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giovedì 31 gennaio 2013

Istruzioni per una rivoluzione


Se vi è qualcosa di risibile nel parlare di rivoluzione, è evidentemente perché il movimento rivoluzionario organizzato è sparito da molto tempo nei paesi moderni, precisamente dove sono concentrate le possibilità di una trasformazione decisiva della società. Ma tutto il resto è ancora ben più risibile, poiché si tratta dell’esistente e delle sue diverse forme di accettazione. Il termine rivoluzionario è stato disinnescato fino a giungere a designare, come pubblicità, qualsiasi minimo cambiamento nel dettaglio della produzione delle merci incessantemente modificata, perché non c’è più un luogo dove siano espresse le possibilità di un cambiamento centrale desiderabile. Il progetto rivoluzionario, ai giorni nostri, compare dinnanzi alla storia sul banco degli accusati: gli si rimprovera di aver fallito, di aver portato una nuova alienazione. Ciò significa constatare che la società dominante ha saputo difendersi a tutti i livelli della realtà molto meglio di quanto i rivoluzionari avessero saputo prevedere. Non che sia diventata più accettabile. La rivoluzione deve essere reinventata, ecco tutto.
I gruppi che cercano di creare un’organizzazione rivoluzionaria di tipo nuovo, incontrano la più grossa difficoltà nel compito di stabilire nuovi rapporti umani all’interno di una simile organizzazione. La libera costruzione di tutto lo spazio-tempo della vita individuale è una rivendicazione che bisognerà difendere contro ogni sorta di aspirazioni all’armonia dei candidati manager del prossimo ordinamento sociale. 
La partecipazione e la creatività delle persone dipendono da un progetto collettivo che riguarda esplicitamente tutti gli aspetti del vissuto. È anche la sola via per “infuriare il popolo” facendo apparire il terribile contrasto fra le costruzioni possibili della vita e la sua miseria presente. Senza la critica della vita quotidiana, l’organizzazione rivoluzionaria non ha futuro.
Quindi qualunque cosa noi possiamo diventare a livello individuale, il nuovo movimento rivoluzionario non si formerà senza tener conto di ciò che abbiamo ricercato insieme, e che può esprimersi come il passaggio della vecchia teoria della rivoluzione permanente ristretta ad una teoria della rivoluzione permanente generalizzata.


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