L'alternativa che possiamo immaginare per il futuro è dunque questa: sottomissione della mente alle regole della neuro-macchina globale secondo il principio competitivo dell'economia capitalistica, oppure l'emancipazione della potenza automa dell'intelletto generale.
Il processo di trasformazione sta spostandosi dal campo della progettualità politica ala sfera concettuale pratica della neuro-plasticità.
La mutazione del cervelli è in corso come tentativo spasmodico di fare i conti con la caotica infosfera, oltre che ridefinire la relazione tra cervello e infosfera. Fenomeni traumatici di adattamento attraversano lo spazio del cervello sociale. Non solo la dimensioni psichica dell'inconscio ne è disturbata, ma il tessuto del sistema neurale stesso è soggetto al trauma del sovraccarico e della disconnessione. L'adattamento del cervello alle nuove condizioni dell'ambiente implica una enorme sofferenza, una tempesta di violenza e di follia.
Il problema è: la coscienza giocherà un ruolo in questo processo di mutazione? Sarà l'immaginazione capace di agire consapevolmente nel processo di riadattamento neuro-plastico? E l'organismo cosciente è in grado di agire quando viene preso in una situazione di spasmo?
L'immaginazione è la facoltà che rende possibile andare al di là dei limiti del linguaggio, la capacità di ricomporre i frammenti immaginari (e anche concettuali e linguistici) che raccogliamo dall'esperienza del passato. L'immaginazione prende frammenti dal magazzino della memoria, che in effetti non è un magazzino ma una macchina dinamica di rielaborazione. Allora l'immaginazione ridisegna i confini e le forme, e questo ridisegno rende possibile vedere un nuovo orizzonte, e proiettare un mondo che non avevamo visto prima.
Come possiamo rimanere umani, come possiamo parlare di solidarietà se abbandoniamo il campo dell'azione politica, ormai svuotato e inefficace?
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