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giovedì 8 ottobre 2015

Per una Società libera

Nella società industriale dello sviluppo ad ogni costo la concentrazione di popolazioni massificate in spazi asfaltati e urbanizzati, le conurbazioni, sottomesse a una classe dominante alquanto mobile e gerarchizzata, ha bisogno di un apparato di potere complesso e rafforzato, una sofisticata megamacchina. Nei periodi di transizione il mantenimento delle condizioni essenziali al capitalismo costringe lo Stato non solo a sacrificare la politica autonoma ma anche a ridurre il personale burocratico, di modo che risulti infondata l’alternativa tra uno Stato democratico che trabocca di rappresentanti e un altro autoritario in cui le cariche arbitrarie siano cumulative. In una società schiava dei mercati lo Stato non ha altra scelta che quella di diventare creditore o debitore: l’uno può nascondersi dietro un’immagine più democratica quando si tratta di imporre le misure terroristiche necessarie al buon funzionamento dell’economia;  l’altro deve piegarsi agli ordini di istanze esterne dettate da uno Stato più potente, come ad esmpio la Germania.
Al contrario, una società libera dai condizionamenti politici, quindi emancipata tanto dallo Stato quanto dal mercato. È una società senza cariche elettive, senza decisori né assessori, senza dirigenti né esperti, che deve funzionare al di fuori della politica professionale e dell’economia divenuta autonoma. Questo significa che deve ricreare al suo interno le condizioni non capitaliste sufficienti a garantire delle modalità di funzionamento democratico orizzontale abbastanza solide da rendere possibile un’esistenza senza capitale né Stato. Per citare Proudhon, essa deve: ”trovare una forma di transazione che, riducendo a unità la divergenza degli interessi, identificando il bene particolare e il bene generale, cancellando la diseguaglianza della natura per mezzo dell’educazione, risolva tutte le contraddizioni politiche ed economiche; in cui ogni individuo sia ugualmente e sinonimicamente produttore e consumatore, cittadino e principe, amministratore e amministrato; in cui la sua libertà aumenti sempre, senza che egli debba mai alienare nulla; in cui il suo benessere cresca indefinitamente, senza che egli possa subire, da parte della Società e dei suoi concittadini alcun pregiudizio, né nella sua proprietà, né nel suo lavoro, né nel suo reddito, né nei suoi rapporti d’interesse, di opinione e di affetto verso i suoi simili”.

1 commento:

  1. Un'analisi completa cui segue una reale e concreta alternativa.
    Fabia

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