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mercoledì 11 luglio 2012

Il rifiuto dei ruoli


Non c’è piacere totale se non si diviene ciò che si è, realizzandosi come uomini ricchi di desideri e di passioni. Al contrario, le relazioni sociali, organizzate nello spettacolo della vita quotidiana, impongono a ciascuno di conformarsi a una serie di apparenze e di comportamenti inautentici e incitano a identificarsi ad immagini e ad assumere dei ruoli.
I ruoli sono la miseria falsamente vissuta che compensa la miseria vissuta realmente. I ruoli (di capo, di subordinato, di padre o di madre di famiglia, di bambino obbediente o disobbediente, di contestatore, di conformista, di ideologo, di seduttore, d’uomo di prestigio, di teorico, di attivista, di pedante colto, ecc.) obbediscono, nella loro totalità, alla legge di accumulazione e di riproduzione delle immagini, all’interno dell’organizzazione spettacolare della merce. Nello stesso tempo, essi dissimulano e mantengono l’impotenza reale degli individui a cambiare la loro vita quotidiana, a renderla appassionante, a viverla come un insieme di passioni armonizzate.
Il rifiuto dei ruoli passa per il rifiuto delle condizioni dominanti.
Non si tratta quindi di cambiare il ruolo che ci incatena, ma di liquidare il sistema che costringe ciascuno a dare una rappresentazione di se stesso contraria alla propria volontà. La lotta rivoluzionaria è la lotta per una vita autenticamente vissuta.
Lottiamo per il diritto alla autenticità, per farla finita, una volta per tutte, con le simulazioni e le menzogne imposte dalla sopravvivenza, per il diritto di ciascuno di poter affermare la propria specificità, senza essere da altri giudicato e condannato; al contrario a tutti sarà permesso di dare libero corso ai propri desideri e alle proprie passioni, per quanto singolari esse siano.  

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