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giovedì 29 agosto 2013

Anarchia e Antispecismo

Lo specismo non va inteso riduttivamente come  visione discriminatoria, poiché esso è  soprattutto una prassi di sfruttamento. Definiamo sfruttamento il controllo (totale o parziale) del ciclo biologico di un altro essere vivente tale che questi perda la propria autonomia e venga così ridotto a risorsa/merce.
Vanno considerate perciò "materialmente" speciste, le società umane che praticano lo sfruttamento della vita non umana in ogni sua forma e, pertanto, tutta la storia della civiltà fondate sulla costruzione di religioni antropocentriche e spiritualiste, le società  fondate sul materialismo capitalista o su quello social statalista, tutta la civiltà e l'ideologia mercantile, in cui l'uomo è posto come signore della natura in una posizione di privilegio ontologico e assiologico. 
Le oppressioni di specie , di genere, di classe e razziali appaiono strutturalmente connesse: la società umana stessa è tenuta insieme e definita da tali rapporti di esclusione e sfruttamento dell'altro e questo altro è regolarmente l'oggetto di una prassi di sfruttamento di cui solo alcuni beneficiano. Si comprende dunque come la lotta contro lo sfruttamento animale miri ad eliminare il tassello fondamentale su cui è costruita tutta la civiltà del dominio.
La cultura anarchica si è appropriata per prima del concetto di specismo, intendendolo non come un termine tecnico da impiegarsi in schermaglie filosofiche bensì come concetto critico che mira ad un cambiamento radicale delle società umane nella loro interezza. Oggi, tale consapevolezza non è più patrimonio esclusivo di alcune frange del movimento anarchico e l'antispecismo ha la possibilità di porsi come progetto politico capace di ispirare una prassi di trasformazione radicale dell'esistente: un movimento che nel momento in cui rivoluziona i rapporti interspecifici non può non trasformare anche i rapporti infraspecifici

- manifesto antispecista -

1 - Gli animali umani e non umani in quanto esseri senzienti, ossia coscienti e sensibili hanno uguali diritti alla vita, alla libertà, al rispetto, al benessere, ed alla non discriminazione nell'ambito delle esigenze della specie di appartenenza.
2 - Nei confronti delle altre specie gli umani, come tutti gli esseri senzienti ai quali venga riconosciuta la potenzialità di "agente morale", sono tenuti a rispettare i suddetti diritti, rinunciando ad ogni ideologia antropocentrica e specista.
3 - Nel quadro di tale rapporto, eventuali alimenti o prodotti che debbano derivare dalle altre specie vanno ottenuti senza causare morte, sofferenze, alterazioni biologiche, o pregiudizio delle esigenze etologiche. Ove possibile, essi vanno comunque sostituiti con sostanze di origine vegetale o inorganica.
4 - Uccidere o far soffrire individui delle altre specie (ad esempio sottoponendoli a lavori coatti, usandoli per attività spettacoli o manifestazioni violente, o allevandoli e custodendoli in modo innaturale), ovvero sperimentare su individui sani e/o nell'interesse di altre specie o altri individui, causare loro danni fisici o psicologici, detenere specie naturalmente danneggiare il loro habitat naturale, o eccedere in legittima difesa, è una violazione dei suddetti diritti, e va considerata un crimine.

2 commenti:

  1. Grazie per la citazione.

    Manifesto antispecista

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  2. interessante,chiaro e veritiero. grazie del contributo! certamente da diffondere.

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