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giovedì 29 giugno 2017

Quarant’anni fa … il ’77 (capitolo XII)

26 marzo: a Brescia, occupazione delle scuole superiori. A Roma, duemila giovani manifestano in corteo per la ragazza sfregiata; due studenti di sinistra vengono aggrediti da un gruppo di noti picchiatori fascisti nelle vicinanze del liceo Azzarita; le Formazioni Comuniste Combattenti rivendicano l’attentato contro la caserma dei carabinieri a piazza del Popolo. A Venezia, le femministe si mobilitano per Loredana, una studentessa fermata a Mestre e spogliata in questura dalla polizia. A Milano, per la settimana anticomunista indetta dal Fronte Della Gioventù nella notte i fascisti sparano contro il bar Magenta, luogo di ritrovo dei giovani di sinistra; un corteo di militanti di estrema sinistra percorre San Babila e aggredisce alcuni giovani di destra, dando fuoco alle loro moto, in quella occasione un agente in borghese viene scambiato per un missino, viene picchiato e disarmato. A Padova, 4000 studenti in corteo protestano contro gli arresti e le denunce.
27 marzo: a Bologna, riapre Radio Alice, un gruppo di intellettuali bolognesi ha rilevato la testata e l’apparecchiatura di Radio Alice che così può riprendere a trasmettere dopo 15 giorni di silenzio forzato, per festeggiare l’avvenimento gli studenti si trovano insieme nel pomeriggio a piazza Maggiore, a fare girotondi attorno ad un’autoblindo di cartone che alla fine viene bruciata, la festa coinvolge anche molti cittadini normali.
28 marzo a Torino, autogestione nei principali Istituti e Licei torinesi. A Bari, viene incendiata dai fascisti la sede dei Radicali. A Milano, la redazione del giornale cattolico “Città Nostra” viene attaccata a bottiglie molotov e distrutta. A Roma, in via Calpurnio Fiamma, nel quartiere Tuscolano, alcuni giovani col volto coperto bloccano un furgone di un panificio e distribuiscono il pane gratuitamente ai passanti; all’Università, i proff. Asor Rosa e Colletti vengono contestati dagli indiani, gli studenti dapprima interrompono una lezione di Asor Rosa, gridando ironicamente: «Più studio, Più normalizzazione», poi si recano nell’aula dove Colletti sta svolgendo esami di Storia economica, e ripetono i loro slogan ironici «Colletti è mio e lo gestisco io», Colletti però non accetta l’insolita contestazione: esce immediatamente dall’aula, seguito dai suoi assistenti, tutti esponenti di primo piano del vecchio movimento del ’68, gli indiani però non si rassegnano: lo seguono per i viali dell’Università gridando «Colletti superstar, noi vogliamo solo studiar».
29 marzo: a Torino, durante un concerto al Palasport vengono distrutte 20 auto in sosta, atto firmato dalle Unità combattenti comuniste; riunione anti-violenza organizzata dal quartiere S. Rita interrotta dai giovani proletari; incendiate le auto di quattro dipendenti Fiat e Olivetti. A Roma, alle 8.30, Vittorio Morgera, direttore del Poligrafico di Stato, è affrontato da un commando che gli spara tre proiettili alle gambe, alle 18.30 è assaltata la Confederazione delle Piccole e Medie Industrie, le azioni sono rivendicate dalle Unità Comuniste Combattenti; viene organizzato un corteo contro la repressione, da piazza Cavour a piazzale Clodio, per il processo ai militanti arrestati il 12 marzo; all’Università, Carlo Salinari, preside della facoltà di Lettere, anche lui iscritto al PCI, fa scattare la sua circolare, che prevede la serrata in caso di interruzione delle attività dei docenti, ma i cancelli, dietro a cui si raccoglie un migliaio di studenti, vengono riaperti dopo poche ore, intanto alla facoltà di Fisica vengono interrotti gli esami scritti e vengono contestati i professori; una squadra di fascisti, delle sezioni del MSI di Ottaviano e Balduina, va all’assalto del ristorante “Da Peppino” a Borgo Pio, frequentato da militanti di sinistra, all’arrivo della polizia i fascisti si coprono la fuga sparando raffiche di mitra, provocando due feriti, un agente e una giovane di passaggio, nipote dell’ex ministro  Scelba, alcuni fascisti in fuga si rifugiano in una chiesa di via della Conciliazione e dal tetto della chiesa sparano contro le volanti della polizia: la polizia arresta 11 neofascisti, tra cui il figlio del giudice Alibrandi, che saranno rilasciati dopo pochi giorni. Mentre è in corso il processo per violenza, gli accusati seviziano a coltellate la donna che li accusa, Claudia Caputi. A Prato, gli uffici della “Tecnotessile” vengono assaliti dalle Unità Comuniste Combattenti. A Firenze, viene assalita dalle Unità Comuniste Combattenti, l’associazione dei Piccoli Industriali Toscani.
30 marzo: a Torino viene arrestata una ragazza dei NAP. A Pisa, Alberto Mammoli, medico del carcere cittadino all’epoca della morte di Franco Serantini e responsabile, insieme ad altri, della morte del compagno anarchico, è ferito gravemente da un giovane che gli spara tre colpi di pistola, l’azione è rivendicata da Azione Rivoluzionaria. A Napoli, cortei e blocchi stradali. A Milano, alla Bocconi viene rinvenuta una bomba. A Lucca viene scoperta una base delle Brigate Rosse.
31 marzo: a Roma, nel pomeriggio viene organizzato un corteo in Prati per protestare contro i raid fascisti dei giorni precedenti, nella facoltà di Lettere, una delegazione di docenti partecipa all’assemblea dei giovani discutendo la piattaforma e le proposte fatte nei giorni scorsi. Il prof. Rosario Romeo (Storia moderna) accusa il prof. Antonio Capizzi (Filosofi a teoretica) di fiancheggiare gli squadristi rossi, Il battibecco si fa talmente vivace che il Romeo schiaffeggia il Capizzi, gli indiani metropolitani rincorrono Romeo gridando: “Compagno Capizzi, te lo giuriamo, ogni Romeo preso te lo schiaffeggiamo”; Bruno Giudici, iscritto al PCI e padre di Enzo, un diciannovenne militante del MSI coinvolto, in una pizzeria di Montesacro, in una rissa con giovani di sinistra, è ridotto in fin di vita in seguito alle percosse subite; 15000 donne sfilano in corteo per la Caputi. A Bologna, alla vigilia del processo Curcio, le Brigate Rosse incendiano l’auto di un magistrato, Antonino Trizzino, presidente del tribunale. A Firenze, due arresti per gli attentati delle Unità Comuniste Combattenti.


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