Occorre dare alla lotta di classe una base di democrazia diretta che si fondi su una cultura politica e civile di autogestione.
Il municipalismo libertario è un tentativo di portare la lotta di classe sul terreno dei conflitti civili accanto a quello dei conflitti sindacali e di lavoro. La cosa, in realtà, non è tanto strana: dopo tutto gli scontri di classe rivoluzionari, storicamente, hanno sempre trovato una base nei comuni. Le rivolte di Parigi del 1848 e del 1870-71 hanno visto gli scontri svolgersi sulle barricate nei quartieri. Nella Pietroburgo Rossa del 1917, come in Kronstadt, come nella Barcellona del 1936-37, la presenza di forti culture urbane nei quartieri è stata fondamentale per le rispettive rivoluzioni.
Nella tradizione anarchica, il conflitto comune-Stato risale almeno al 1836, quando uscì il libro di Proudon sul federalismo che auspicava la nascita di una federazione di comuni autonomi. Bakunin ha ripreso questa prospettiva e l'ha messa al centro dei programmi redatti nel decennio 1860-1870. In quegli stessi anni queste idee si diffondevano tra gli oppositori di Napoleone III e della sua politica accentratrice in Francia.
Nel 1871, quando la Prussia sconfisse la Francia e il governo napoleonico crollò, queste stesse idee erano già presenti e ispirarono la Comune di Parigi che sorse dalle rovine del Secondo Impero. Dopo poche settimane di vita la Comune andò incontro a una fine disastrosa, eppure molti radicali (e non solo quelli avversi allo Stato, ma anche Marx per un certo tempo) s'ispirarono al suo audace esempio e considerarono la federazione di comuni autonomi il modello politico adatto per una società libera e autogestita. Alla fine di quel decennio, l'idea passò nei programmi della federazione del Jura, che vedeva nella federazione di comuni un elemento integrante della società post-rivoluzionaria.

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