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giovedì 5 luglio 2012

LA RABBIA GIOVANE di Terrence Malick


L'insoddisfatto venticinquenne Kit Carruthers si atteggia a James Dean ma deve adattarsi ai lavori più sgradevoli (spazzino, manovale in un macello), inizia una relazione con la quindicenne Holly affascinato dal suo sguardo innocente sulla realtà. Il padre di lei esprime tutta la propria disapprovazione per questo sconveniente rapporto prima uccidendo il cane della figlia adolescente, poi affrontando direttamente Kit: il ragazzo, senza alcuna esitazione, lo uccide in presenza di Holly, che accoglie con totale indifferenza la morte dell'unico genitore. 
In un primo momento i due provano a vivere in solitudine, in mezzo alla natura selvatica, ma l'idillio ha breve durata, quando vengono scoperti dalla polizia iniziano una fuga per le praterie di South Dakota e Montana, durante la quale Kit lascia dietro di sé una scia di sangue, uccidendo con totale distacco emotivo chiunque sembri rappresentare una minaccia. Holly assiste agli omicidi con un misto di sbigottimento e indifferenza; Kit, per conto suo, uccide senza odio. 
Quando Holly decide di non seguirlo più in quella che aveva affrontato come una romantica avventura per poi scoprire una realtà ben diversa, Kit continua la fuga da solo, ma presto si lascia catturare, senza neppure tentare di superare il confine con il Canada. Lui viene condannato a morte, lei dopo aver scontato una pena leggera sposa il figlio del proprio avvocato.
La rabbia giovane, opera prima di Terrence Malick, segna l’ideale punto di partenza di un percorso autoriale inestricabilmente legato alla riflessione storica sulla volontà di potenza e il ruolo svolto da questa nella creazione e nella perversione della civiltà occidentale di cui gli Stati Uniti d’America rappresentano, senza alcuna ombra di dubbio, il punto culminante.
Il regista racconta con maestria questa vicenda giocando molto sui campi lunghi e facendo del paesaggio una componente irrinunciabile della vicenda: il fiume, la foresta, la prateria, il deserto sono parte essenziale della vicenda narrata e ci dicono della volontà dei giovani di fuggire, di vivere liberi il loro amore, lontano dalla civiltà. La fotografia è impeccabile e giocata su un abile uso della luce naturale che pervade gli spazi. Molto poetiche le immagini dei tramonti negli spazi aperti.
La rabbia giovane traccia così un quadro apocalittico e individua l’unica via di fuga possibile fuori dalla civiltà occidentale e dalla sua necrosi luminosa.
Come in tutti i film di Malick è proprio l’ambiente naturale a farla da padrone quale ineluttabile contro altare al procedere narrativo dei protagonisti, coinvolti volenti o nolenti in un viaggio interiore che è anche, e soprattutto, un viaggio fisico verso una meta imprecisata, vagheggiata, eterea.
Si configura, così, La rabbia giovane, come un road movie atipico per le badlands americane verso la non-meta, il nord; il viaggio come simbolo di ribellione, come ineluttabile spinta verso l’oltre, alla ricerca di una esistenza, della vita e della morte. Lo spazio cinematografico costruito da Malick trascende nella e attraverso la sua fisicità, delineandosi in un vasto mondo vuoto, assurdo, spettatore apparentemente immobile delle vicende dei suoi abitanti, altrettanto assurde comparse di un gioco senza fine, senza limite, spirale crudele entro cui finiscono i due protagonisti, senza poi, alla fine farvi più ritorno.
L’uso della voce off di Holly, che racconta la storia leggendo passi del suo diario, tende ad avvolgere gli eventi di un alone favolistico e permette al regista di giocare con i cliché di quella cultura americana che descrive la provincia come un paradiso perduto che rifiuterebbe la violenza. L’ironia, il surrealismo sottotono, l’assoluta mancanza di retorica ne fanno uno dei film più insoliti e preziosi del cinema americano. 


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