A metà anni sessanta, in un’Italia ancora molto provinciale e tradizionalista, appena uscita da un dopoguerra disastroso e dalla “ricostruzione”, ove sussistono ampie sacche arretrate in cui attingere manodopera per le grandi industrie del Nord concentrate nel triangolo economico (Milano – Torino – Genova); in un’Italia che vede accelerare l’abbandono delle campagne e la concentrazione urbana in un vorticoso incremento produttivo e consumistico; in un’Italia che, nonostante il cosidetto “boom economico” rimane provinciale e tradizionalista, si fa strada un nuovo soggetto sociale: i giovani: Figli di operai cottimisti, che abitano i quartieri popolari appositamente costruiti ai margini delle città, che, a differenza di molti loro padri, hanno potuto studiare. Ma anche figli della borghesia, piccola, media e alta. Un soggetto sociale che desta non poche preoccupazioni in quanto prende di mira qualsiasi atteggiamento autoritario, fondante l’assetto e l’ordinamento sociale esistente. Molti di loro sanno ciò che sta accadendo altrove, fuori dai ristretti confini della penisola. La Beat Generation e gli Yippie statunitensi, il Pop inglese, il movimento Provos in Olanda non sono lontane chimere e i loro echi giungono forti a una generazione che vuole essere libera di pensare fuori da convenzioni, da tradizioni e da qualsiasi schema precostituito; che vuole vestirsi come gli pare e portare i capelli lunghi; che odia la guerra e vuole un mondo senza armi, senza divise, senza confini; che sogna un mondo nuovo dove imperino solo la pace e la fratellanza universale; che rivendica la libera unione senza matrimonio, la libertà sessuale e la pillola anticoncezionale; che pratica fin da subito la contestazione antiautoritaria, contestando, innanzitutto, l’autorità paterna, quindi l’autoritarismo nella scuola, della gerarchia ecclesiastica, dell’istituzione militare e l’autorità statale in genere.
Pacifista e non violento, il nuovo soggetto sociale, il giovane, come un torrente in piena, lacera le certezze del corpo sociale, le sue convinzioni, le sue istituzioni, quella familiare soprattutto. Ciò provoca rotture insanabili sul piano generazionale, sociale e politico.
I temi, le idee, le aspirazioni e le forme di lotta rivendicate e propugnate sono riconducibili, fondamentalmente, al pensiero sociale libertario, a quel corso di idee e movimenti, come direbbe Woodcock, che è l’Anarchia.
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