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giovedì 4 giugno 2015

Ostilità verso questa civilizzazione

Ci hanno abituati a un’idea neutra dell’amicizia, come pura affezione  senza conseguenze. Ma ogni affinità è un’affinità in una comune verità. 
Ogni incontro è un incontro in una comune affermazione, foss’anche quella della distruzione.
Non ci si lega  innocentemente in un’epoca in cui  tenere a qualcosa e non demordere conduce regolarmente alla perdita  del lavoro, in cui bisogna mentire per lavorare e, poi, lavorare per conservare i mezzi della menzogna.
L’unione di chi, partendo dalla fisica quantistica, giurasse di trarne tutte le conseguenze in ogni campo sarebbe altrettanto politica di quella dei compagni che lottano contro una multinazionale agroalimentare. Sarebbero condotti, prima o poi, alla  defezione, e allo scontro.  
Gli iniziatori del movimento operaio avevano l’officina e poi la fabbrica  per trovarsi. Avevano lo sciopero per contarsi e smascherare i crumiri.  Avevano il rapporto salariale, che poneva lo scontro tra il partito del  Capitale e il partito del Lavoro, per tracciare delle solidarietà e dei fronti su scala mondiale.
Noi abbiamo la totalità dello spazio sociale per  trovarci. Abbiamo i comportamenti quotidiani d’insubordinazione per  contarci e smascherare i crumiri.
Abbiamo l’ostilità verso questa  civilizzazione per tracciare delle solidarietà e dei fronti su scala mondiale.

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