Ravachol trascorre gli anni dell’adolescenza in campagna lavorando prima come pastore, poi come apprendista tintore. A diciotto anni la lettura de "L’ebreo errante" di Eugène Sue e alcune conferenze di militanti anarchici e collettivisti gli fanno perdere la fede e prendere coscienza dei problemi sociali. Nello stesso periodo Francois inizia a leggere i periodici anarchici come “La Révolte” e “Le Père Peinard”, che completano con indicazioni più ideologicamente precise, la sua formazione e le sue convinzioni politiche. Ai periodi di lavoro si alternano per Ravachol periodi sempre più lunghi di disoccupazione. Per non morire di fame la famiglia si adatta ad andare a rubare galline nelle campagne intorno a Saint-Chamond. Oltre a suonare la fisarmonica nelle balere per arrotondare il salario a Saint-Etienne dove si era trasferito con tutta la famiglia, Ravachol inizia la sua carriera di fuorilegge: contrabbandiere d’alcol, falsario e rapinatore.
La scelta dell’anarchico è basata sulla teoria di Max Stirner: “Solo attraverso il crimine l’individuo potrà distruggere la potenza dello stato”.
La sua prima vittima è un certo Jean-Marie Rivollier personaggio strano appartenente alla comunità cattolica dei “beghini”, ricco e avaro che aveva radunato una grossa fortuna vivendo di elemosine.
Due mesi dopo Ravachol si inventa un nuovo fantasioso colpo, rubare i gioielli della baronessa di Rochetaillée sepolti con lei sei mesi prima nel cimitero di Saint-jean-Bonnefond.

Dopo la profanazione della tomba della baronessa Ravachol viene arrestato per l’uccisione a scopo di rapina, di un vecchio eremita ricchissimo, ma riesce a fuggire mentre i gendarmi lo portano in prigione, correndo per diversi chilometri con le manette ai polsi. Per far perdere le sue tracce Ravachol inscena un finto suicidio, getta nel fiume Rodano i suoi vestiti e lascia in riva al fiume un biglietto con sopra scritto: “Compagni non volendo servire di trastullo alla giustizia borghese e stanco di veder perseguitare dei bravi compagni per causa mia, prendo la decisione di farla finita. Mio solo rammarico è di non aver potuto mettere al sicuro il denaro dell’eremita affinché altri potessero usarlo nell’interesse della causa”.
Ravachol si trasferisce a Parigi con una nuova identità: Léon Léger, ma questa è un’altra storia.
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