No, io intendo la libertà che sia veramente degna di tale nome, la libertà che consiste nel pieno sviluppo delle potenze materiali intellettuali e morali le quali si trovano allo stato di facoltà latenti in ognuno; la libertà che non riconosce altre restrizioni all’infuori di quelle che sono tracciate dalle leggi della nostra stessa natura: così, propriamente parlando, in guisa che non vi siano restrizioni, poiché tali leggi non ci sono imposte da qualche legislatore posto forse accanto o al di sopra di noi stessi; esse ci sono immanenti, inerenti e costituiscono la base stessa di tutto il nostro essere, tanto materiale che intellettuale e morale. Invece dunque di trovare in esse un limite, noi dobbiamo considerarle come le condizioni reali e come la ragione effettiva della nostra libertà.
Intendo quella libertà di ciascuno che, lontana dall’arrestarsi come di fronte ad un confine davanti alla libertà altrui, trovi al contrario in quella libertà la propria conferma ed estensione all’infinito; la libertà illimitata di ognuno nella libertà di tutti, libertà nella solidarietà, libertà nell’uguaglianza; libertà trionfante vittoriosa sulla forza bruta e sul principio di autorità che non ne è mai stato altro che l’espressione ideale della stessa forza bruta; la libertà che, dopo aver rovesciato tutti gli idoli del cielo e della terra, stabilirà e organizzerà un mondo nuovo, quello dell’umanità solidale, costruito sulle rovine di tutte le Chiese e di tutti gli Stati.
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