico di girare un film a colori e in esterni. Arrivato a un terzo di La cicatrice, ero distrutto dalla fatica. Era normale. Avevo solo ventun anni. Dovevo maneggiare macchine da presa americane 35mm di grandi dimensioni. Giravo con un budget che era cento volte quello che usavo per vivere» (Philippe Garrel)
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