In seguito alla rivolta contadina di Jerez de la Frontera (1892), quattro anarchici furono giustiziati il 10 febbraio 1893. Il 24 settembre dello stesso anno Paulino Pallas lanciava una bomba contro il generale Martinez Campos a Barcellona e l’8 novembre Santiago Salvador lanciava altre bombe al Teatro del Liceo a Barcellona. Entrambi gli attentatori furono condannati a morte: e leggi eccezionali per la repressione dell’anarchia furono promulgate subito dopo. Il 7 giugno 1896 attentato dinamitardo sempre a Barcellona, al passaggio della processione del Corpus Domini: una strage. Non si scoprirono i responsabili e si diffuse il sospetto di una provocazione. Centinaia gli arresti. Durante la repressione, gestita dalle autorità militari, si applicarono metodi di tortura per ottenere rivelazioni e confessioni. Dopo un grosso processo celebrato a Montjuich, nel maggio del 1897, mentre in Europa si susseguivano manifestazioni della sinistra democratica contro la nuova Inquisizione in Spagna, cinque anarchici furono garrottati.
Su questo stato di cose prende piede l’attentato di Michele Angiolillo contro il Presidente del Consiglio spagnolo Cànovas del Castillo: un autentico atto punitivo, consapevole e responsabile.
L’attentatore ha fatto l’operaio tipografo ma è per mentalità un intellettuale anarchico. Dopo un processo per reato di stampa nel 1895, Angiolillo prende la via dell’esilio in Francia, in Belgio, a Londra.
“Non ho complici. Voi cerchereste invano un essere umano al quale io abbia partecipato il mio progetto. Io non ne ho parlato ad anima viva. Io ho concepito, preparato, eseguito l’uccisione del signor Cànovas assolutamente da solo. Signori, voi non avete davanti un assassino ma un giustiziere; Cànovas del Castillo personificava, in ciò che hanno di più ripugnante, la ferocia religiosa, la crudeltà militare, l’implacabilità della magistratura, la tirannia del potere, la cupidigia delle classi possidenti. Io ne ho sbarazzato la Spagna, l’Europa, il mondo intero.”
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