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giovedì 20 settembre 2018

Il '68 ... Gli insegnamenti della rivolta in Francia (capitolo XXXVIII)

La rivolta che in questi giorni divampa in tutta la Francia ha un'importanza fondamentale per noi perché nasce da una situazione che è comune a tutti i paesi europei (cioè il crescente sfruttamento dei proletari e l'autoritarismo sempre più duro dei padroni), che, come oggi esplode in Francia, può esplodere domani in Italia, in Spagna, in Germania e in Inghilterra. Un regime che mantiene la forma della democrazia parlamentare, ma in cui le decisioni vengono prese esclusivamente dal grande padronato e dalla finanza, che hanno il loro massimo rappresentante in De Gaulle. Una politica dei redditi molto dura, con forte disoccupazione, taglio dei tempi, e la settimana lavorativa media più lunga dei paesi del MEC (45-46 ore). Una scuola di classe in cui si insegna a pensare come fa comodo ai padroni, e in cui solo i figli dei borghesi arrivano in fondo agli studi. Gli ultimi, mesi vedono una continua esplosione dì lotte operaie, specie tra i metalmeccanici e i tessili, lotte organizzate dal basso, da comitati di reparto e di officina sorti spontaneamente, lotte che i sindacati tengono separate e cercano di spegnere con compromessi e accordi rinunciatari, ma che spesso ricominciano subito dopo la firma dell'accordo, con fermate improvvise, cortei all'interno dei reparti, forme passive e a volte anche organizzate di sabotaggio della produzione. Spesso le lotte di categoria diventano massicce lotte di piazza, scontri durissimi con la polizia e attacchi alle prefetture: a Quimper sono i contadini, a Caen i giovani operai metalmeccanici. A Parigi infine sono gli studenti che, partiti dalle lotte per la riforma della scuola, sono arrivati rapidamente al discorso politico, rivoluzionario, alla lotta per il socialismo. 15mila dimostranti circondano di barricate il Quartiere Latino, disselciano le strade con martelli pneumatici e tengono testa a migliaia di poliziotti in assetto di guerra per tutta la notte. La ferocia dei CRS (la Celere francese) è incredibile: interi caseggiati rastrellati col metodo delle SS, posti di soccorso della Croce Rossa presi d'assalto bastonando medici e feriti, ragazze picchiate e denudate per scherno in mezzo alla strada. Poi una giornata di manifestazioni in tutte le città francesi insieme ai lavoratori (a Parigi i dimostranti sono 800mila), e il regime cede sulla questione della scuola: amnistia per gli studenti arrestati, libertà di occupare le università e le scuole, inizio della riforma subito. Ma a questo punto entrano in lotta tutte le categorie operaie, si occupano le fabbriche, si fermano i trasporti, al minimo la luce e il gas. E' la paralisi totale del paese. Si moltiplicano i comitati operai che sono i veri dirigenti della lotta, con i giovani alla testa. In molte fabbriche la direzione è stata fatta prigioniera, alla Sud Aviation le porte degli uffici sono state addirittura saldate, e la direzione viene rifornita di viveri dalle finestre. Il movimento cresce ancora, ritorna sulle piazze: mentre il generale De Gaulle tenta di riproporre la vecchia manovra del referendum, Parigi e altre città si riempiono di barricate, e sulle barricate operai e studenti si battono con violenza, sempre più esplosiva, che è destinata a crescere e che non sarà facile soffocare. Nelle campagne i contadini cominciano a muoversi, bloccano le strade con i trattori, abbattono i pali telegrafici, minacciano di
entrare nel vivo della lotta. Di fronte a tutto questo le organizzazioni ufficiali del movimento operaio, col PCF alla testa, continuano a parlare di riforme e di democrazia, sconfessano gli "estremisti" e gli "anarchici" che guidano la lotta studentesca; i burocrati sindacali bloccano gli studenti davanti alle officine Renault dicendo chiaro e tondo che di rivoluzione non vogliono sentirne parlare, che vogliono miglioramenti economici e normativi e basta; a Lione si rifiutano dì mandare i picchetti a rinforzare le barricate ma gli operai ci vanno lo stesso. Due dirigenti. nazionali della CGT (l'organizzazione sindacale della sinistra) si dimettono per protesta contro il tradimento della direzione della CGT che si arrocca su posizioni rivendicative minime mentre in tutto il paese divampa la rivolta.
NONOSTANTE CHE LE LOTTE OPERAIE SIANO DIRETTE DAL BASSO, DAI COMITATI OPERAI DI BASE, NONOSTANTE CHE SEMPRE PIU' NUMEROSI GLI OPERAI SCENDONO IN PIAZZA A BATTERSI CON GLI STUDENTI, MANCA L'ORGANIZZAZIONE RIVOLUZIONARIA CHE DIRIGA I PROLETARI VERSO LA DISTRUZIONE DELLO STATO BORGHESE, VERSO LA SOCIETA' SOCIALISTA.
Come andrà a finire? In questo momento mentre la lotta cresce e dilaga, è difficile fare previsioni. Probabilmente De Gaulle riuscirà a mantenersi al potere, concedendo qualche riforma e qualche miglioramento salariale, oppure scatenando la più violenta repressione. Ma anche se il regime gollista dovesse cadere, se le sinistre andassero al governo le cose non cambierebbero di molto. Avremmo molti discorsi sulla democrazia, sulla giustizia sociale, sui diritti dei lavoratori, ma resterebbero i padroni e con loro la miseria di sempre: lo sfruttamento, il carrierismo, l'ingiustizia della società capitalista
LA RIVOLTA CHE OGGI ESPLODE IN FRANCIA E' RICCA DI INSEGNAMENTI PER NOI.
SE VOGLIAMO CHE LE COSE CAMBINO, DOBBIAMO RADICALIZZARE LA NOSTRA LOTTA CONTRO I PADRONI, E INSIEME SOTTRARLA AL FRENO E ALL'INGABBIAMENTO DEI PARTITI RIFORMISTI: PER FARE QUESTO DOBBIAMO ORGANIZZARCI ALLA BASE, REPARTO PER REPARTO, FABBRICA PER FABBRICA, SCUOLA PER SCUOLA.
SE VOGLIAMO CHE LE COSE CAMBINO FINO IN FONDO, DOBBIAMO AVERE LA CHIAREZZA E IL CORAGGIO DI DIRE APERTAMENTE CHE IL NOSTRO OBIETTIVO E’ LA RIVOLUZIONE E LAVORARE IN QUESTA PROSPETTIVA.

 I COMPAGNI DEL POTERE OPERAIO

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