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giovedì 1 marzo 2018

Passare da uno sviluppo quantitativo ad uno qualitativo

Oggi tutti sembrano d'accordo nel desiderare uno sviluppo diverso da quello previsto 20 anni fa e le numerose riflessioni e i molti studi condotti inizialmente da specialisti e intellettuali hanno finito con il penetrare negli ambienti politici. Maggioranza e opposizione si incontrano felicemente su questo terreno. L'idea secondo cui bisogna passare da uno sviluppo quantitativo ad uno qualitativo torna spesso un po' ovunque, e frequentemente nei discorsi del Presidente della Repubblica. Non metto in discussione che spiegare cosa sia  uno sviluppo qualitativo è difficile. faccio solo notare che ciò implica sempre che la legge del numero non sia più considerata sufficiente. Sempre più vetture, sempre più chilometri di strada, sempre più merci... non è più questo a cui si deve mirare. Sfortunatamente incappiamo qui in una specie di ostacolo amministrativo. Le amministrazioni hanno progressivamente creato  programmi di equipaggiamento, gestione, produzione e costruzione che erano espressione dell'idea di sviluppo quantitativo. Ci è voluto molto tempo per elaborarli e spesso con studi seri e approfonditi. E' stato necessario vincere l'inerzia sociale e gli oppositori, e solo dopo anni è stato possibile mettere in atto tali programmi. E' comprensibile che le amministrazioni non vogliano dare ascolto alle proposte di cambio e di orientamento: bisognerebbe ricominciare tutto da capo. Così sebbene sia stata espressa una critica indiscutibile nei confronti di questo tipo di gestione, urbanizzazione, trasporto, grandi opere, si va avanti: non è accettabile che progetti così belli vengano abbandonati, anche se i primi risultati sono disastrosi. E' necessario che le amministrazioni municipali non si lascino ingannare da calcoli economici incompleti, da piani grandiosi, dallo spettacolare; bisogna tornare alla saggezza di una crescita lenta e alla ricerca di una gestione unicamente  qualitativa che non abbia come obbiettivo l'arricchimento apparente, a scapito di quanto ciò, per altro, condanna.

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