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giovedì 22 febbraio 2018

Il ’68… La Tesi della Sapienza (Capitolo VIII)

Riportiamo i primi due capitoletti A e B della TESI DELLA SAPIENZA
A. Le tesi
1. Queste tesi vengono proposte alle assemblee delle facoltà dai delegati riunitisi a Pisa su mandato della base allo scopo di precisare le direttive del movimento studentesco.
2. L’elaborazione è stata compiuta nella Sapienza di Pisa occupata e, successivamente all’intervento della polizia chiamata dal rettore contro i delegati, negli istituti delle facoltà occupate.
3. I lavori si sono svolti in una sede universitaria occupata perché è un diritto della base che la sua rappresentanza stia a lavorare nel luogo che più di ogni altro appartiene agli studenti. Il lavoro teorico, inoltre, non ha senso se non è verificato in pratica, e la pratica in questo caso è la lotta contro tutto ciò che costituisce l’attuale sistema universitario, e che si esprime principalmente nel piano Gui e nelle leggi di recente approvate.
4. L’elaborazione di queste tesi è stata compiuta mentre con l’occupazione della Sapienza si protestava contro la conferenza dei rettori, riunita a Pisa. 
5. L’aspetto principale dell’occupazione della Sapienza non è la protesta, e sarebbe errato considerare un punto d’arrivo il successo propagandistico ottenuto per l’intervento della polizia. L’aspetto principale sono le tesi, e la verifica della giustezza di ciò che si è fatto a Pisa può venire solo dalla discussione della base sulle tesi.
6. Le occupazioni di sedi universitarie vanno istituzionalizzate, e ciò potrà essere fatto in futuro anche prescindendo da motivi contingenti di protesta. Le ragioni di tale istituzionalizzazione sono le seguenti:
a. l’università appartiene alla base universitaria1, e questo possesso va affermato contro le strutture esistenti che lo negano;
b. la base e la sua rappresentanza devono studiare e discutere sempre la situazione e la linea di condotta, e la sede di questo lavoro è l’università;
c. entro l’università, occorre esperimentare quei tipi di insegnamento e di ricerca fondati sul lavoro di gruppo, che le strutture esistenti impediscono e che la base ritiene indispensabili.
7. È attività essenziale del movimento la demolizione sistematica delle tesi della controparte, e la dimostrazione pratica e teorica di una razionalità superiore. 
B. Stato attuale del movimento
8. Il movimento sono le assemblee e gli studenti che contribuiscono al dibattito e all’azione pratica promossa dalle assemblee.
9. Tutti quegli studenti che non si confrontano con la teoria e la pratica del movimento sono estranei ad esso. Il movimento, peraltro, tiene conto della lotta di classe contro il sistema capitalistico nella sua totalità, e ricerca l’unita con tutte le forze che lo contestano in pratica.
10. Il movimento è maturato positivamente negli ultimi due anni, che hanno visto una progressiva presa di coscienza delle assemblee, culminata per ora nel presente momento di lotte.
11. Il movimento tocca anche strati del mondo studentesco medio. Questo discorso vale per le significative lotte in cui gli studenti medi sono stati di recente impegnati, e per la prospettiva futura. Infatti lo sviluppo capitalistico assorbe sempre più forza lavoro qualificata non solo dall’università, ma anche dalla scuola media. Questa situazione rende vana una distinzione in prospettiva tra movimento studentesco universitario e medio, e propone nuove forme di unità.
12. La maturazione del movimento progredisce in stretta relazione alla crisi ed allo svuotamento delle istanze parlamentari tradizionali del movimento studentesco.
13. L’UNURI è in uno stato di crisi non sanabile, non tanto per quello che fa o non fa come organismo parlamentare, quanto per l’inesistenza di qualsiasi rapporto con la base.
14. La situazione dell’UNURI riflette quella di tutti gli OO.RR. e deriva da un vizio di origine: si tratta di un organismo di vertice e per questo manca qualsiasi tipo di analisi delle trasformazioni che avvengono nel mondo universitario, nonché dei vari nessi che collegano i diversi strati della base alle componenti del mondo della produzione.
15. Le diverse forze politiche del mondo universitario, e in particolare l’UGI, che ha sempre espresso le posizioni più avanzate in seno agli OO.RR. e all’UNURI, non sono da respingersi pregiudizialmente come strumenti, ma si condannano da sé all’inutilizzabilità non appena rinchiudono la propria azione nell’ambito dell’UNURI e dei rapporti di vertice con i partiti ed i sindacati.
16. Il movimento respinge la strumentalizzazione a fini di vertice da parte di qualsiasi partito. I tentativi di strumentalizzazione si riconoscono immediatamente, perché si traducono invariabilmente in pratica come azioni di freno alle lotte.
17. Il movimento è nato da un processo di maturazione politica piuttosto che da spontaneità sindacale. Le attuali lotte ricercano la propria verifica in una ulteriore maturazione ed ampliamento del consenso, per cui è necessario un dibattito molto aperto ed un lavoro molto assiduo da tutti gli studenti nelle assemblee.
18. La base non presenta tutta lo stesso livello di combattività e la maturazione di questo periodo è lontana dall’avere raggiunto tutte le assemblee delle facoltà. Questo fatto si spiega, perché gli studenti non sono una classe dotata di omogeneità, ma sono una categoria le cui componenti economico-sociali sono molto numerose. La scarsa
omogeneità economico-sociale degli studenti è da collegarsi con la struttura e i metodi di insegnamento delle diverse facoltà, e con il condizionamento imposto dalla scelta di determinate carriere.
19. È possibile rafforzare il movimento estendendolo a facoltà che ancora gli rimangono estranee. Dato che lo sviluppo capitalistico è un elemento oggettivamente unificante gli strumenti per ottenere questo rafforzamento sono l’analisi di tale sviluppo, la proposta e l’esempio pratico del lavoro di gruppo, e la radicalizzazione delle lotte.

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