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giovedì 7 dicembre 2023

L'INDISCRETO FASCINO DEL PECCATO – Pedro Almodovar

Madrid: Yolanda Bel, cantante e tossicodipendente, ricercata dalla polizia dopo la morte per overdose, eroina tagliata con stricnina del fidanzato, abbandona casa e lavoro e si rifugia, in attesa che si calmino le acque, in un convento di suore, le "Redentrici Umiliate", religiose dedite al recupero di assassine, tossiche e prostitute e distaccate a Madrid dalla sede generale di Albacete. Ultimamente, però, le pecorelle smarrite da redimere latitano spaventosamente, senza contare che la Marchesa, la moglie del defunto aristocratico che le finanziava, non ha alcuna intenzione di continuare con le donazioni: l'arrivo di Yolanda, perciò, appare ai loro occhi quasi come un segno della benevolenza divina. Le suore del convento, sono dedite ai vizi e alle depravazioni più disparate: dalla Madre Superiora, eroinomane e lesbica, che puntualmente si innamora di ognuna delle ragazze accolte di volta in volta nel convento, a Suor Maltrattata da Tutti, che scrive di nascosto, con lo pseudonimo di Concha Torres, romanzi pornografici, da Suor Perduta, che accudisce nel giardino del convento una tigre rubata da un circo, a Suor Vipera, che prepara vestiti da far indossare alla Madonna con l'aiuto del cappellano, che fuma anche sull'altare durante le funzioni, e a Suor Squallida, masochista e cuoca sui generis, che arricchisce le pietanze con cocaina o sostanze allucinogene. La nuova Madre

Badessa, però, piombata improvvisamente dalla casa generale di Albacete e indignata dalla stravaganza delle suore, ma completamente ignara dei loro torbidi segreti, ha intenzione di chiudere il convento, ma non ha fatto i conti con i progetti della Madre Superiora, che ha scritto al Papa per fondare il suo ordine religioso, finanziato grazie ai traffici di droga organizzati dalla sua pusher Lola. L’indiscreto fascino del peccato, operazione dalle esplicite referenze del cinema di Buñuel, incarna compiutamente le spinte più eversive del cinema di Almodovar. La dimensione più marcatamente eversiva, polemica di un cinema dirompente per temi e messa in scena, si mostra in maniera compiuta, forse per la prima volta nella carriera del regista spagnolo. L’ambientazione della storia, circoscritta praticamente ai soli interni del convento, permette al regista di dedicarsi a ripetute sequenze di chiaro stampo surrealista, senza mai perdere contatto con la concretezza del suo racconto. L'indiscreto fascino del peccato rivela il coraggio della provocazione irriguardosa, il gusto per l'eccesso e la dissacrazione, l'esplorazione dell'ambiguità (sessuale, istituzionale, sociale), l'assenza di compiacimenti manieristici, il folle amore per il mélo, che esplode e fiammeggia nelle realtà più degradate o tra le esistenze ai margini della società, lo sguardo sempre caustico con cui osserva l'amore e le passioni umane, qui trasfigurati in un'irriverente e irresistibile commistione di kitsch e ferocia. Un film che rifiuta tutte le istituzioni, dalla famiglia alla Chiesa, dalla polizia allo Stato, quello che resta sono i rapporti umani costruiti sulla reciproca fiducia, quelli sì in grado di trovare equilibri oltre le istituzioni e oltre il potere.




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