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giovedì 10 settembre 2015

L'America è un gigantesco ologramma

L'America è un gigantesco ologramma nel senso che l'informazione totale è contenuta in ciscuno degli elementi. Olografica nel senso della luce coerente del laser, omogeneità degli elementi semplici esplorati dagli stessi fasci luminosi. Anche dal punto di vista visivo e plastico: si ha l’impressione che le cose sian fatte di una materia più irreale, che ruotino e si spostino nel vuoto come per uno specia­le effetto luminoso, una pellicola che si attraversi senza accorgerse­ne. Il deserto, certo, ma  anche Las Vegas, la pubblicità, anche l’atti­vità della gente, public relations, elettronica della vita quotidiana, tutto si staglia con la plasticità, la semplicità di un segnale lumino­so. L’ologramma è simile al fantasma, è un sogno tridimensionale, e si può entrarvi come in un sogno. Tutto dipende dall'esistenza del raggio luminoso che porta le cose; se viene interrotto, tutti gli effet­ti si disperdono, e anche la realtà. Ora, si ha proprio l'impressione che l’America sia fatta di una commutazione fantastica di elementi simili, e che tutto dipenda unicamente da quel raggio di luce, quel fascio laser che fruga sotto i nostri occhi la realtà americana. Lo spettrale, qui, non è il fantomatico o la danza degli spettri, è lo spettro di dispersione della luce.
Sulle colline profumate di Santa Barbara, le ville hanno tutte
l'aria di funeral homes. Fra gardenie ed eucalipti, nella profusione delle specie vegetali e la monotonia della specie um ana, si compie il destino funesto dell'utopia realizzata. Dal cuore della ricchezza e della liberazione, la domanda che sale è sempre la stessa: “What are you doing after thè orgy?"
Che fare quando tutto è disponibile, il sesso, i fiori, gli stereotipi della vita e della morte? È il problema dell’America e, attraverso l’America, è diventato quello del mondo intero.
Ogni abitazione è sepolcrale, ma niente manca alla serenità
truccata. La dannata onnipresenza delle piante verdi, vera e pro­pria ossessione della morte, le grandi vetrate che sono già come la bara di Biancaneve, i cespugli di fiori pallidi e nani che si propaga­no come una sclerosi a placche, le innumerevoli ramificazioni tec­niche della casa, sotto la casa, intorno alla casa, che sono come i tubi di perfusione e di rianimazione di un ospedale, la TV, lo ste­reo, il video, che assicurano la comunicazione con l'aldilà, l’auto­mobile, le automobili, che assicurano il collegamento con quella centrale mortuaria degli acquisti che è il supermercato - la moglie, infine, e i figli, come segno radioso del successo... tutto qui sta a te­stimoniare che la morte ha finalmente trovato il suo domicilio ideale.

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