La società mercantile ha scavato la sua tomba facendo della terra un cimitero. Essa offre oggi lo spettacolo della propria fine nel teatro di un mondo in rovina dove le masse anestetizzate sembrano rassegnarsi a sparire con lui.
Coloro che si accontentano di applaudire il crollo del capitalismo finanziario o a opporre una violenza cieca alla violenza del profitto, non fanno che coltivare il fascino dell'autodistruzione e della disperazione di cui le mafie affariste, ideologiche e religiose, hanno bisogno per rinforzare il loro potere. Se non usciamo dalla realtà economica creando una realtà umana, permetteremo ancora una volta alla barbarie mercantile di perpetuarsi.
L'avvenire appartiene a delle collettività autogestite che mettano al servizio di tutti la produzione di beni e di servizi indispensabili (energie naturali, biodiversità, insegnamento, case di salute, trasporti, metallurgia, tessile). Si tratta di produrre per noi e non più per commercializzare delle derrate che dovremo poi acquistare al prezzo del mercato quando sono i lavoratori che le hanno concepite e fabbricate. Il tempo è venuto di rompere con le leggi di un affarismo che programma insieme al suo fallimento quello delle nostre esistenze. Bisogna che le relazioni umane soppiantino le relazioni commerciali e le annullino.
La disobbedienza civile consiste nel passare oltre le decisioni di uno Stato che truffa i cittadini per sostenere le truffe del capitalismo finanziario. Perché pagare allo Stato-bankster delle tasse vanamente destinate a riempire l'abisso delle malversazioni quando potremmo destinarle in ogni collettività locale all'autofinanziamento delle energie gratuite? La democrazia diretta delle assemblee autogestite ha il diritto di ignorare i diktat della democrazia parlamentare corrotta. Tiriamo partito dalla mutazione in corso per costituire delle collettività in cui il desiderio di vivere abbia il sopravvento sulla tirannia del denaro e del potere.
La disobbedienza civile verso uno Stato che ci truffa è un diritto. Dove vanno le nostre tasse e imposizioni varie? Non al settore pubblico che cade a pezzi a vantaggio di truffatori pubblici e privati. Non alle scuole che stanno diventando un allevamento in batteria di schiavi gettati sul mercato. Non agli ospedali gestiti come imprese da rendere redditizie, dove i pazienti diventano dei clienti di cui approfittare e le cure lasciano il posto all'affarismo.
Non ai trasporti e alle poste, sempre più cari e sempre più caotici. Non alle industrie prioritarie (tessile, metallurgia, materie prime), che ancor più dei settori parassitari pagano il prezzo del capitalismo speculativo. Non alla ricerca e alla diffusione di energie non inquinanti. Servono a rimarginare le perdite delle malversazioni bancarie, a riempire la voragine senza fondo di un deficit virtuale.
La gratuità è l'arma assoluta contro il sistema mercantile.
E' tempo di prendere coscienza che il vecchio mondo sta crollando. Se non vogliamo sparire con lui, il compito più importante è gettare le basi di una nuova società.
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