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giovedì 7 dicembre 2017

L’anarchia vista da Rudolf de Jong

L’anarchismo come movimento nacque al tempo della Prima Internazionale. In seguito alla scissione che derivò dal Congresso tenutosi all’ Aia nel 1872, la maggioranza della Prima Internazionale dichiarò la sua adesione alla concezione libertaria della lotta rivoluzionaria ed alla strategia per portarla avanti.
Fino alla Prima Guerra Mondiale l’anarchismo, nelle sue differenti forme, fu una delle principali forze nel movimento operaio internazionale. Trovò forte seguito nei Paesi “latini” dell’Europa e tra i lavoratori immigrati nell’America del Nord e del Sud. Minoranze o idee anarchiche giocarono un ruolo più o meno importante in quasi tutti i Paesi in cui nacquero movimenti socialisti o operai. Con lo scoppio della Prima Guerra Mondiale - ed anche prima - l'anarchismo declinò rapidamente in molti Paesi, eccetto che inm America Latina e nella Penisola Iberica, dove continuò ad avere un ruolo significativo fino alla fine degli anni venti ed alla fine della Guerra Civile Spagnola, rispettivamente. Solamente in Spagna l’anarchismo attirò grandi masse di lavoratori e fu l’unico luogo in cui il movimento ebbe una parte decisiva nella storia del Paese, raggiungendo il suo apice nella rivoluzione sociale durante la Guerra Civile.
È difficile dare una buona definizione dell’anarchismo. Secondo me, l’anarchismo è la lotta per una società socialista aperta ed universale, auto-controllata e auto-diretta, una società in cui l’autorità coercitiva venga sostituita con un procedimento di adozione di decisioni che non dia luogo ad alienazione tra l’individuo e le decisioni prese. Per socialismo intendo la realizzazione degli ideali della Rivoluzione Francese: libertà, uguaglianza e fraternità.
Una famosa definizione di Pëtr Kropotkin, contenuta nell’articolo relativo all’anarchismo sulla Enciclopedia Britannica, è questa: "Anarchismo è il nome dato ad un principio o teoria di vita e condotta che comprende una società senza governo. In una simile società l’armonia viene raggiunta non mediante la sottomissione alla legge, o per obbedienza ad una qualche autorità, ma attraverso liberi accordi raggiunti tra i diversi gruppi, territoriali e professionali, costituiti per la produzione e il consumo, così come per soddisfare l'infinità varietà di bisogni e aspirazioni di una vita evoluta ... ". Altri due pensieri interessanti, secondo me, sono i seguenti: " Con questa parola (anarchia) ho voluto identificare il termine estremo del progresso politico. L’anarchia è, se così posso dire, una forma di governo, o di costituzione, in cui la coscienza pubblica e privata, educata mediante lo sviluppo della scienza e del diritto, è autosufficiente per mantenere l’ordine e garantire ogni libertà, dove in conseguenza il principio di autorità, le forze di polizia, le misure di prevenzione o di repressione, il funzionarismo, l’erario, ecc., vengono ridotti alle loro più semplici espressioni … ". [P.J. Proudhon, Correspondence, vol. XIV, Paris 1875, p. 32]. « … Il principio fondamentale dell’anarchia, la sicurezza del più libero sviluppo delle possibilità attraverso un’effettiva solidarietà e il rifiuto dell’oppressione e della schiavitù volontaria». [M. Nettlau, Anarchisten und Sozialrevolutionare Entwicklung des Anarchismus in den Jahren 1880-1886, Berlin 1931, p. 5]).

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