L'esigenza della decrescita nasce precisamente nell'intimità del soggetto; un intimità ormai negata che avverte la poesia della diserzione di fronte all'orrore della guerra sociale in atto nel quotidiano e si applica volontariamente a sostenere il piacere di vivere che la muove.
L'attuazione di tutti i propositi realisti e ragionevoli che formano una prospettiva di decrescita sempre più attraente non potrà comunque essere adottata, e ancora meno realizzata, senza una sovversione totale. Una sovversione la cui gradita prerogativa è di non necessitare tanto di eserciti quanto di renitenti alla leva. Non c'è più, infatti, un potere da prendere, ma un potere da abolire.
Uno sciopero generale antiproduttivista abbinato ad un atteggiamento appassionante costruttivista nella creazione di nuove forme di socialità, nella confezione di cibo di qualità, nello sviluppo di attività interpretate come gioco, in una crescente spirale di gratuità, mirerà a difendere a migliorare la qualità della vita quotidiana. Questa nuova concezione della lotta per la emancipazione sarà probabilmente l'arma pacifica dell'uomo soggettivo federato e del suo sindacalismo rivoluzionario: sciopero contro il consumo alienato, sciopero contro l'industralizzazione della vita, sciopero contro le cadenze e gli inquinamenti del sistema di lavoro produttivistico, sciopero contro il sistema bancario, sciopero contro ogni forma di povertà economica e sfruttamento della forza-lavoro. La socializzazione di questa coscienza, ancora minoritaria ma singolarmente in crescita, potrà innalzare l'unica barricata in grado di resistere all'inevitabile ritorsione degli appestati che l'economia prima infetta e in seguito arruola.
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