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giovedì 17 novembre 2011

IL MUNICIPALISMO COME FORMA DI CONFLITTO



Il nuovo municipio è dentro le reti lunghe della cooperazione decentrata tra città, è dentro la pratica della diplomazia dal basso, promuove la cooperazione tra sistemi territoriali contro l'idea della città competitiva, ascolta sviluppa e pratica le forme del conflitto così come proposte dal Movimento su scala locale e globale, si formatta a partire dalla presa d'atto del declino dello Stato nazionale e quindi del concetto popolo. Il nuovo Municipio come soggettività insorgente, come soggetto di parte che resiste e progetta nuovi percorsi di liberazione contro la globalizzazione dei mercati, che fortifica e controlla militarmente i territori della logistica e del flusso delle merci e ne abbandona tanti altri. In questo senso il problema di queste esperienze municipali è quello del superamento delle pratiche di rappresentanza in quanto esse strappano e alienano il controllo del comune alla grande massa dei cittadini.
Nessuna piccola patria, nessuna comunità chiusa autoescludente, ma nemmeno l'idea del bel governo che si è prodotta in alcune regioni italiane, non solo per un ragionevole dubbio circa la capacità progressiva di quel modello, ma anche e soprattutto perché è una forma residuale del non più, di una concertazione tra soggetti forti che allude a un blocco sociale e politico (partito, sindacato e grandi associazioni) che rischia di non vedere e di non saper interpretare le nuove cittadinanze insorgenti, le invisibilità che sono fuori dal Novecento (lavoratori precari e intermittenti, migranti, ceti medi impoveriti, lavoratori individuali, lavoratori servili ecc.).
Come diceva un vecchio saggio la salvezza è nel luogo del pericolo, sono i territori di frontiera quelli che vanno esplorati con maggior attenzione sapendo cogliere il prevalente del non ancora, il conflitto permanente degli invisibili, delle nuove classi subalterne.
In questo senso le esperienze metropolitane, le infinite periferie metropolitane risultano un terreno di sperimentazione possibile se si riesce ad associare la resistenza alla trasformazione neo liberista del paesaggio urbano e progetto di Comunità locale che si auto organizza partendo dai bisogni e dai diritti universali esigibili. 
Ma oggi, questo Movimento, si pone un problema nuovo e più impegnativo che nei Settanta, e cioè il rapporto tra conflitto, gli strappi di minoranza e consenso, coscienti del fatto che i progetti e il modo d'intendere l'altro mondo possibile non può essere tendenzialmente maggioritario, ma assembleare sul principio di democrazia diretta  tra i cittadini delle nostre comunità.

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