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giovedì 12 febbraio 2015

Il disastro della globalizzazione

Il disastro della globalizzazione fa sì che il dominio reclami un'economia di guerra. E qui cominciano le differenze: il fascismo si produce in un quadro nazionale, e da qui i suoi piani autarchici, le imprese miste, i lavori pubblici, come soluzioni per la disoccupazione ed il suo nazionalismo espansionista. La partitocrazia invece si propone in un contesto neoliberale, per cui la sua pianificazione nazionale obbedisce alle direttive economiche del capitale internazionale, e la sua politica estera si sottomette alla strategia diplomatico militare del grande Stato gendarme del capitalismo, gli Stati Uniti. Da qui, i suoi piani di infrastrutture, di consorzi misti della metropoli-impresa e l'uso del "benessere" come distribuzione discriminatoria di favori clientelari. Contrariamente a quanto succede col fascismo, nella partitocrazia l'utilizzo dell'apparato burocratico a fini privati viene decentrato; e questo avviene a qualsiasi livello dell'amministrazione, non solo nelle alte sfere ministeriali. La partitocrazia non ha bisogno di statalizzare nessun mezzo di produzione, sebbene possa darsi il caso di intervenire con mezzi finanziari, però sempre più a favore dei fondi di investimento internazionali piuttosto che per salvare l'impresa o la proprietà privata autoctona. Certamente si serve della paura come strumento di governo, senza però imporre una politica di terrore, ma una politica di rassegnazione. Per la partitocrazia, i terroristi sono gli altri, i suoi nemici violenti o tranquilli che siano,  contro i quali si impegna a fondo, anche se, in condizioni normali, preferirebbe dissolvere gli antagonismi di classe - invece di criminalizzarli e schiacciarli - sostituendo la compravendita dei leader all'uso della forza e la tecno-vigilanza all'internamento politico. Il fascismo non ammette l'eccezione, mentre la partitocrazia tollera le minoranze ostili fino a quando non diventano problematiche. La comunità illusoria definita dal fascismo della quale bisogna far parte per forza è quella della razza e della nazione che necessita di uno spazio vitale, mentre la comunità partitocratica è la cittadinanza votante che completa le sue necessità spaziali per mezzo del turismo. In virtù dei trattati internazionali che stabiliscono la libera circolazione del capitale, l'espansione dell'economia nazionale non incontra dazi o barriere doganali, potendosi estendere e perfino delocalizzarsi per tutto il mondo, senza necessità di operazioni belliche, salvo quelle richieste per il controllo delle fonti di energia. Di conseguenza, le politiche di "difesa" dei sistemi partitocratici non esauriscono le riserve nazionali in fabbricazione di armamenti, né condannano alla fame la popolazione sottomessa (come avveniva per esempio in Unione Sovietica, e avviene oggi in Corea del Nord). E neppure torturano la popolazione con discorsi e continue manifestazioni di adesione: la pubblicità della merce è assai più efficace dell'ideologia nel mobilitare. Per questo i fascismi ed i totalitarismi hanno quasi sempre finito per fallire e per crollare, vittime delle loro contraddizioni.

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