La pratica dell'agricoltura è per l'uomo una attività culturale recente. Questo non vale per alcune specie di formiche, che si coltivano nei loro giardini funghi e lieviti e non esitano a ricorrere ad alcune forme di concime per accrescere il rendimento del terreno. Lo stesso discorso vale per la domesticazione, giacchè esse proteggono il loro bestiame, che appare anche diversificato, considerato che spazia da alcune specie di pulci parassite delle piante alle coccinelle. Se poi intendiamo l'accudire come un prendersi cura di, questi insetti accarezzano il loro bestiame con le loro antenne per stimolare l'emissione di sostanze zuccherate e lo ricoverano nei loro formicai durante la brutta stagione. Tanto basta a sollevare un sospetto, che l'uomo non abbia fatto altro che re-inventare e devolvere queste pratiche per emulazione. Del resto, molte specie animali, come i lupi, hanno imparato a convivere con gli errori di caccia dell'uomo, così come questi ha appreso, dal fatto di sputare i noccioli dei frutti, la possibilità di allargare certe culture, visti i risultati accidentali. Per questo ed altre ragioni ancora, va notato come, di recente, molti studiosi abbiano definito la condizione dell'uomo cacciatore-raccoglitore più evoluta dell'uomo prigioniero della sua modernità. Da secoli i boscimani hanno la consapevolezza di poter resistere alla fame, considerato che nel corso dei secoli hanno selezionato nel loro ambiente molte dozzine di piante commestibili. La stessa cosa non si può dire per i civilizzati e cattolici irlandesi quando, nel 1840, una malattia devastò le loro culture di patate, condannandoli alla fame e alla morte, nonostante il fatto che Jonathan Swift avesse loro qualche tempo prima modestamente proposto il ricorso all'antropofagia.
La lunga marcia verso il progresso ha perso la sua poesia con la scoperta che la Terra non è il centro dell'universo, ciò non toglie che questa marcia abbia compiuto dei passi decisivi con l'agricoltura e la domesticazione animale. Alla agricoltura dobbiamo la crescita della produzione di cibo, al suo stoccaggio, l'origine della ineguaglianza sociale, la discriminazione sessuale, le malattie e, soprattutto il sorgere del dispotismo.
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