Il metodo seguito da un pensatore anarchico è molto diverso da quello seguito dagli utopisti. L'anarchico non si riferisce a concetti metafisici, come i diritti naturali, i diritti dello Stato, ecc., per vedere quale siano, nella sua opinione, le migliori condizioni per realizzare il maggiore benessere possibile del genere umano; al contrario egli segue il corso tracciato dalla teoria moderna della evoluzione, senza però entrare nel campo ingannatore delle semplici analogie. L'anarchico studia la società umana così com'è oggi e com'è stata in passato, senza attribuire all'umanità in genere e all'individuo in particolare, qualità superiori che non possiedono né questo né quella; e solo considera la società come un aggregato di organismi che cercano il modo migliore di armonizzare le necessità individuali con quelle collettive, per il benessere di tutta la specie presa nel suo insieme e nei suoi componenti. L'ideale dell'anarchico è per conseguenza, il risultato di ciò che egli considera come fase prossima dell'evoluzione. Non è questione di fede bensì di discussione scientifica.
L'anarchia è dunque in stretta concordanza con la filosofia dell'evoluzione, perché le teorie evolutive hanno dimostrato non solo l'enorme capacità di ogni individuo di adattarsi alle proprie condizioni esistenziali e, conseguentemente, di sviluppare quelle facoltà che agevolano tale processo di adattamento, ma anche l'imprescindibilità di una relazione solidale che leghi tra di loro gli esseri di una medesima specie.
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