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giovedì 31 gennaio 2013

DIFESA DEL TERRITORIO


Tra gli uomini d’affari, politici compresi e la difesa del territorio non c’è spazio sufficiente per il dialogo, dato che i rispettivi interessi sono diametralmente opposti: se ci sono affari è a scapito del territorio; se c’è un beneficio per il territorio è a scapito di perdite da parte capitalista. È il conflitto sorge soltanto da un’opposizione radicalmente inconciliabile. Perciò i difensori del territorio devono riconoscerlo: non devono dialogare ma combattere. Non devono scegliere tra la parola e l’azione, ma tra la difesa e l’attacco. Le conseguenze dell’espansione capitalistica metropolitana sono le mostruose conurbazioni e la scomparsa del mondo rurale; l’agricoltura transgenica industriale il mezzo adeguato per alimentare simili orrori. Possiamo dire altrettanto delle dighe, delle centrali, delle autostrade, dei megaporti, aeroporti e TAV: sono le strutture che meglio corrispondono all’aprovvigionamento di acqua ed energia o alla mobilità delle persone e alla circolazione delle merci proprie delle aree metropolitane.
Siamo di fronte a uno scontro tra la metropoli e il territorio che ha la pretesa di colonizzare e per ironia della storia la causa della libertà, la ragione e il desiderio hanno abbandonato le città, per rifugiarsi in campagna, e da lì lanciare il contrattacco alle forze antistoriche domiciliate nelle conurbazioni. Lontano dei centri del commercio, quindi lontano dalla mercificazione del vivere e dalla statalizzazione dell’esistenza, lo spazio e il tempo riacquistano un qualche significato e permettono agli individui di recuperare la memoria e cooperare contro l’ingiustizia capitalista costruendo, se si oltrepassa l’orizzonte delle piattaforme, una nuova identità di sfruttati ancorata al territorio, quindi alla loro condizione concreta di abitanti, non alla condizione astratta di cittadini. Tale identità non deve aspirare a fornire una cornice più regolata al mercato degli alloggi e dei terreni, ma ad abolire qualsiasi relazione mercantile; nemmeno pretenderà di integrare il regime tecnocratico, che ama chiamarsi “democrazia” quando altro non è che totalitarismo dissimulato, ma sostituirlo con una vera democrazia di base, orizzontale, diretta, comunitaria, auto gestionale.  

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